ricca di acque e fontane
Indubbiamente non esiste al mondo città più ricca di acque e fontane di Roma. E’ così fin dall’antichità, quando ben 11 acquedotti assicuravano alla città migliaia e migliaia di litri d’acqua al giorno, che andavano ad alimentare le innumerevoli fontane e le grandiose terme. Il saccheggio dei Goti, con il conseguente taglio degli acquedotti, pose termine a questa ricchezza e solo a partire dalla fine del XVI secolo i pontefici affrontarono adeguatamente il problema dell’approvvigionamento idrico. Da allora Roma è stata abbellita con decine di fontane monumentali atte a celebrare la munificenza pontificia, spesso affiancate da abbeveratoi e vasche pubbliche concepite con finalità utilitaria. E ancora oggi, mentre si ammirano tali capolavori, ci si rinfresca bevendo l’ottima acqua che scorre dalle tipiche fontanelle chiamate simpaticamente «nasoni» per Via della curiosa forma del rubinetto ricurvo.
La scenografica Fontana delle Naiadi, una delle più belle fontane di Roma moderna, è opera dello scultore Mario Rutelli che la realizzò nel 1901 per abbellire Piazza della Repubblica, originariamente chiamata Piazza Esedra. L’antico nome deriva dal fatto che la piazza fu realizzata, alla fine dell’Ottocento, seguendo la linea curva dell’ampia esedra delle maestose Terme di Diocleziano, recentemente ristrutturate e riaperte al pubblico. Fra i due palazzi porticati a forma semicircolare si apre Via Nazionale, importante arteria stradale e vivace polo commerciale. Al n.194 si trova il Palazzo delle Esposizioni, sede di interessanti mostre.
Il roof garden è uno dei luoghi più frequentati a Roma per brevi spuntini, pranzi o eventi mondani e culturali. Le quattro ninfe in bronzo collocate intorno alla vasca della Fontana delle Naiadi, furono oggetto di feroci polemiche che portarono addirittura all'innalzamento di una palizzata per impedire la vista delle figure femminili, considerate troppo sensuali per il modo in cui abbracciavano i mostri marini. La transenna fu tolta a furor di popolo ma le critiche non si arrestarono allorché l'autore realizzò il gruppo centrale che, raffigurando tre tritoni, un delfino e un polpo, fu prontamente ribattezzato "fritto misto". Il gruppo fu trasferito a Piazza Vittorio e sostituito con la figura di Glauco in lotta con un tritone.
Per i più golosi è d’obbligo una sosta al bar pasticceria Dagnino, Via V. Emanuele Orlando 75, dove si possono gustare le migliori specialità siciliane, dai cannoli alla frutta di marzapane. Chi invece volesse acquistare guide o libri di qualsiasi genere può andare da Feltrinelli International, Via V. Emanuele Orlando 84, o Mel Book Strore, Via Nazionale 255.
Spesso la realizzazione di acquedotti e fontane era dettata, più che dalla volontà di venire incontro ai bisogni della popolazione, dal desiderio di soddisfare interessi privati dei pontefici. E' il caso della Fontana del Mosè in Piazza San Bernardo, che costituisce la "mostra", ossia la parte terminale, dell'acquedotto Felice, così chiamato dal nome del papa Sisto V, Felice Peretti, che ripristinò l'antico acquedotto Alessandrino.
Ciò venne fatto principalmente per servire l'immensa villa, non più esistente, che il papa si era fatto costruire a partire dal 1585 e che occupava tutta l'area della stazione Termini fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. La figura del Mosè nell'atto di far scaturire l'acqua dalla roccia, ovvio riferimento al pontefice che restaurò l'acquedotto, fu talmente criticata per la mancanza di grazia e proporzioni che fu oggetto di una brillante pasquinata:
Guarda con l'occhio torvo l'acqua che sgorga ai piè, pensando inorridito al danno che a lui fè uno scultor stordito.
Scendendo per Via Barberini si giunge nella piazza omonima, caratterizzata dalla bella Fontana del Tritone, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini che la realizzò intorno al 1642. L’estrosa composizione, che ornava la Piazza antistante il palazzo della nobile famiglia Barberini (vedi itinerario n. 11), raffigura un tritone sorretto da quattro delfini mentre soffia in una conchiglia, proclamando al mondo la gloria della famiglia. Fino al XVIII secolo davanti alla fontana si svolgeva un macabro rituale: venivano esposti i cadaveri degli sconosciuti mentre un banditore invitava a riconoscere le salme.
Al n.120 di Via del Tritone si trova Planet Hollywood che fa parte della catena di locali aperti in tutto il mondo da una società composta da celebri attori americani come Silvester Stallone e Arnold Swarznegger.
Le api, simbolo araldico dei Barberini, oltre a ornare la base della Fontana del Tritone, sono le protagoniste di una piccola ma deliziosa composizione collocata all'angolo fra Piazza Barberini e Via Veneto, la Fontana delle Api. I tre insetti, collocati sulla cerniera di una conchiglia a doppia valva aperta, furono scolpiti dal Bernini nel 1644, per celebrare il ventiduesimo anniversario del pontificato di papa Urbano VIII. Il fatto di averla realizzata prima del compimento dell'anniversario sembra che sia stato di cattivo auspicio per il pontefice che purtroppo morì otto giorni prima.
Da qui inizia Via Veneto, gemellata con la Fifth Avenue di New York, simbolo della Dolce Vita degli anni ’50 e ‘60. L’elegante strada, celebrata da Federico Fellini, é frequentata da politici, intellettuali, gente di spettacolo e giornalisti, spesso immortalati dagli immancabili «paparazzi». Rinomati in tutto il mondo sono i lussuosi alberghi, quali l’Excelsior, il Majestic, l’Ambasciatori e il Regina Palace, e i celebri caffè, come il Cafè de Paris, Doney e l’Harry’s Bar. Di recente, di fronte l’Ambasciata Americana é stato aperto l’Hard Rock Cafè. Tutto il quartiere venne realizzato fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, quando i principi Boncompagni Ludovisi decisero, con una spregiudicata azione di speculazione immobiliare, di lottizzare il terreno pertinente alla loro splendida villa realizzata nel XVII secolo. Della villa rimane solo il Casino dell’Aurora (in Via Boncompagni), decorato dal Guercino e Caravaggio, purtoppo difficilmente accessibile.
Da Via del Tritone si imbocca Via della Stamperia, che conduce alla Fontana di Trevi, sicuramente la più famosa e spettacolare di Roma, resa ancora più celebre dal bagno notturno di Anita Ekberg nel film di Federico Fellini La dolce Vita.
La fontana è la parte terminale dell'acquedotto Vergine, fatto costruire da Agrippa, generale di Augusto, nel 19 a.C. per portare a Roma l'acqua proveniente dalle sorgenti di Salone, a 19 Km da Roma.
Narra la leggenda, illustrata nei pannelli superiori della fontana, che fu una fanciulla ad indicare ai soldati assetati di Agrippa il luogo in cui sgorgava una copiosa sorgente. Da qui deriverebbe il nome dell'acquedotto che, correndo per un lungo tratto sotterraneo, è l'unico fra quelli di Roma rimasto in uso quasi ininterrottamente dall'epoca della sua costruzione ad oggi. E' proprio questo che rifornisce d'acqua le fontane monumentali del centro storico, da Piazza Navona a Piazza di Spagna. Il nome Trevi deriverebbe invece dalla parola Trivium, un incontro di tre vie che formano questo piccolo slargo.
Stupisce veramente vedere una fontana così grande in una piazzetta tanto piccola, ma l'autore Nicola Salvi, che la realizzò fra il 1732 e il 1762, studiò accuratamente il modo per accrescere la sensazione di meraviglia. Infatti la addossò completamente al prospetto di Palazzo Poli, facendola precedere da una piccola scena a balconate, quasi come se fosse un teatro! L'artista era però disturbato, durante i lavori, dalle continue critiche mosse da un barbiere che aveva la bottega sulla piazza. Per farlo tacere, in una notte Salvi realizzò il grosso vaso, simpaticamente chiamato l'"asso di coppe", posto sulla balaustra di destra, che precludeva completamente la vista della fontana dalla bottega. Tutti sanno che, se si vuole tornare a Roma, bisogna gettare una monetina nella vasca ma, attenzione, affinché il desiderio si avveri bisogna lanciarla di spalle!
Di fronte alla fontana si può ammirare la movimentata facciata della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio. L'edificio, che fu per secoli Parrocchia Pontificia, conserva all'interno i precordi di 22 papi morti nel Palazzo del Quirinale situato nelle adiacenze (vedi itinerario n. 9): da Sisto V, morto nel 1590, a Leone XIII deceduto nel 1903. Il papa Pio X abolì questa usanza per la quale il Belli, celebre poeta dialettale romano, chiamò la chiesa "museo de' corate e de' ciorcelli" dal termine popolare dato alle viscere degli animali da macello.
Riprendendo Via della Stamperia e proseguendo per Via del Nazareno, presto si giunge in Piazza di Spagna (vedi itinerari n. 8 e n. 14) dove, ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, è adagiata la Fontana della Barcaccia.
E' opera di Pietro Bernini, che la realizzò intorno al 1629 probabilmente con l'aiuto del celebre figlio Gian Lorenzo. Secondo la tradizione, l'insolita fontana a forma di barca semisommersa fu voluta da papa Urbano VIII Barberini a ricordo di un barcone rimasto arenato nella piazza durante la grande alluvione del 1598. In realtà, l'idea di rappresentare la barca mentre affonda fu dettata dalla genialità del Bernini che doveva risolvere un problema tecnico: qui infatti la pressione dell'acquedotto Vergine era piuttosto scarsa e si doveva creare una fontana sotto il livello del suolo.
Da Piazza di Spagna inizia Via del Babuino, celebre per i negozi di antiquariato, che deve il nome ad una piccola fontana addossata alla chiesa di Sant'Atanasio dei Greci.
L'antica statua che sovrasta la vasca di granito raffigura un sileno sdraiato che sogghigna ma i romani, a causa della sua bruttezza, l'hanno paragonato ad uno scimmiotto o, appunto, a un babuino. Si dice che un cardinale, un po' avanti con gli anni, ogni volta che passava di qua si inginocchiava con rispetto ritenendola l'effigie di San Girolamo. Il Babuino è una delle "statue parlanti" di Roma, dove venivano affisse satire e invettive, rigorosamente anonime, a carattere politico (vedi itinerario n. 10).
Parallela a Via del Babuino corre Via Margutta che, fin dal '600, artisti italiani e stranieri hanno scelto come pittoresca sede per i loro atelier. Sebbene adesso non sia più come una volta, la strada ha mantenuto un notevole fascino, grazie anche alla presenza di botteghe come quella del "Marmoraro", al n.53, dove si lavora ancora il marmo con tecniche artigianali e antichi attrezzi. La graziosa Fontanella degli artisti, all'altezza del civico 54, venne realizzata nel 1927 da Pietro Lombardi proprio per rievocare questa peculiarità, poiché raffigura cavalletti, trespoli, pennelli e tavolozze.
Questa originale composizione fa parte della serie delle Fontanelle Rionali, realizzata a partire dal 1927 dall'architetto Pietro Lombardi. Ogni rione di Roma è rappresentato da uno o più oggetti simbolo della zona - la pigna per il rione Pigna (Piazza San Marco), il Triregno per il Vaticano (largo del Colonnato), le anfore per Testaccio (Piazza Testaccio), il timone per il rione Ripa (Lungotevere Ripa) e così via - tutte armonicamente inserite nel contesto che le circonda. Per i vegetariani, amanti anche dell'arte contemporanea, c'è Margutta Vegetariano RistorArte dove, oltre al menù tradizionale, tutti i giorni si può gustare un "Green brunch" ammirando esposizioni di giovani artisti, Via Margutta 119, lato Piazza del Popolo (06 32650557).
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