vicino al portone principale dell’Arsenale
Il Museo Navale della Spezia fu il primo in Italia e all’estero; nacque da una collezione privata, che apparteneva alla famiglia Savoia già prima del 1430. Questa collezione riguardava una flotta dislocata nel sicuro golfo di Villafranca di Provenza appartenente alla Marina. Quando la famiglia Savoia ottenne il regno di Sardegna, il museo navale e l’Arsenale mantennero sempre la loro sede originale, ma durante le invasioni napoleoniche il museo e l’Arsenale caddero in disuso, anche se la raccolta di pezzi da collezione continuò a Cagliari. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, venne annesso al regno di Sardegna il ducato di Genova e quindi il museo navale si spostò nel capoluogo ligure, ampliandosi. A seguito di numerose alleanze che la Marina sabauda portò a termine e all’unificazione d’Italia, il Museo si arricchì di numerosi oggetti ed il 4 marzo del 1861 divenne il Museo della Marina Italiana. Napoleone, prima di essere esiliato, volle spostare il museo Navale alla Spezia perché proprio in questa città voleva far sorgere il porto, precisamente nel golfo del Varignano. La sua idea, però, fu portata avanti da Cavour e da Chiodo. Terminata la costruzione dell’Arsenale della Spezia il 28 agosto del 1869, il Museo Navale di Genova fu trasferito alla Spezia ampliandosi con tutti i reperti di qualsiasi Marina. Inoltre fu allestito anche l’Arsenale il quale aveva il compito di produrre armi e pezzi di navi che poi successivamente furono esposte al museo.Con la prima guerra mondiale, l’Arsenale fu raso al suolo e anche il museo ebbe la stessa sorte, così che molti pezzi storici andarono persi; oggi le uniche testimonianze dell’epoca rimaste sono modellini di navi e qualche arma. Proprio i modellini delle navi erano un pezzo forte dell’Arsenale; infatti, vi erano operai specializzati in questo tipo di attività; l’ultimo modellino di nave costruito fu quello della gloriosa Vespucci. Il Museo Navale della Spezia si stabilì nell’attuale sede, posta vicino al portone principale dell’Arsenale il 12 maggio 1958.
Entrando nel salone, subito ai lati della porta possiamo osservare due bellissime polene appartenenti alla R.F.Euridice e alla R.F.Beroldo, raffiguranti rispettivamente la ninfa Euridice che piange e racchiude nella mano destra la fiaccola della vita e il conte Beroldo, capostipite dei Savoia. Accanto alle polene, è da notare la bandiera tolta alla Viribus Unitis, affondata il primo novembre 1918 a Pola da Rossetti e Paolucci. Sono presenti inoltre anche: -la polena del Cambria, la quale raffigura un bardo dalla lunga barba simboleggiante il paese conquistato dai Romani (attuale Galles); -due draghi con sembianze femminili, probabilmente provenienti dalla R.F.Regina. Possiamo poi osservare un’altra polena, raffigurante la dea Minerva con elmo, spada e scudo sul quale è riprodotta una testa di medusa: si tratta della polena del vascello napoletano Minerva. Accanto alla polena del Minerva è presente una grande ancora fossilizzata, ad una marra e con ceppo, di ignota provenienza. Proseguendo lungo la parete est dell’edificio, si noterà un’altra polena della Marina austro-ungarica, ossia quella appartenente alla fregata corazzata Drache, costruita nel 1861 al cantiere di S.Marco di Trieste, che patecipò alla battaglia di Lissa. Proseguendo in direzione della porta di accesso al giardino si potranno osservare: -una torretta butoscopica per immersioni esplorative in alti fondali; -uno scafandro Galeazzi per immersioni di lavoro in alti fondali. Nella vetrina adiacente sono esposti vari modelli di fari, ottiche per fari e fanali. Al centro del salone è conservata una vasta collezione di quadri con una grande raccolta di medaglie iniziata nel 1924 e costituita da circa 3000 esemplari, alcuni di notevole valore storico. Questa collezione presenta varie medaglie commemorative in oro, argento e bronzo provenienti da donazioni o da acquisti diretti. Appena prima di arrivare allo Scalone che conduce al piano superiore, si possono notare due favolose riproduzioni in plastico dell’Arsenale spezzino evidenzianti le condizioni dello stabilimento subito dopo la fine della guerra e dopo le riparazioni avvenute fino al 1960. E' presente un modello del MAS 15, risalente alla prima guerra mondiale, utilizzato dal comandante Luigi Rizzo il 10 giugno 1918 per silurare la corazzata austro-ungarica Santo Stefano. Nella vetrina n.14 si nota un esemplare di SLC (siluro a lenta corsa) comunemente detto "maiale", impiegato nella seconda guerra mondiale. Nella medesima vetrina si può ammirare un modello di Mignatta appartenente al primo conflitto mondiale. Altri interessanti reperti relativi a tale periodo storico si possono inoltre ammirare nella Sala Armi Subacquee, a cui si accede dal lato sud del Salone Piano Terra. Continuando, si accede alla sezione dedicata agli armamenti.
Per accedere al Salone superiore entriamo nel piccolo atrio dal quale ha inizio lo Scalone. Appena entrati, notiamo alcune campane, tra le quali è da segnalare la riproduzione, in scala ridotta, della famosa campana di Rovereto, tutta decorata da altorilievi aventi per oggetto la glorificazione della vittoria ottenuta dalle Forze Armate nella prima guerra mondiale. Sulla parete della vetrina vediamo un gruppo di bandiere provenienti dalle varie Unità, mentre accanto alla vetrina stessa vi sono due bei fregi della corazzata Cesare (1911-1948), recanti il motto assunto dalla nave dopo il 1920; due belle pazienze della R.N. Miseno e due interessanti copri bitte della R.N. Vittorio Emanuele (1904-1923). Salendo lo Scalone si notano, sia sulla parete di destra che su quella di sinistra, due artistiche copribitte di bronzo provenienti dalla R. N. Regina Elena recanti al centro affiancati lo stemma dei Savoia e quello del Montenegro. Fissati alla ringhiera sono:
- due fregi provenienti dal bargio del Granduca di Toscana;
- un bel copri bitte della R.N. Regina Elena;
- una stella di prora proveniente da Grandi Unità della fine del Secolo XIX.
Sala inferiore - SALA ARMI SUBACQUEE Alla sala dove si trovano le armi subacquee, si accede dal lato sud del Salone Piano Terra, dove sono esposti siluri, torpedini da blocco, bombe torpedini da getto, torpedini da rimorchio impiegate dalla Marina Militare italiana o da altre Marine nel periodo compreso tra la fine del secolo scorso ed il termine della II Guerra Mondiale. Iniziamo con le due torpedini da bollo che incontriamo all’inizio della Sala: una di esse è del tipo m.a. 1912/75 t, per fondali fino a 100 m, ad accensione meccanica e con una carica di 75 kg di tritolo, l’altra è del tipo m.a. 1917/80 t per fondali fino a 300 m con una carica di 80 kg di tritolo. Continuando lungo la parete est, vediamo una testa di siluro proveniente da un’arma lanciata nel 1915 da un sommergibile austro-ungarico contro un’imbarcazione nelle vicinanze della Spezia. Incontriamo quindi un cimelio degno di grande interesse: si tratta di un raro esemplare del primo siluro impiegato dalla nostra Marina. Esso è, infatti, il siluro Luppis, imbarcato sulla Regia pirocorvetta ad elica Caracciolo per le prove di lancio. Tale arma, monoelica, era propulsa da una macchina a due cilindri oscillanti collegata con un serbatoio d’aria compressa a 60 atmosfere. Il siluro aveva una corsa di 150 m, era dotato di una testa carica con 27 kg di fulmicotone e, per mantenere la stabilità di rotta, aveva un’aletta longitudinale detta impropriamente chiglia. Più interessante è il siluro tipo B57, costruito da Schwarzkopff a Berlino e Fiume nel 1888, in lamierino di bronzo. Le prestazioni erano certamente migliorate: il serbatoio 90 atmosfere alimentava una macchina capace di imprimere all’arma una velocità di 27-22 nodi alle rispettive corse di 400-800 m; la testa portava 57 kg d’esplosivo. Segnaliamo il siluro tipo A140/450 x 6,64, in parte sezionato: quest’arma fu costruita dal Siluruficio Italiano dopo il 1920; la velocità era di 25-32 nodi alle rispettive corse di 6.000-4.000 m; la testa portava una carica di 140 kg di tritolo ed il serbatoio aria era carico a 170 atmosfere. Eccoci ora accanto ai siluri della II Guerra Mondiale:
Tipo S.I. 200/450 x 5,56: per MAS con lanciasiluri ad impulso laterale. La testa era caricata con 200 kg di tritolo. Velocità 40 nodi, Corsa 3.000 m.
Tipo S.I. 270/533,4 x 6, 84, con testa di servizio: in dotazione ai sommergibili, è rimasto in servizio fino al 1968. Il serbatoio carico a 200 atmosfere, alimentava una macchina da 360 hp che consentiva una velocità di 43-33 nodi alle rispettive corse di 4.000-8.000 m.
Lasciati i siluri, vediamo tra le due vetrine contenenti accessori vari per siluri e per torpedini, una testa sezionata relativa ai siluri A 100/450 in dotazione ai sommergibili della I Guerra Mondiale. Segue un gruppo di bombe antisommergibili: esse, lanciate da navi di superficie, erano in grado di esplodere a quote prestabilite per pressione idrostatica, secondo le regolazioni del congegno d’innesco, oppure ad urto nel caso d’incontro dell’ostacolo prima d’aver raggiunto la profondità di scoppio. E' inoltre presente nella sala, successivamente alle bombe antisommergibili, un gruppo di torpedini ad ancoramento.
Salone Superiore Nel Salone Superiore sono raccolti modelli e cimeli che riguardano la Marina Militare del periodo che va dalla fine dell’800 ai giorni nostri. Appena entrati, sulla destra, notiamo una pettiglia della I.R.N. Helgoland ed il fregio montato sulla serpa del bompresso della Stella Polare, unità con la quale il Duca degli Abruzzi effettuò la spedizione Polare Artica nel 1899-1900. Subito accanto, infatti, troviamo la vetrina n. 66 contenente il modello dell’unità, la campana , la pazienza, la bussola,alcuni fanali, utensileria da cucina ecc. provenienti dalla Stella Polare, una foto dell’ammiraglio Cagni che prese parte a quella spedizione. In questa vetrina sono esposti anche altri cimeli relativi alla spedizione polare effettuata dal dirigibile «Italia» comandato dal generale dell’Aeronautica Umberto Nobile: il dirigibile andò perduto il 25maggio 1928 sui ghiacci del Polo Nord ed i superstiti si salvarono perché la radio trasmittente, recuperata tra i rottami insieme con quella ricevente, fu rimessa in ordine dal radiotelegrafista Biagi e dal Comandante Zappi. Qui troviamo infatti le due cassette contenenti sia la radio trasmittente (un’ondina campale tipo 8), sia la radio ricevente (tipo Burndept ad onde corte di 12-100 metri) con l’antenna di fortuna ed il relativo cavo aereo; nella stessa vetrina è conservato lo stemma della R.N. Città di Milano che partecipò a questa spedizione quale nave appoggio. Nella vetrina n. 67, dedicata ai primordi della radiotelegrafia, sono esposti alcuni apparati RT e cimeli di notevole interesse storico, tra cui alcune apparecchiature appartenute a Guglielmo Marconi. Sulla parete est, su cui spiccano i nominativi delle corazzate Italia e Vittorio Veneto, sono da osservare la bandiera di bompresso in uso nella Marina fino al 1946 e quella attuale con gli stemmi delle quattro Repubbliche marinare. Proseguendo, vediamo la vetrina con il modello del bacino n. 4 dell’Arsenale della Spezia contenente il modello di una nave, allo scopo di dare più efficacemente un'idea delle operazioni necessarie per la messa a secco di una unità. Rivolgiamo adesso la nostra attenzione alle otto vetrine poste al centro del Salone ed iniziamo dalla vetrina n. 78, posta parallelamente alla parete est ed affiancata dai busti di Giuseppe Garibaldi e del Conte di Cavour. In questa vetrina sono esposte le tre parti del modello della pirofregata corazzata Palestro (1871-1900), prima unità impostata sullo scalo di San Bartolomeo alla Spezia e recante il nome della cannoniera affondata a Lissa, al comando dell’eroico Alfredo Cappellini, il cui busto è esposto accanto ai modelli. Nella stessa vetrina vediamo anche due proiettili sparati dai cannoni della Formidabile contro il Forte della Madonna nell’insenatura di Porto San Giorgio a Lissa. Passiamo ora alla vetrina n. 70, nella quale sono esposti cimeli ed apparecchiature relative al Servizio Navigazione. Di notevole interesse notiamo alcuni modelli di unità radiate di recente ed i seguenti modelli di unità ancora in servizio quali dragamine, fregate e corvette. Nella vetrina n.72 sono esposti alcuni modelli di sommergibili del passato.
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