sulle alture della Velia
Situato sulle alture della Velia, il Tempio di Venere e Roma venne fatto costruire da Adriano e venne inaugurato nel 135 d.C. ancora non completo (venne ultimato nel 140 d.C. da Antonino Pio). Il tempio venne eretto su una terrazza artificiale nel luogo che era stato l'atrio della Domus Aurea (era questa anche la sede della gigantesca statua di Nerone che venne rimossa grazie all'utilizzo di 24 elefanti e posta più in basso a fianco del Colosseo). La terrazza occupava un'area di metri 100 per 145 (circa) con sui lati lunghi un portico a giorno con 44 colonne di granito grigio (vedi immagine a fianco) e al centro un propileo su ogni lato. Il tempio sorgeva al centro su uno stilobate di alcuni gradini completamente circondato da una peristasi di colonne in marmo bianco e capitelli corinzi (10 colonne sui lati corti e 20 sui lati lunghi). La cella era doppia, costituita da due grandi ambienti attaccati tra loro con le pareti di fondo e aperti con una fila di quattro colonne tra le ante dei muri perimetrali; una stanza era dedicata alla dea Roma (posta dal lato del Foro), l'altra (posta dal lato del Colosseo) era dedicata a Venere. L'attuale aspetto delle celle è quello dovuto a un rifacimento sotto Massenzio dovuto ai danni provocati nel 283 d.C. da un incendio. L'interno, coperto da una volta a botte decorata con cassettoni stuccati, era scandito da due file di colonne di porfido addossate (tramite basamento comune) alle pareti dei lati maggiori, arricchite da nicchie per statue inquadrate da colonnine sempre in porfido e sostenute da mensole in marmo bianco; sul lato di fondo si trova un'abside nella quale era situata la statua di culto, preceduta da due colonne di porfido e con il catino decorato con motivo in stucco; il pavimento era di lastre di marmo policrome a formare dei disegni geometrici. La cella meglio conservata è quella dedicata alla dea Roma (quella rivolta verso il Foro) che venne inglobata (VIII secolo) dalla chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo, in seguito rinominata Santa Maria Nova e oggi conosciuta come S. Francesca Romana.
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