Religiosità popolare e utensili da cucina
Religiosità popolare
Sono esposte diverse immagini devozionali in marmo, un tempo situate sulle abitazioni lungo le antiche mulattiere. Era usanza compiere riti collettivi, spesso legati ai pellegrinaggi in luoghi che videro culti precristiani; infatti erano diffuse credenze magico pagane a questi collegate. I riti maggiormente sentiti erano quelli relativi alla protezione contro le avversità. Fra il popolo particolarmente diffusa era la devozione per la Madonna ed i santi patroni locali, ma in realtà gli incontri che si tenevano in onore di questi avevano solo in apparenza funzione religiosa, il loro scopo era essenzialmente sociale. Uno di questi riti, che aveva luogo il 5 agosto, prevedeva la processione nel bosco del Gaggio per invocare protezione e il 25 agosto nella selva di Filetto. Altri oggetti conservati erano i pipin, immagini di legno dei neonati molto diffuse nel pontremolese, a Podenzana e dintorni. Cucina e mensa
La raccolta di utensili ci fa comprendere quale fosse il senso della vita privata. Gli utensili sono prevalentemente in legno, pietra arenaria, usati per fabbricare testi, piatti, vasellami, posate, mestoli ed altro; solo le famiglie benestanti potevano avvalersi di utensili in ceramiche o metalli. Il pasto era solitamente consumato in tuffanìe, ovvero recipienti unici, in legno o terracotta. La cottura avveniva su focolari posti all’aperto, che solo un secolo fa furono sostituiti dalla comparsa di focolari al chiuso in ghisa. Con quest’ultimo materiale venivano realizzati anche i tipici testi in ghisa, costituiti da una teglia a due manici e un coperchio a cupola con manico centrale. Nei testi si cuocevano pattone, testaroli, pani e torte d’erbe. Larga diffusione trovano anche utensili in rame. In auge fino ai primi decenni del secolo scorso, rimasero stampi tradizionali per pasta, pane e dolci, tuttora prodotti nel chiavarese. Tipico dolce della Val di Magra, di Pontremoli e di Sarzana, dove è confezionato anche lo sgabeo, è la spongata.
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