Studio L'Indiano

Studio L'Indiano

luogo di cultura a tutto campo

L’Indiano, storica galleria fondata nel 1950 da Piero Santi e diretta da Paolo Marini fino al 1985, data della ufficiale cessazione di attività, non avrebbe bisogno di presentazioni. Ha costituito, anche con le sue diramazioni milanesi e di Forte dei Marmi, un incrocio imprescindibile per la storia dell’arte contemporanea. Oggetto di studio, di tesi di laurea, oltre ad essere il riferimento di Rosai, ha visto passare per la prima volta a Firenze artisti che vanno da Schifano a Schumacher, ha fatto muovere i primi passi a Reggiani, Chiesi, Peñarette, Smythe, Fallani, Giulietti, Guidi, Puliti, Ciampalini, ha patrocinato Treccani, Berti, Vacchi, Moretti, Scatizzi, Loffredo Faraoni ecc.

Sua unicità l’impronta di luogo di cultura a tutto campo, fomentatrice di incontri e scontri, specialmente con letterati: Sciascia, Volponi, Cassola, Balducci, ma anche Rafael Alberti, Jorge Guillen, oltre naturalmente ai fiorentini (Luzi, Lisi, Betocchi, Baldacci, Bigongiari, Parronchi ecc.) sono stati indiani. Troppo lungo tracciarne anche un promemoria. In questa sede è utile per rammentare, in una città di memoria corta o di comode amnesie, il peso culturale di Paolo Marini. Che non è diminuito con la fine della Galleria. Ma, stavolta totalmente fuori dal mercato (le sue sono manifestazioni no profit) si è riaffermato nei modi più inusitati, marginali e underground.

Inventore di ludi creativi (dall’arte al metro alle sculture da mangiare) Marini ha dato vita ad uno Studio l’Indiano dove di volta in volta ha proposto mostre di 15 minuti per 15 persone, con non inviti, con performance, di satira, di autosatira e via dicendo. Ma soprattutto non ha mai smesso di lavorare con i pittori, di suggerir loro nuove strade, con la gioconda generosità che lo caratterizza. Esploratore estetico, è più noto a Manhattan che a Firenze, affabulatore ironico e, quando occorra, polemico Marini lavora con e per gli artisti. Suo il regalo-stimolo che, dal 1996, ha permesso a Faraoni nuovi modernissimi esiti. Ovvero il vile cartone da imballaggio, la cui scabrosa e ribelle superficie permette le più vibranti epifanie. Una materiaccia che lo svagato Marini si diletta a sottrarre allo spreco dell’immondizia per restituirlo ad inedito riuso artistico. Faraoni vi ha trasfuso la sua sapienza pittorica, le sue recondite emozioni.

Biglietto: Ingresso gratuito
Orario ingresso: Aperta su prenotazione

Piazza Santo Spirito
tel. 055 212851

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