si trova lungo lo stradone Farnese
I lavori per il convento di S. Agostino furono iniziati nel 1550, secondo un unico grande progetto che prevedeva la costruzione di tre ampi chiostri e di una chiesa a cinque navate con cupola e «crosere», colonne binate e pilastri accorpati. Gli edifici conventuali, oggi parte della Caserma Cantore non sono visitabili. Particolarmente interessante è il primo chiostro, in cui si è adottato l'ordine tuscanico nelle logge inferiori e una serie di serliane per quello superiore. La chiesa (1570-87) fu costruita dal piacentino Bernardino Panizzari, detto il Caramosino, a cui è tradizionalmente attribuita anche I'ideazione del progetto architettonico, riferibile invece, secondo studi più recenti, a Cristoforo Lombardo, un architetto milanese aggiornatosi sull'opera di Giulio Romano, autore di una serie di edifici particolarmente significativi e che presentano soluzioni simili a quelle adottate a s. Agostino. Preceduta da una facciata neoclassica, eretta tra il 1786 e il 1792 seguendo i disegni di Camillo Moriggia (Ravenna 1743-1795), autore, tra l'altro, del sepolcro di Dante a Ravenna, la chiesa è stata recentemente restaurata. L 'interno, a cinque navate, separate da coppie di colonne in granito e da pilastri accorpati, dalle linee maestose e solenni, rivela interessanti soluzioni spaziali nel sistema delle coperture delle ali laterali e all'incrocio del transetto, sormontato da una grandiosa cupola. Con la soppressione dei Canonici Lateranensi la chiesa fu spogliata dei suoi arredi, in parte riutilizzati in altre chiese cittadine e del territorio (l'altar maggiore e alcune strutture marmoree delle cappelle laterali si trovano, per esempio, nella parrocchiale di Rivergaro). Sono inoltre esposti al Museo Civico la fontana del Mosè e la splendida statua lignea di S. Agostino del XVIII. Conservano invece la loro ubicazione originaria, seppure mutilate dalle truppe francesi, le calibratissime decorazioni in stucco e le statue, opera di Giulio Mazzoni (Piacenza 1525 c.-1589 c.), formatosi a Firenze e a Roma (fu allievo del Vasari e di Daniele da Volterra), rientrato a Piacenza nel 1576 dove fu impegnato nei più importanti cicli decorativi. Dell'originale decorazione affrescata, che doveva coinvolgere tutta la struttura del tempio, rimangono alcune tracce rilevanti. La complessità del programma è testimoniata dal transetto destro, nella cui lunetta, ai lati della serliana, fu affrescata un' Annunciazione da G.B. Trotti detto il Malosso (Cremona 1556-Parma 1619), discepolo di Bernardino Campi, impegnato lungamente a Piacenza (1583-1615). Formatosi alla scuola cremonese fu poi influenzato dagli esiti correggeschi approdando ad una pittura devozionale rigorosamente attenta ai principi tridentini, con soluzioni vicine a quelle del Barocci. È andato purtroppo perduto nei bombardamenti del 1945 l'affresco del refettorio, opera di Giovan Paolo Lomazzo (Milano 1538-1600) noto per il celebre trattato sulla pittura e i suoi rapporti con Leonardo.
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