Castello di Mesagne

Castello di Mesagne

ospita il Museo civico

Il monumento più imponente di questa piazza è indubbiamente il castello, che sorge sul lato meridionale. La sua origine risale all’età normanna, ma così come lo vediamo oggi esso è il risultato del susseguirsi di diversi interventi che lo hanno portato da fortezza difensiva a residenza feudale. In ogni caso esso era tra i più considerevoli già in età federiciana, perché al tempo di Federico II era già menzionato tra quelli che necessitavano di interventi.
Nel 1247 papa Innocenzo IV concesse il castello e le sue pertinenze a Tommaso e Riccardo di Marimonte, ma l’effettiva immissione nel possesso di costoro probabilmente non avvenne a causa dell’opposizione di chi restò fedele a Manfredi di Svevia, le cui truppe saracene al soldo, lo devastarono nel 1254, punendo così la fedeltà di Mesagne al papa.

La torre quadrata che ancora si erge imponente, invece, fu fatta costruire da Giannantonio del Balzo Orsini, agli inizi del XV secolo ed a quel periodo probabilmente risale anche la sistemazione delle mura che cinsero la parte antica della città, intervallate da ben 22 torrette che ne descrivevano, quasi a tappe, il percorso.
Ma la torre anticamente aveva qualcosa in più. Sulla sua sommità, infatti, ne insisteva un’altra – più piccola di dimensioni – che veniva chiamata “torre del Polledro” o “Polledrello”. Essa fu abbattuta attorno al 1750, a causa dei considerevoli danni che la struttura aveva subito con il sisma del 20 febbraio 1743.
Da palazzo baronale, il castello diventò proprietà comunale nel 1973. Per qualche tempo sede di istituzioni di volontariato e della stessa biblioteca comunale, è stato, in seguito, sottoposto ad intelligenti e completi lavori di restauro e dal 1999 ospita il museo civico, uno dei più importanti dell’area salentina, punto di riferimento di quanti vogliono studiare, o semplicemente conoscere, la civiltà messapica, l’interscambio tra questa e la civiltà magnogreca, la romanizzazione della Puglia meridionale, il tardo medioevo.

Museo Civico Archeologico
Titolato ad Ugo Granafei fu istituito nel 1935 con una donazione privata, che faceva parte della Biblioteca Popolare omonima. Esso si è successivamente arricchito grazie ai materiali di altre donazioni, rinvenimenti fortuiti, campagne di scavo, e grazie anche ai reperti assegnati in deposito dalla Soprintendenza Archeologica per la Puglia. Attualmente il patrimonio complessivo è di circa 2.500 reperti, di cui circa 1.000 esposti.

Gran parte delle teche documenta la cultura materiale dell'età messapica tra il VI e il IV sec. a.C.), relativamente all'area urbana ed a quella dei due siti di «Muro Tenente» e «Muro Maurizio», compresi nell'ambito territoriale della città. Le restanti teche illustrano vasellame dell'età del Bronzo, manufatti in pietra, materiale di età romana e ceramica di età medievale. La sezione dedicata alle iscrizioni su pietra, il lapidarium è costituito prevalentemente da iscrizioni latine, a testimonianza dell'importanza della presenza romana nel territorio, dopo la fondazione di Brindisi nel 244 a.C. Nel lapidarium è conservata anche una lastra tombale, con iscrizione messapica, proveniente da «Muro Tenente». Di notevole importanza l'iscrizione votiva dedicata a Diovei Mourgo: proveniente da «Muro Maurizio» e databile alla fine del II sec. a.C., essa testimonia l’inserimento di Giove, la massima divinità romana, tra gli dei della religione messapica..

Notevole è il corredo, proveniente dalla necro­poli meridionale, ritrovato in una tomba a semicamera, protetta, cioè, da muri e coperta da lastroni, integra rinvenuta nel 1988, databile al III sec. a.C., ricomposta idealmente in tre vetrine contigue. Il suo corredo è costituito da 33 reperti, tra cui un grande cratere a volute a figure rosse, un grande cratere a campana dello stile di Gnathia, così chiamato da Egnazia, centro di produzione di questa particolare ceramica, su cui è raffigurato un corteo dionisiaco, vari craterini e anforette di stile di Gnathia, due anfore vinarie una proveniente da Cnido e l’altra da Rodi, numerose foglie di alloro auree relative ad una corona o diadema.

da www.comune.mesagne.br.it

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