una rappresentazione della Roma barocca
Piazza Navona, una delle piazze più scenografiche di Roma barocca, è una splendida esemplificazione di come il volto più antico della città si possa spesso rintracciare nei luoghi più frequentati dalla sua vita contemporanea. La forma allungata della piazza ricalca infatti la struttura dello stadio di Domiziano, risalente al I sec.d. C. e destinato alle competizioni sportive ed i cui resti sono ancora visibili al di sotto dell’attuale piano stradale in Piazza di Tor Sanguigna. La piazza assunse la sua fisionomia attuale in epoca barocca con la Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone e Palazzo Pamphilj alle quali collaborò il suo “rivale” Borromini”. I giganti della Fontana al centro della piazza, inaugurata nel 1651, rappresentano i quattro fiumi maggiori dei continenti conosciuti all’epoca: il Rio de la Plata, il Danubio, il Gange ed il Nilo, famoso per il volto coperto che indicava il mistero sulle sue origini (poiché la sua fonte non era ancora stata scoperta). La raffigurazione di piante ed animali, insieme al movimento e allo scroscio dell’acqua, sembrano infondere vita al travertino della fontana, sormontata da uno dei tredici obelischi egizi presenti a Roma, e decorata con lo stemma del papa Pamphilj. La cavità al centro della struttura è una trovata geniale che permette allo spettatore di attraversare la fontana con lo sguardo e percepire l’intera estensione della piazza. In passato Piazza Navona era un luogo di mercato e di feste durante le quali veniva parzialmente allagata per le sfilate dei carri delle famiglie aristocratiche ed è ancora oggi animata dal mercatino natalizio, da artisti di strada e dai caffè sempre pieni che la circondano. Seduti sul bordo di una fontana si comprende come uno dei motivi per cui Roma ci conquista è la continuità e l’identità tra lo spazio dell’arte e della storia ed il nostro spazio individuale. Non occorre ammirare da lontano; al contrario, sembra che la città ci inviti a conoscerla da vicino, a sentirla davvero nostra.
|