Castelli in Val Tidone

Castelli in Val Tidone

da Borgonovo a Mottaziana, da Pianello con la Rocca D’Olgisio, da Sarmato a Ziano

La Val Tidone si apre ad occidente di Piacenza al confine con la provincia di Parma. Il territorio, solcato dal Torrente Tidone e dai suoi affluenti, comprende importanti centri come Castelsangiovanni, Borgonovo, Pianello, Ziano, Nibbiano e Pecorara.
Le prime notizie riguardanti l’esistenza di un fortilizio in Castelsangiovanni si trovano in un documento del 954 in cui si parla di un Castellus Milonus situato nei pressi della strada Romea. Subì molteplici distruzioni e fu ricostruito varie volte. Nel 1290 venne iniziata la costruzione di un nuovo fortilizio chiamato Castellosangiovanni sito in località Olugra con compiti militari e difensivi del confine piacentino. Successivamente il paese venne cinto di mura e la sua inespugnabilità era garantita anche dall’ampio fossato. Nelle mura si aprivano due sole porte: la Pavese, verso ponente, sormontata da una torre alta una ventina di metri, e la Piacentina all’estremità opposta della via maestra. Il castello, quadrato con torri angolari, sorgeva nell’angolo nord-ovest della cinta; le antiche planimetrie lo mostravano circondato da un fossato, con due ponti levatoi, uno verso la campagna e l’altro volto a mettere in comunicazione con l’interno del recinto murato. Appartenne a numerose famiglie nobili ma già nel 1731 risultava in rovina. Nel 1784, su ordine di Ferdinando di Borbone, venne iniziata una sistematica demolizione del castello ormai fatiscente; in seguito vennero abbattute anche le mura e nel 1825, per volere del comune, venne interamente livellata la periferia del borgo.
Ancora ben conservato è invece il Castello di Borgonovo voluto nel 1196 a difesa del territorio piacentino. Più volte danneggiato e ricostruito, seguì le sorti dei vari contadi della vallata passando dalle mani degli Arcelli, dei Piccinino, dei Dal Verme, degli Sforza e dei Marchesi Zandemaria dai cui discendenti venne ceduto nel 1875 al Comune. Attualmente l’edificio ospita gli Uffici Comunali e la Pretura. Realizzato interamente in laterizio presenta una pianta rettangolare a due torri con ingresso presso la torre sud della facciata maggiore. Ponti in muratura con archi acuti sostituiscono i ponti levatoi e recenti restauri hanno portato alla luce tracce di antiche merlature, ora murate. L’interno è stato notevolmente rimaneggiato ed evidenti sono le migliorie e le trasformazioni settecentesche come il loggiato a tre ordini e lo scalone a due rampe, entrambi di notevole effetto scenografico.
La frazione di Castelnuovo ospita un bel complesso fortilizio costruito attorno al 1300 in posizione adatta a dominare la strada di accesso all’Alta Val Tidone. Prende il nome di Castelnuovo perché eretto in sostituzione del vecchio, che si ubicava più a nord, prima della sua distruzione durante azioni belliche occorse agli inizi del XII secolo. L’edificio, quasi totalmente eretto in mattoni, ha uno schema trapezoidale con tre torri circolari. Sul lato maggiore del quadrilatero si trova il ponte levatoio protetto da una bassa torre merlata. Nell’oratorio annesso al castello si trova un affresco che raffigura la Madonna con S. Rocco e S. Sebastiano, oggetto di profonda venerazione da parte della popolazione locale. La costruzione, circondata da un vasto parco, è stata restaurata nel 1936.
Meritano segnalazione anche il fortilizio di Corano della seconda metà del XII secolo, quello di Bilegno che conserva archi, finestre originali ed una singolare grondaia in cotto, e quello di Mottaziana ormai trasformato ed adattato ad abitazione.
Importante è anche il Castello di Pianello fatto costruire nel 1300 da Jacopo Dal Verme dopo che le truppe di Federico Barbarossa avevano distrutto quello che sorgeva nell’XI secolo. Subì alterne vicende e ritornò nel XVII secolo ai Dal Verme che lo trasformarono in abitazione privata alterandone gli elementi architettonici originari. Restaurato nel 1979 è attualmente di proprietà del Comune ed ospita gli uffici del Municipio. A pianta irregolare è composto da vari corpi di fabbrica con solide mura di sasso e ciotoli con notevole sviluppo verticale. Nel territorio di Pianello si trova poi la Rocca D’Olgisio, uno dei complessi più antichi e suggestivi, sia per la sua architettura sia per la posizione dominante i torrenti Tidone e Chiarone. Edificato sulla roccia, ha una pianta irregolare che si adatta alla planimetria del terreno. Vi si accede unicamente dal lato nord attraverso una ripida strada. Una seconda porta di ingresso, che immette direttamente nel cortile, è sormontata da un arco sulla cui sommità ci sono tracce di un dipinto raffigurante un santo. Sino all’inizio del secolo scorso anche questa porta era dotata di ponte levatoio e di una particolare grata a saracinesca. Al centro del vasto cortile si trova un pozzo profondo una cinquantina di metri, attorno al quale sono fiorite molte leggende compresa quella di una galleria che collega la metà del pozzo con l’esterno per permettere sortite in caso di assedio. Oltre il cortile, verso ovest, si trovano gli altri fabbricati tra cui l’oratorio. Il tutto è dominato da una imponente torre a pianta rettangolare attorno alla quale si snoda una loggia che serviva come posto di vedetta. Sempre sul lato ovest s’innalza anche la torre della campana. Sul versante sud si situa invece un edificio fatto costruire nel 1600 dal Cardinale Dal Verme, abbellito con un doppio loggiato ed un cortile verso il quale si aprono ambienti signorili con linee ricercate. Il complesso fortificato subì notevoli danni durante l’ultima guerra e fu sede di una brigata della “Divisione Piacenza”.
A Nibbiano il primitivo castello, già citato in un documento del 1029, è stato di proprietà di varie famiglie tra cui i Malvicini Fontana e gli Azara. Nel corso del tempo ha subìto tali demolizioni ed adattamenti che attualmente non è possibile ricreare il suo aspetto originario. Venne infatti trasformato in palazzo nel 1800.
Nella frazione di Trevozzo il castello, che fu di proprietà dei Conti Cattaneo, fu trasformato da fortilizio in elegante residenza per ospitare nel 1773 l’Arciduchessa Maria Amalia d’Austria in viaggio nella Val Tidone. L’edificio ospita oggi abitazioni private ma conserva ancora due torri quadrate, l’ingresso con tracce degli incastri del ponte levatoio e un porticato con archi e colonne in granito.
Graduali e rigorosi restauri sono attualmente in corso per riportare alle linee originarie il Castello di Sarmato, di proprietà della famiglia Zanardi Landi. Secondo una suggestiva leggenda sarebbe stato eretto dai barbari Sarmati che avrebbero dato il nome anche alla località di primaria importanza strategica, poiché posta a poca distanza dal Po e da Castelsangiovanni. Il complesso è formato dal castello e dalla rocca, che formavano in passato un tutt’uno con l’antico nucleo abitato del paese. Il castello vero e proprio ha la pianta ad “U” con corpi di fabbrica in mattoni dominati dal mastio quadrato. La rocca che è il corpo più antico, è situata ad ovest e presenta muri di maggiore spessore, tracce di finestre ad archi acuti, ora murate, e una decorazione a denti di sega. Interessante è anche la torre a pianta esagonale.
Del Castello di Ziano, già menzionato in un documento del 1029, rimane soltanto qualche tratto di muro, mentre molto interessanti sono le costruzioni in pietra viva che un tempo vi erano addossate. Recentemente restaurate a cura del Comune, sono sede del Municipio e presentano caratteristiche architettoniche e bei loggiati. Nelle vicinanze sono visibili anche tracce delle antiche mura e resti di una porta ad arco.
Nel territorio di Pecorara purtroppo non sono più visibili, poiché definitivamente abbattuti per motivi di sicurezza i castelli di Montemartino, Lazzarello e Cicogni che hanno avuto in passato una particolare rilevanza strategica.

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