Itinerari nel Primiero: Imer

Itinerari nel Primiero: Imer

le prime tracce di insediamenti sono datate III - IV sec. d.C.

L'etimologia del nome dato al paese non trova una risposta storica sicura, ma solo delle ipotesi, di cui nessuna suffragata da prove certe. Due sono le fonti di maggior attendibilità: la prima di derivazione dalla parola latina Imerium (paese d'entrata o paese più basso della Valle), l'altra invece da una chiesetta esistente in loco e dedicata a Sant'Imerio. Se la cosa si potesse confermare, il nome di Imèr dato al paese, avrebbe la stessa origine di numerosi altri luoghi di chiese dedicate a Santi, che finirono poi col denominare la località. Le prime tracce di insediamenti sono databili al III o IV sec. d.C.. Una recente scoperta riguarda una tomba longobarda riccamente dotata di arredo funerario, databile attorno al IV sec. d.C..
Lo stemma, si dice, trovi origine in un antico racconto che narra la leggenda di un bastione di roccia che racchiudeva la Valle dello Schenèr, e che dal crinale del Monte Totoga a quello del Monte Vederna, spaziasse un mitico lago attomiato da verdi pascoli, regno incontrastato delle lontre. Fu una di queste che per costruirsi un rifugio, forò nel tempo il duro macigno a valle, liberando così le acque che scavarono l'aspra e profonda Valle dello Schenèr. L'attuale fabbricato della casa municipale sorgerebbe sullo stesso luogo delle prime abitazioni del paese, di cui rimangono alcune tracce a testimonianza, oltreché dell' antichissima chiesetta eretta in onore di Sant'Imero. All'interno è conservato l'affresco conosciuto come la "presentazione di Gesù al Tempio", datato 1749, del pittore Giuseppe Gubert.
La chiesa parrocchiale, risalente al XIV secolo e successivamente ampliata, ricevette la consacrazione nel 1526 e venne dedicato il maggiore dei tre altari ai SS. AA. Pietro e Paolo, patroni del paese, mentre quello di destra fu dedicato a S. Antonio e Santa Margherita e l'altro a sinistra ai Santi Sebastiano e Barbara. La trasformazione determinò il passaggio dell' edificio da semplice cappella a chiesa a croce latina con il presbiterio dalla parte opposta riservata ai fedeli. Su una parete esterna della chiesa è possibile tutt'oggi ammirare un apprezzabile affresco raffigurante San Cristoforo.
La chiesa di San Silvestro, innalzata su uno sperone del Monte Totoga, è da ritenersi uno dei luoghi di più antica devozione popolare dell'intera Valle. Sorta forse come punto di difesa oltreché di culto, la località assunse notevole importanza tra le genti del Primiero. La storia indica come fondatore, il munifico pievano Paolo di Alemagna, il quale, nel 1465, indicava un lascito nel suo testamento; fu proprio sul finire del 1400 che dalla primitiva cappella, di cui si vedono ancora l'abside, sorse la chiesa nell'identica dimensione attuale. L'unico altare in legno, opera seicentesca, campeggia nella parete di fondo. Altre opere di intaglio tradiscono la mano esperta e facilmente identificabile del miglior artista valligiano dell'epoca, Giorgio Moena. Nei recenti restauri fu rintracciata una pergamena contenente le reliquie di San Gerardo e San Zenone. L'edificio sacro subì un radicale restauro nel 1848, a cui seguì il rifacimento del soffitto nel 1955 e la decorazione nel 1961.
Vi sono alcuni itinerari e passeggiate, di particolare interesse naturalistico, da effettuarsi con lo spirito ed il gusto di scoprire ed ammirare le bellezze del paesaggio.

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