con la corsa nei sacchi e la gara della tiella
Grandi feste allietarono Angri quando il Principe Don Giovanni Carlo presentò gli sposi (Don Marco Antonio e Giulia Caracciolo principessa di Avellino) ai fedeli vassalli della terra di Angri. Giochi equestri, libagioni abbondanti e vino del Castello in onore degli sposi. Da allora la tradizione è continuata, non solo per i Principi nati o i matrimoni dei feudatari, ma anche in onore della festività Santa. Durante il Palio, si assiste alla gara con le antiche consuetudini: dopo la sfilata di alabardieri che aprivano il corteo, seguivano tamburini e trombettieri, a loro volta preceduti da un cavaliere che reggeva il trofeo. Tale trofeo, una riproduzione della spada di Rodrigo Alvarez detto El Cid Campeador, ogni anno è messo in palio. Seguivano damigelle e cortigiani, ed alla fine 16 cavalieri rappresentati i Casali e Contrade di Angri. In processione giungevano al luogo della gara, dove li aspettava il Saraceno e quattro anelli da infilare. Oggi, davanti al Castello, la tradizione si rinnova. Oltre alla famosa, ‘corsa nei sacchi’, c’è la ‘gara della tiella’: una moneta incollata sul fondo nero di una padella sospesa deve essere staccata con i denti dai partecipanti. Infine la scalata, da parte dei più valorosi, del palo spalmato di sapone liquido.
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