sono numerosi questi monumenti nella città capitolina
Roma è stata soprannominata città degli obelischi essendo la città che in assoluto ne esibisce il maggior numero. Attualmente ve ne sono tredici, anche se si favoleggia di un quattordicesimo obelisco sepolto nei pressi della chiesa di San Luigi dei Francesi. Cominciò ad innalzarli l'imperatore Augusto trasportandone due dall'Egitto: seguì il suo esempio Caligola elevandone uno nel Circo Vaticano e costruendo in Campo Marzio il grande tempio dedicato a Iside e Serapide, nella cui area furono poi trovati 5 obelischi; sino alla fine del IV secolo continuarono ad erigere obelischi molti imperatori romani tra i quali Costanzo che nel 357 inaugurò al Circo Massimo l'obelisco che ora si trova al Laterano, il più alto e il più antico del mondo: misura infatti 32,18 metri e risale al XV secolo a.C.
Per gli antichi Egizi gli obelischi rappresentavano i simulacri del dio solare Atum-Ra. Il vertice raffigurava il punto di partenza del raggio, il centro cioè del potere solare, mentre la base rappresentava la materia informe che la luce divina del sole trasforma in cosmo. I primi erano stati elevati ad Heliopolis, città consacrata al sole, e venivano eretti in genere al centro dei santuari e accanto ai templi. Sono i relitti di un'età lontanissima, in cui anche le pietre erano oggetto di culto! A Roma essi persero completamente il loro significato originario per assumerne un altro: quello di testimonianza della grandezza dell'impero romano prima, e del papato poi. Il termine che noi oggi usiamo per designare gli obelischi, diverso da quello che usavano gli antichi egizi, è di origine greca: deriva da obelìskos, che significa, forse con una punta di ironia non involontaria, "spiedino".
Per estrarre dalle cave gli immensi monoliti, gli egiziani avrebbero usato uno strumento simile al nostro trapano, munito di una specie di fresa di pietra o di bronzo, la cui azione abrasiva era molto aumentata dall'uso della sabbia. Una volta staccato dalla roccia, l'obelisco veniva fatto scivolare verso il fiume ed issato su una grande chiatta per essere portato a destinazione. L'erezione avveniva quindi per mezzo di un terrapieno: la progressiva eliminazione della sabbia sulla quale era adagiato consentiva di far scendere il monolito sulla sua base. Molto spesso capitava che l'obelisco si spezzasse nel corso di queste lunghe e delicate operazioni, come dimostrano i frammenti ritrovati nelle cave o nei fondali dei fiumi.
Il nostro itinerario alla ricerca degli antichi obelischi, spesso sistemati dai pontefici al centro di piazze e nodi viari come punti di riferimento visivo, prende inizio da piazza Navona. Qui, al centro dell'area che ricorda con il suo perimetro l'originaria destinazione per giochi atletici (vedi itinerario n.8), sorge la celebre Fontana dei Fiumi, progettata da Gian Lorenzo Bernini come sostegno di un grandioso obelisco. Il monolito di granito rosso, realizzato nel I secolo d.C. ad imitazione di quelli egiziani per celebrare l'imperatore Domiziano, era forse destinato al tempio di Iside in campo Marzio. Nel 309 l'imperatore Massenzio decise di reimpiegarlo nel circo da lui fatto costruire lungo la via Appia Antica. Rimasto a lungo rotto in cinque pezzi all'interno del circo, venne ritrovato nel 1649 e fatto sistemare da papa Innocenzo X Pamphili nella posizione attuale, al centro della fontana. Subito dopo venne collocata la punta di bronzo, ornata sulla cima dalla colomba con il ramoscello di ulivo nel becco appartenente allo stemma di casa Pamphili. In questo modo veniva dato un forte connotato simbolico al complesso perché la colomba papale domina e trasmette la verità del Vangelo nei quattro continenti, raffigurati allegoricamente dai quattro fiumi posti alla base. Il Danubio, il Gange, il Rio della Plata e il Nilo sono rappresentati come divinità fluviali, facilmente riconoscibili dai singoli attributi. Il Nilo, in particolare, ha il volto coperto da un velo: non perché, come affermano i maligni, non voglia vedere la facciata della chiesa di Sant'Agnese, compiuta dal Borromini, ma per dimostrare il mistero che ancora avvolgeva le origini delle sorgenti del fiume.
Da piazza Navona ci si può dirigere verso la piazza della Rotonda, che prende il nome dalla mole cilindrica del Pantheon (vedi itinerario n.8). Al centro della piazza, che nella sua forma ricorda lo spazio porticato che già in epoca romana doveva circondare il tempio, sorge una fontana a pianta mistilinea progettata da Giacomo della Porta nel 1575. Al centro della vasca papa Clemente XI Albani fece collocare nel 1711 l'obelisco che tuttora si può ammirare. Il monolite di granito rosso, alto 6,43 metri, proviene dall'Egitto, dove era stato fatto erigere da Ramses II nel XIII secolo a.C. nella città di Heliopolis. Portato a Roma in epoca imprecisata venne riutilizzato nel tempio dedicato ad Iside e Serapide in Campo Marzio.
Per mangiare ci si può recare in Via dei Pastini dove si trova un ottimo forno e una buona pizzeria al taglio. Sempre lungo la via, al civico 122-123, è il ristorante Er faciolaro (06 6796280), specializzato in cucina romana.
Costeggiando il Pantheon lungo il fianco sinistro si giunge nella Piazza della Minerva decorata mirabilmente da un altro monumento berniniano. Il piccolo obelisco di granito rosso, alto 5,47 metri, fu costruito nel VI secolo a.C .dal faraone Apries e venne ritrovato nel 1655 nel convento dei domenicani di Santa Maria sopra Minerva. Subito dopo il rinvenimento papa Alessandro VII Chigi decise di erigerlo nella piazza davanti alla chiesa e affidò il progetto del monumento al Bernini che ideò come basamento l'elefantino. Per la realizzazione del monumento Bernini si sarebbe ispirato ad un romanzo pubblicato alla fine del Quattrocento da Francesco Colonna, attento al simbolismo dei geroglifici egizi. La stele infatti rappresenterebbe la sapienza divina che discende nella mente robusta raffigurata dall'elefante, come recita anche l'iscrizione sul basamento con l'ammonimento di Alessandro VII "è necessaria una robusta mente per sostenere la solida sapienza". Il monumento è noto oggi come il "Pulcino della Minerva" che deriva dalla settecentesca denominazione di Porcin della Minerva che sottolineava la somiglianza dell'elefante a un maialino.
Dalla Piazza della Minerva ci si può dirigere verso Piazza Montecitorio dove, davanti al palazzo sede del Parlamento, svetta l'obelisco di granito rosso eretto nel VI secolo a.C. ad Heliopolis dal faraone Psammetico II e trasportato a Roma da Augusto nel 10 a.C. Augusto utilizzò tale obelisco come gnomone, cioè l'asta, di un gigantesco orologio solare costruito in Campo Marzio. Doveva proiettare la sua ombra su una piazza lastricata in marmo indicando le ore, le stagioni, i segni dello zodiaco e gli anni, che vi erano segnati in bronzo. Tale orologio non era solo un prodigio tecnologico: era stato costruito in relazione all'Ara Pacis, che originariamente sorgeva nei pressi della chiesa di san Lorenzo in Lucina, ed era regolato in modo da dirigere la sua ombra verso l'altare nel giorno di nascita dell'Imperatore.
L'obelisco venne eretto nel luogo in cui attualmente si trova nel 1794 per volontà di papa PioVI che lo fece restaurare integrando le parti mancanti con il granito della Colonna di Antonino Pio che andò così distrutta.
Sulla piazza si trova il caratteristico Caffè di Montecitorio, frequentato dai deputati della Repubblica. Nella vicina Piazza di Pietra è invece la celebre Caffettiera, rinomato caffè napoletano.
Si consiglia ora di prendere via del Corso e di portare a termine questo itinerario raggiungendo Piazza del Popolo.Nello splendido scenario della piazza svetta l'obelisco alto 23,9 metri e datato al XIV secolo a.C. Fu il primo obelisco ad essere trasferito a Roma al tempo di Augusto, per celebrare la vittoria sull'Egitto, e fu originariamente sistemato nel circo Massimo. La collocazione attuale, alla convergenza delle tre strade che costituiscono il cosiddetto tridente (via del Corso, via di Ripetta e via del Babuino), risale al 1589 ed è dovuta all'instancabile opera del papa urbanista Sisto V e del suo architetto Domenico Fontana. L'architetto e il papa spostarono altri tre obelischi nei pressi di altrettante basiliche di Roma: San Pietro, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano. L'obelisco di Piazza del Popolo servì in passato a far divertire i romani che, dopo aver bendato un compagno di giochi, lo costringevano a camminare dall'obelisco sino Via del Corso.Difficilmente lo sventurato riusciva nell'impresa perché veniva bloccato dagli ostacoli che incontrava lungo il percorso.
Per mangiare recatevi in Via di Ripetta dove sono il ristorante la Buca di Ripetta (06 3219391) e la pizzeria Pizza Re (06 3211468), specializzata nella pizza napoletana. Per uno spuntino fugace c'è invece Pane e Formaggio.
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