Chiesa in San Sepolcro

Chiesa in San Sepolcro

sorge in Via Campagna

La chiesa nasce nel 1055 su fondamenta più antiche, come abbazia benedettina e annesso convento, per ospitare i numerosi pellegrini che transitavano lungo la via Romea, una delle principali arterie della viabilità d' epoca romanica. Abbandonata dai monaci di S. Benedetto, fu ceduta agli Olivetani (1484), che tra il 1488 e il 1520 ne intrapresero in più tappe la ricostruzione. Artefice fu l'architetto Alessio Tramello che proprio nel tempio e nel chiostro di S. Sepolcro, pone le premesse di quel suo comporre per volumi puri, affine agli esiti bramanteschi.
Il complesso venne chiuso durante l'epoca napoleonica e passò nel 1817 agli Ospedali Civili. La chiesa fu riaperta al culto del 1903.
La facciata a salienti, spartita da sobri contrafforti, deve l'accentuato verticalismo alla presenza del timpano centrale sopraelevato. Il portale è un'aggiunta secentesca e ospita al centro del frontone spezzato l'emblema dei monaci olivetani.
Entrando ci si trova in una calibrata struttura e croce latina con tre navi absidate ricoperte da volte a crociera e a botte. La navata centrale è inoltre separata dalle laterali da quattro copie di pilastri che reggono imponenti arcate a tutto sesto. Lungo le navatelle minori si aprono sei cappelle, connotate esternamente da una sagoma poligonale e all'interno da una circolare. L'unico elemento decorativo dell'insieme è costituito da un fregio monocromo (con motivi simili a quelli realizzati in S. Sisto), che si snoda a nastro continuo all'altezza della trabeazione lungo tutto il perimetro della chiesa, in perfetta sintonia con le sobrie soluzioni del Tramello.
Si segnala, sulla controfaccia, la Madonna che appare ai santi Bernardo e Benedetto, opera del veronese Giambettino Cignaroli (1706- 70). Attiguo alla chiesa è l'ex monastero degli olivetani (ora Ospedale Civile) al quale si accede da via Taverna. Il vasto fabbricato racchiude un piccolo chiostro (fine del XV secolo) con portico terreno e decorazioni in cotto vicine a quelle realizzate dal Battagio e dal De Fondutis per Palazzo Landi, e un cortile più ampio caratterizzato da colonne in granito e aperture a bifora. L'esecutore delle colonne e dei capitelli fu forse quello scalpellino milanese, Donato Mandelli (morto nel 1510) che i documenti ricordano nel ruolo di collaboratore del Tramello.

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