Bernini e Borromini gli artisti più grandi
Se c'è nell'arte un periodo che si può dire abbia lasciato indelebilmente impresso il proprio carattere alla città di Roma, questo è il Barocco. Espressione concreta della Chiesa trionfante che è riuscita a superare la crisi provocata dalla riforma protestante, il barocco è per eccellenza lo stile della teatralità, della meraviglia e dello stupore che coinvolge emotivamente lo spettatore. Nel corso del XVII secolo sono stati realizzati palazzi, fontane, piazze e chiese che hanno capillarmente invaso la città dandole un volto nuovo che, ancora oggi, la contraddistingue nel mondo.
Seguendo l'itinerario, si ripetono in modo alterno i nomi dei due grandi e indiscussi protagonisti di questa stagione, Bernini e Borromini che, forse a causa della rivalità che ha caratterizzato i loro rapporti, si rivelarono entrambi due autentici geni.
L'itinerario inizia dalla chiesa di Santa Maria della Vittoria dove e' possibile ammirare un vero e proprio capolavoro, la stupefacente Estasi di Santa Teresa scolpita da Gian Lorenzo Bernini.
Collocata nella cappella Cornaro, a sinistra del transetto, l'opera e' concepita in maniera teatrale, rispettando le parole di Santa Teresa d'Avila che, per descrivere il momento in cui un angelo le trafisse il cuore, scrisse di essersi sentita "incendiata dell'Amore di Dio". La "messa in scena dell'opera" è accentuata dalla presenza, nei palchetti laterali, di alcuni membri della famiglia Cornaro che sono gli spettatori privilegiati di un'esperienza alla quale tutti i fedeli sono invitati a partecipare.
La scultura, nel Settecento, fu particolarmente criticata per essere eccessivamente sensuale, tanto che il marchese de Sade stentava a credere che Teresa fosse santa e il de Brosses, letterato francese, si permise di affermare: "se questo è amore divino, lo conosco bene".
Di Francesco Borromini é invece il progetto della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, in Via del Quirinale. Le forme bizzarre ed estrose degli elementi architettonici nonché il continuo alternarsi di linee concave e convesse negli elementi decorativi, sono stati realizzati grazie all'uso esclusivo dello stucco, materiale particolarmente duttile che ben si adattava - più del marmo - ai fantasiosi progetti dell'architetto. Borromini riuscì a creare un capolavoro assoluto, malgrado le dimensioni estremamente ridotte della chiesa. Si narra che l'intera superficie della chiesa sia ampia quanto quella di un solo pilone di sostegno della cupola di San Pietro!
Proseguendo per la via, sullo stesso lato di San Carlino, si erge la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, capolavoro di Bernini. Definita la "perla" del Barocco per i preziosi materiali impiegati nella costruzione, la chiesa fu l'edificio al quale Bernini si sentì più legato. Durante gli ultimi anni della sua vita, nel tardo pomeriggio, si faceva condurre in chiesa per ammirare la luce che, filtrata dalle finestre, si rifletteva sulle pareti di marmo e sulle decorazioni in oro e stucco.
Gian Lorenzo Bernini fu anche artefice di due lavori in Palazzo del Quirinale: la loggia delle benedizioni e il torrione circolare, aggiunto come baluardo difensivo all'epoca di papa Urbano VIII. Sorto come residenza suburbana nel XVI secolo, il palazzo del Quirinale fu in seguito scelto come residenza pontificia estiva grazie alla salubrità dell'aria e alla vicinanza con il centro della città. Divenuta nel 1870 sfarzosa reggia dei Savoia è oggi sede della Presidenza della Repubblica. Il palazzo è visitabile ogni domenica mattina, dalle 8.30 alle 12.30 mentre ogni domenica pomeriggio alle 16.00, nella piazza antistante, si svolge il solenne Cambio della guardia, accompagnato da un concerto bandistico.
Di fronte si trovano le Scuderie papali, recentemente ristrutturate dall'architetto Gae Aulenti per ospitare importanti esposizioni d'arte. Dalla caffetteria, allestita all'interno dello spazio espositivo, si gode uno dei più spettacolari panorami sulla città. Scendendo dal colle del Quirinale per Via della Dataria e oltrepassata Via del Corso, si vale la pena entrare nella chiesa di Sant'Ignazio, anche se non vi sono opere né di Bernini né di Borromini. L'immenso soffitto, affrescato da padre Andrea Pozzo che realizzò una architettura che si apre nel cielo dove sant'Ignazio viene accolto e glorificato, è infatti una delle ultime e stupefacenti espressioni della pittura barocca. E' incredibile l'illusione provocata dalle finte architetture che danno l'idea di uno spazio che si estende all'infinito. Ma ancora più grande é lo stupore dinanzi alla finta cupola. E' un trompe-l'œil realizzato in prospettiva per essere visto dai fedeli disposti lungo la navata. Per ammirare la cupola, realizzata su tela, ci si può fermare sul disco in porfido al centro della navata.
Per cogliere l'inganno visivo ci si deve invece spostare verso il transetto! L'autore di questo capolavoro é Andrea Pozzo, sacerdote gesuita, pittore, architetto e matematico che svolse anche, all'interno dell'ordine religioso, la mansione di cuoco.
Prima di proseguire la visita si consiglia di fermarsi ad ammirare la piccola ma deliziosa piazzetta antistante la chiesa. Quando, nel 1727, l'architetto Filippo Raguzzini progettò i movimentati edifici, fu criticato per aver realizzato una piazza a forma di "canterano", mobile di moda all'epoca. In realtà lo spazio appare oggi come una delle più riuscite creazioni rococò. La Via dei Burrò, che si insinua alle spalle di uno dei palazzetti, prende il nome dai bureaux, cioè uffici francesi che avevano sede in questi stabili.
In Via dei Bergamaschi 59 si trova il negozio Tulipani bianchi, dove due simpatici ragazzi svizzeri, Monika e Franz, realizzano originalissimi bouquet ed eleganti composizioni floreali.
Nella vicina Piazza di Pietra 45, si può mangiare all'Osteria dell'ingegno (06-6780662). Molto frequentati sono anche il pub americano Miscellanea, che offre a pranzo gustose insalate, Via delle Paste, e il Pub incontro, in Via del Collegio Romano 6.
Percorrendo Via del Seminario, oltrepassato il Pantheon (vedi itinerario n. 8) si gira a sinistra fino a giungere in Piazza Sant'Eustachio, dove si ammira la cupola della chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, capolavoro di Francesco Borromini. La chiesa fu concepita per essere la cappella dell'Università di Roma, istituita nel 1303 da Bonifacio VIII. La sede originaria si trovava a Trastevere e, solo nella metà del Quattrocento, l'università fu trasferita nell'area di Sant'Ivo dove ancora oggi sorge il palazzo. L'edificio fu la sede dell'Università "La Sapienza" di Roma fino al 1935, quando poi fu trasferita nella Città Universitaria.
L'incarico per la costruzione della cappella di Sant'Ivo fu originariamente assegnato a Gian Lorenzo Bernini che ritenendo il lavoro scomodo e difficile, pensò di affidarlo al Borromini che creò invece una straordinaria quanto complessa struttura. L'originalissima pianta esagonale riprende, schematizzata, l'ape simbolo della famiglia dei Barberini che commissionò l'opera. Straordinaria è anche la cupola, dall'inconsueta forma a spirale culminante con una corona di fiamme. Essa è simbolo di carità, la virtù principale di Sant'Ivo, protettore degli avvocati, che si pose gratuitamente al servizio dei poveri e degli indifesi divenendo così l'"avvocato dei poveri".
La lanterna della cupola ricorda la valva di un mollusco che Borromini conservava nella sua collezione di conchiglie. E' quindi probabile quindi che l'artista si sia ispirato, nel realizzare il disegno per la corona ingemmata a coronamento dell'edificio, proprio alla forma allungatissima del mollusco!
Se si desidera un buon caffè, ci si deve recare al Caffè Sant'Eustachio, Piazza Sant'Eustachio 82 mentre al n. 54 si trova Camilloni, celebre per la pasticceria e il gelato artigianale.
Dopo una sosta a Piazza Navona (vedi itinerario n. 7), da sempre scenografico scenario per feste, spettacoli e processioni, l'itinerario sul Barocco non può che concludersi in Vaticano, dove Bernini ha lasciato innumerevoli testimonianze del suo talento, a partire dallo spettacolare Colonnato di Piazza San Pietro. La forma ellittica, che vuole simboleggiare l'abbraccio della chiesa all'intera umanità, è definita da una serie di 284 colonne disposte su quattro file. Se però ci si posiziona su uno dei due fuochi dell'ellisse, segnalati da un disco di granito, sembra che il colonnato sia composto da una sola fila di colonne! Al termine del braccio destro del colonnato, due guardie svizzere fanno la guardia alla Scala Regia. Sfruttando abilmente il poco spazio a disposizione, l'artista è riuscito a dare l'illusione di una scala assai più grande mediante l'utilizzo di accorgimenti ottici. Anche all'interno della basilica, le geniali invenzioni del Bernini non cessano di stupire. L'immenso spazio sottostante la cupola è stato occupato dal gigantesco baldacchino, alto ben 29 metri (come Palazzo Farnese e il Louvre), le cui colonne tortili furono realizzate fondendo il bronzo delle tegole del Pantheon, cosa che fu immediatamente oggetto della celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini (Quello che non hanno fatto i barbari, hanno fatto i Barberini). Il baldacchino fu eretto sopra l'altare, a sua volta collocato esattamente sul luogo dove, secondo la tradizione, sarebbe sepolto San Pietro.
Sulle basi delle colonne in bronzo che sorreggono il baldacchino, si possono vedere gli scudi con le api dei Barberini. Ad un esame più attento però ci si rende conto che esse mostrano in realtà il susseguirsi di espressioni di dolore sul volto di una donna durante il parto. Girando intorno al monumento, in senso orario, si vedono sette momenti diversi della gravidanza, fino al volto sorridente di un bambino. Bernini volle, evidentemente attraverso la figura di papa Urbano VIII Barberini, celebrare l'umanità che soffre nell'attesa della salvezza.
Sul fondo dell'abside si staglia la Cattedra, la grande sedia in bronzo, sorretta da quattro gigantesche statue raffiguranti i Dottori della Chiesa, che fu realizzata per custodire la sedia episcopale dove Pietro sedeva.
In realtà la cattedra, custodita all'interno del monumento barocco, risale al IX secolo ed è un dono fatto da re Carlo in Calvo a papa Giovanni VII.
Per avere un'idea delle dimensioni della cattedra, si ricorda che furono impiegate più di 121 tonnellate di bronzo e che la lunghezza dell'apertura d'ali della colomba dello spirito santo sulla vetrata é 1.75 metri. Anche le tiare dei dottori della chiesa, collocati in basso, sono alte circa due metri.
Bernini realizzò anche i monumenti funebri dei papi Urbano VIII Barberini e Alessandro VII Chigi.
Quest'ultimo, collocato nel transetto sinistro, aveva originariamente la statua della Verità scolpita nuda; ma il papa, giudicando la figura femminile scandalosa, la fece riscoprire con una veste in bronzo. L'oramai anziano Bernini, nonostante le opposizioni, dovette arrendersi di fronte alle richiesta del pontefice e vedere modificata la sua opera. La porta sottostante il monumento è la Porta della Morte, caratterizzata dal macabro scheletro con la clessidra in mano, attraverso la quale tutti gli essere mortali prima o poi passeranno.
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