viticoltura ad alti livelli
Nella storia, la vitienologia trentina ebbe tre momenti di espansione territoriale. Il primo risale all' epoca romana, dopo l'applicazione della lex domitiana, quando il veto di coltivare la vite nelle province poste oltre l'arco alpino provocò uno sviluppo in quelle che sarebbero state le future aree del nord Italia. Il secondo momento fu quello a cavallo del Concilio di Trento (1545-1563) quando nacque il detto "a Trenta, grano per tre mesi, vino per tre anni" e furono stabilite disposizioni e divieti di introduzione nel territorio di "vini e vernazze forestieri". Il terzo momento risale all'epoca in cui il territorio era inserito nell'ambito dell'impero austro-ungarico. In seguito con l'inclusione nel quadro produttivo italiano, il Trentino vinicolo si ridimensionò, cercando una propria specializzazione e perseguendo l'obiettivo di un progresso culturale e tecnologico. Attualmente i vigneti, tutti specializzati ed intensivi, occupano una superficie di 8.734 ettari, di cui oltre due terzi situati in media e alta collina. La proprietà fondiaria molto frammentata e un insieme di microambienti hanno favorito nel tempo la coltivazione di numerose varietà di uve pregiate. L'aspetto più saliente della politica della qualità sostenuta dal Trentino è facilmente evidenziabile dalla convinta e decisa scelta operata in favore dei vini a denominazione di origine controllata. Dal 1970 le 7 D.o.c. locali hanno iniziato ad affermarsi fra vini di qualità di gusto moderno con le denominazioni Trentino, che raggruppa con 21 specificazioni varietali il meglio della produzione enologica, Teroldego rotaliano, Sorni, Casteller, Caldaro, Valdadige e Trento per lo spumante classico.
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