il centro storico, i palazzi, le chiese, la galleria Alberoni...
L’itinerario ideale per visitare la città parte dal cuore del centro storico: Piazza Cavalli, così chiamata per la presenza delle due statue equestri in bronzo di Alessandro e Ranuccio Farnese erette dal Mochi nel 1620 e nel 1625. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Gotico, il Palazzo del Comune, il Palazzo del Governatore e la Basilica di San Francesco. Il Palazzo Gotico fu iniziato nel 1281, su progetto di quattro architetti piacentini assistiti da maestranze comacine. Doveva servire come sede del Governo Cittadino ed ospitare grandi adunanze popolari (a questo scopo fu costruito un grandioso salone di oltre 700 mq.) ma non fu completato e venne costruita soltanto la quarta parte dell’intero progetto. La struttura architettonica di fondo è romanica, il marmo è armonicamente associato al cotto e le grandi arcate a sesto acuto, in stile gotico, sono sormontate da sei finestroni a tutto sesto con preziose decorazioni in terracotta. In una nicchia si trova la piccola statua duecentesca della Madonna di Piazza, protettrice delle città medievali. Nella torretta centrale della merlatura è posto lo storico campanone usato, un tempo, per radunare il popolo nelle grandi occasioni. Sul lato destro si erge la “Lanterna”, una torre alta più di 40 metri. Il Palazzo del Municipio si trova a sinistra del Palazzo Gotico, con ingresso dalla Piazzetta dei Mercanti. Fu costruito verso la fine del 1600 come sede del Collegio dei Mercanti. E’ un sobrio edificio classicheggiante con un bel porticato a due piani. Fu donato al Comune di Piacenza dalla duchessa Maria Luigia d’Austria nel 1840. Attualmente è sede del Municipio e presenta una notevole sala consiliare restaurata nel 1858. Il Palazzo del Governatore sorge di fronte al Palazzo Gotico ed era in origine residenza dei Commissari dei Duchi Sforzeschi e successivamente degli Anziani del Governo. Fu completamente ricostruito nel 1781 dall’architetto Lotario Tomba in stile neoclassico. Attualmente è sede della Camera di Commercio. Di particolare interesse decorativo è la facciata sulla quale è stata collocata una meridiana orientata in modo tale da segnare i giorni e i mesi dell’anno. La Basilica di San Francesco sorge nella parte sud-est della piazza ed è un testimone armonioso e severo delle stile gotico-lombardo. La costruzione, iniziata alla fine del 1200, è contraddistinta dall’ambulacro che le gira intorno e dalla facciata tutta in cotto. Il portale mediano, con triplice strombatura ed elegante decorazione, è sormontato da una lunetta con la rappresentazione delle stigmate di San Francesco e sulla sinistra della facciata è posta una lapide che ricorda l’annessione di Piacenza al Regno del Piemonte nel plebiscito del 1848. Sulla destra sorge il maestoso campanile. L’interno è a tre navate divise da grandi arcate ogivali poggianti su pilastri di cotto. Nella navata di destra si apre la Cappella della Madonna con cupola affrescata. Nella navata di sinistra invece, si trova l’arca sepolcrale di Giuseppe Manfredi, patriota animatore del Risorgimento piacentino. Pregevoli sono i dipinti del Draghi e del Nuvolone e una “deposizione” in stucco attribuita al Mochi. Nelle vicinanze della Piazzetta dei Mercanti sorge la piccola Chiesa di S. Donnino che presenta la facciata in cotto e strutture in stile romanico-lombardo. L’interno è diviso in tre navate con tre absidi senza transetto. Proseguendo per Via XX settembre si giunge in Piazza Duomo. Qui sorge una delle più belle cattedrali romaniche padane. Il Duomo, la cui costruzione durò dal 1122 al 1233, presenta una facciata romanica ingentilita dai rosati marmi di Verona fusi con l’arenaria verdeoro. E’ caratterizzata al centro da un rosone di 8,5 metri di diametro. Sul lato sinistro della facciata si innesta il campanile, sulla cui sommità venne posto nel 1341 la statua di un angelo in rame dorato, immagine simbolo della città (Angilon dal Dom). Sotto la cella campanaria è rimasta la gabbia di ferro fattavi murare da Ludovico il Moro per rinchiudervi i rei di atti contro la Chiesa e lo Stato. Molto interessante è la parte absidale in cui emerge uno stile più emiliano nella parte inferiore, la più antica, ed uno più lombardo nella parte superiore. Sul fianco sinistro del Duomo si apre il giardinetto di Pio X mentre il fianco destro confina con la suggestiva Piazzetta dei Chiostri. L’interno della cattedrale è a croce latina, strutturato su tre navate concluse in absidi semicircolari; 26 poderosi pilastri cilindrici sorreggono gli archi a tutto sesto e le lesene della volta a crociera. L’ambiente severo e maestoso ha un equilibrio armonioso in cui il gotico si sovrappone al romanico. Caratteristiche sono le sculture che ornano alcuni pilastri e che ricordano le varie corporazioni medievali -dette Paratici- che contribuirono alla costruzione della cattedrale (fornai, arrotini, calzolai, drappieri, tintori, ecc.). Sugli archi si susseguono le edicole con figure di santi e profeti. Sulla base del secondo pilastro di destra pregevoli affreschi votivi e una Madonna del ‘400 sotto vetro. L’altissima e imponente cupola centrale è adorna di bellissime pitture a cui lavorarono il Morazzone e Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, mentre il Santuario è decorato con affreschi di Ludovico Carracci e Camillo Procaccini. Altre pregevoli opere sono il coro ligneo in stile tardo-gotico, il polittico in legno sull’altare maggiore, l’altare del Crocefisso, cinquecentesco con prezioso bassorilievo; un grande affresco di San Cristoforo ed altri minori del Trecento e del Quattrocento. Dall’altare maggiore si accede alla Cripta delle cento colonnine sotto il cui altare sono custodite le reliquie di Santa Giustina alla quale era dedicata la primitiva cattedrale distrutta da un terremoto nel 1117. Congiunto al Duomo sorge il Palazzo Vescovile in stile neoclassico con un bel cortile interno del 1500. E’ sede del Museo Capitolare e custodisce alcune opere d’arte provenienti dal Duomo: pergamene, codici antichi, preziosi incunaboli e una raccolta di codici musicali del 1500.
Molto interessante è anche la parte della città che va da Piazza Duomo a Piazza S. Antonino dove si trovano pregevoli palazzi antichi come il settecentesco Palazzo Chiapponi-Scotti e il Palazzo Lucca-Manfredi con monumentale scalone e grandi sale ricche di stucchi, il Palazzo Cigala Fulgosi del 1600 con un bellismo cortile e giardino interno e il Palazzo Giacometti in stile rinascimentale con grandi saloni affrescati. Di grande interesse è anche la Chiesa di S. Giorgio in Via Sopramuro che risale alla metà del XVII secolo e custodisce, sopra l’altare maggiore, una bellissima tela del De Longe e, in sacrestia, pregevoli affreschi di Sebastiano Galeotti. Pregevole è anche la Chiesa di S. Vincenzo, costruita nel primo decennio del 1600 su una preesistente del 1278. L’alta facciata in cotto è incompiuta e presenta motivi del classicismo rinascimentale. L’interno è ravvivato da affreschi del Draghi, del Malosso, del Nuvolone e del De Longe.
La Basilica di S. Antonino, nell’omonima piazza, fu dal 324 all’ 877 la prima cattedrale di Piacenza, in un primo tempo dedicata a S. Vittore e, dal 478, al martire Antonino patrono della città. Intorno al 1000 venne ampliata con l’incorporazione del battistero che, sopraelevato, divenne torre campanaria e nel 1300 venne aggiunto un maestoso pronao ogivale detto il Paradiso. All’interno del pronao una lapide ricorda che nella basilica si tennero i preliminari della Pace di Costanza tra il Barbarossa e la Lega Lombarda. Una seconda lapide è dedicata a Gregorio X, Papa piacentino dal 1271 al 1277. La chiesa fu nuovamente ampliata nella seconda metà del 1400 e successivamente vennero aperte le cappelle delle navate laterali e l’interno fu arricchito di stucchi e dipinti di gusto barocco. Restaurata più volte, all’inizio del 1900 fu oggetto di lavori tendenti a ripristinare le antiche forme del tempio. L’interno si presenta ora a croce latina rovesciata con tre navate e tre absidi. Conserva opere rimarchevoli come la Pala d’altare di Bernardo Castello raffigurante l’Ultima Cena, un Crocefisso in legno con la Vergine e San Giovanni in terracotta, affreschi di Camillo Gavasetti e dipinti di Roberto De Longe. Nella Basilica sono conservate le reliquie di S. Antonino, patrono e protettore della città. Annesso alla chiesa è un piccolo museo-biblioteca che raccoglie dipinti del 1400 e del 1500, antiche pergamene e codici miniati. Sulla Piazza S. Antonino si affaccia il Palazzo Marazzani-Visconti, costruito nel tardo ‘500 e caratterizzato da un bellissimo portale.
In Via Verdi, di fianco a Piazza S. Antonino si trova il Teatro Municipale, elegante e armonica costruzione con facciata in stile neoclassico e duplice porticato coperto da terrazze a balaustra. E’ opera dell’architetto Lotario Tomba (1803) e fu decorato all’interno da Alessandro Sanquirico. La vastissima sala ha quattro ordini di palchi e tre gallerie; fu inaugurato il 10 settembre 1804 e sottoposto a restauri ed ammodernamenti durante i quali è stato ricavato un accogliente e moderno Salone dei Convegni per incontri, conferenze e riunioni di carattere culturale. Nel ridotto ha sede il Museo del Teatro che conserva documenti e cimeli: libretti d’opera, partiture, autografi, fotografie, manifesti di stagioni liriche e manoscritti di Luigi Illica, librettista piacentino.
Di fronte al Teatro Municipale si trovano il Palazzo Zanardi Landi e l’Oratorio di S. Maria in Cortina che in origine custodiva le spoglie di S. Antonino. Risale al 1100 ed ha subìto numerosi restauri nel corso del tempo. Conserva pregevoli affreschi rinascimentali. Nella zona si susseguono altri antichi palazzi: il settecentesco Palazzo Malvicini da Nibbiano, Casa Bordi, costruita nel 1400 e considerata una delle più antiche della città; Palazzo Nasalli-Rocca, della metà del ‘700 con ampio atrio d’ingresso, grande salone adorno di affreschi e bellissimo giardino; i tre Palazzi Baldini-Radini-Tedeschi con monumentale scalinata dell’architetto Cervini e bellissimi saloni affrescati e infine Palazzo Scotti di Sarmato del 1780 con suggestivo ampio cortile con giardino e porticato e saloni con affreschi di pregevole fattura.
Da Piazza S. Antonino, percorrendo Via Giordani si giunge in Via San Siro dove si trova la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. L’edificio che la ospita venne appositamente costruito nel 1931 dall’architetto Giulio Arata dopo che il nobile Giuseppe Ricci Oddi aveva donato alla città di Piacenza la sua collezione. Vi sono esposte opere dei massimi artisti italiani dell’ottocento e della prima metà del novecento. Si possono ammirare dipinti del Fontanesi, numerosi Mancini, quadri dell’Hayez, dell’Induno, dei pittori macchiaioli, della scuola napoletana, veneta, lombarda e piemontese. Ampio spazio è dedicato anche ad opere di pittori moderni e contemporanei: Casorati, Fattori, Lega, Morelli, Sironi. A questi si aggiungono anche dipinti di pittori di rilievo internazionale. A breve distanza dalla Galleria si trova il Conservatorio di Musica Nicolini nella cui biblioteca sono custoditi documenti musicali antichi.
Parallela alla Via San Siro scorre lo Stradone Farnese, grande via cittadina che caratterizzò lo stile urbanistico della Piacenza del 1500. Fu voluta dal cardinale Egidio Gambara, Legato Pontificio a Piacenza nella prima metà del secolo sedicesimo. Lungo lo stradone sorsero importanti edifici come Casa Selvatico con caratteristica facciata in cotto, il Palazzo Dal Verme e il Palazzo Landi Delle Caselle con elegante facciata barocca. Affacciata sullo Stradone Farnese si erge anche la Chiesa di S. Chiara, costruita nel 1200 per i Francescani e rifatta nel 1605 per le Clarisse. L’interno, ad una sola navata a croce greca, è decorato con stucchi ed affreschi e conserva sull’altare maggiore un Crocifisso ligneo del 1400. Sempre sullo Stradone Farnese si trova anche la Chiesa di S. Bernardino dei Cappuccini, costruita nel 1482 su di un preesistente oratorio del 1200. E’ tutta in cotto e di stile lombardo ed ha un campanile quadrato sul fianco sinistro. L’interno è ad una sola navata e custodisce importanti opere del Malosso, di Carlo Donati, del Guercino, di Guido Reni, del Cignani e del De Longe.
Nel giardinetto che raccorda l’incrocio dello Stradone Farnese con Corso Vittorio Emanuele si trova il monumento eretto a ricordo dei piacentini caduti nella lotta partigiana. Ideato da William Xerra ripropone la semplicità architettonica degli antichi dolmen celtici ed è composto da tre lastroni (due di supporto ed uno sovrastante) di beola grigia, tipica dell’appennino. All’inizio di Corso Vittorio Emanuele si trova la Chiesa di Santa Teresa, costruita nel 1650 al posto dell’antica Chiesa dello Spirito Santo degli Umili. La facciata, in stile barocco, è animata da nicchie con statue. L’interno, ad una sola navata con cappelle, è ricca di affreschi decorativi. Di fronte è posta la piccola Chiesa di S. Raimondo. Costruita nel 1776 presenta la facciata marcatamente barocca ed un interno ad una sola navata a croce greca.
Da Corso Vittorio Emanuele si raggiunge facilmente Via S. Giovanni e l’attiguo piazzale su Via Beverora dove si trova la Chiesa di S. Giovanni in Canale. Edificata nel 1221, su una preesistente Chiesa dei Templari, subì nei secoli successivi profonde trasformazioni e nel 1522 venne aggiunta un’abside. L’esterno è tutto in cotto con facciata monocuspidale in stile lombardo. L’interno, spoglio e grandioso, è a tre navate sorrette da pilastri in laterizio. Il tetto è in parte con volte a crociera e in parte con capriate lignee decorate. Conserva importanti opere quali l’altare maggiore, opera di Giuliano Moroni di Carrara, quadri di Paolo Borroni, una tela di Gaspare Landi, affreschi votivi del ‘400 e arche sepolcrali con il sarcofago della famiglia Scotti e quello trecentesco della famiglia Guadagnabene. Dalla navata destra si accede all’antico chiostro domenicano dove si trova la tomba di Guglielmo da Saliceto, insigne chirurgo piacentino del 1200. La Via San Giovanni è caratterizzata anche da bellissimi palazzi antichi come Palazzo Scotti da Vigoleno costruito nel 1723 e attualmente sede della Prefettura. Oltrepassata la Piazzetta del Tempio si susseguono il Palazzo Gandolfi, il Palazzo Volpari costruito nel 1750 con interessante facciata barocca, il Palazzo Verani Manfredi con sale affrescate e scalone barocco a doppia rampa, il Palazzo Sanseverino con portale rinascimentale e grandioso salone con soffitto a cassettoni ed infine il bellissimo Palazzo Fogliani con un bel cortile cinquecentesco ed ampi saloni con stucchi ed affreschi. Il palazzo fu donato al Vescovo di Piacenza dalla duchessa Clelia Sforza Fogliani.
Nella zona nord-est della città, compresa tra Piazza Cavalli e Piazza Cittadella si trova la Chiesa di S. Dalmazio. E’ una delle più antiche, fu infatti costruita nel 1000 ed ampliata nel 1500. L’antichissima cripta è a pianta centrale con volte a crociera. Di fronte alla chiesa è posto Palazzo Mandelli del 1751, fu residenza ducale ai tempi di Maria Luigia. E’ caratterizzato da un maestoso atrio con grande scalinata, dall’elegante balconata con decorazioni e dal triplice ordine di finestre con timpano. Più a nord è Palazzo Malvicini Fontana, la cui costruzione, iniziata nel 1500, non fu mai portata a termine. Presenta un bellissimo portale con balcone e, all’interno, un grande salone con affreschi del Cinquecento. La Cittadella Viscontea è opera voluta dai Visconti, la sua costruzione fu iniziata nel 1315 e terminata nel 1373. Costituiva la base del sistema difensivo della città; il complesso era di forma quadrangolare, con quattro torri cilindriche negli angoli, mastio centrale e collegamento a due fortificazioni. Oggi rimangono soltanto due torri angolari, le cortine di raccordo ed il mastio con il loggiato settecentesco. Una parte della massiccia costruzione venne abbattuta nel 1500 per costruire il Palazzo Farnese. Il Palazzo Farnese, iniziato nel 1558, fu voluto dalla duchessa Margherita d’Austria, moglie di Ottavio Farnese. La sua costruzione, sul progetto del Pacchiotti da Urbino, fu sospesa negli anni dal 1568 al 1588 e ripresa sotto la direzione di Jacopo Barozzi detto il Vignola ma nel 1602 i lavori furono definitivamente sospesi quando meno della metà del progetto risultava realizzato. Fu comunque residenza ducale farnesiana fino al 1731. Subì spoliazioni e manomissioni di ogni genere dal 1734, quando Carlo Borbone depredò il Palazzo di pregiate opere d’arte. Nel 1760 il Palazzo fu ridotto a magazzino e saccheggiato dai Francesi che nel 1803 lo adibirono a caserma. Come caserma servì fino alla seconda guerra mondiale. Alla fine di questa fu occupato da famiglie di senzatetto e sgombrato alcuni anni dopo per dare inizio a lavori di restauro. Il Palazzo si presenta come un massiccio complesso in laterizio, spoglio e severo con una marcata impronta militaresca. L’ingresso principale da Piazza Cittadella immette in un vastissimo cortile con nicchie e loggiati, e un grande cancello di ferro battuto, con l’emblema del giglio farnesiano, si apre sullo scalone d’onore. Al pianterreno e al primo piano si susseguono sale e saloni ricchi di decorazioni e cornici di Paolo Frisoni mentre dipinti di Sebastiano Ricci e del Draghi illustrano la storia della famiglia Farnese. Alcuni soffitti sono affrescati dal Bibiena e dal Galuzzi. Attualmente la parte monumentale è completamente restaurata ed adibita a sede del Museo Civico, dell’Archivio di Stato e dell’Archivio Storico Comunale mentre proseguono i lavori di restauro di altre sale interne e locali sotterranei ad opera di un Comitato Cittadino e della Sovrintendenza della Regione e dello Stato. Il Museo Civico fu costituito nel 1903 con materiali provenienti da donazioni di Enti e privati. E’ strutturato in tre sezioni fondamentali: archeologia, armeria antica e pinacoteca. La raccolta archeologica custodisce mosaici, capitelli, iscrizioni, anfore, frammenti di cippi, statue ed altro prezioso materiale come il noto “fegato etrusco”, la statua di Afrodite di Cleomene Ateniese. Inoltre una sfinge alata etrusco-romana, un frammento di bassorilievo marmoreo del I secolo dopo Cristo e un mosaico di particolare bellezza del I secolo avanti Cristo. La sezione dedicata all’armeria antica annovera più di 400 pezzi originali tra i quali spiccano armature ed armi, un cofanetto forziere del primo Cinquecento ed un esemplare veramente raro di maglia difensiva d’acciaio. La Pinacoteca comprende il prezioso “tondo” del Botticelli, raffigurante la Madonna col Bambino e San Giovanni, tele e dipinti di Sebastiano Ricci, Giulio Campi, Francesco del Cairo, opere del Nuvolone, del Malosso, del Lomazzo, del Brescianino, dello Spolverini e di altri artisti del Settecento e dell’Ottocento come Felice Boselli, Gaspare Landi e Draghi. Nei sotterranei alcune sale sono adibite a Museo delle Carrozze in cui sono state raccolte e restaurate le più belle carrozze delle famiglie patrizie piacentine.
Da Piazza Cittadella, percorrendo Via Borghetto si arriva in Via San Sisto, dove nell’omonimo cantone, si trova la Chiesa di San Sisto, vero gioiello d’arte rinascimentale, opera dell’architetto piacentino Alessio Tramello. Venne costruita negli anni dal 1499 al 1514 sul luogo dove in origine era un edificio sacro, con annesso un monastero per monache, fondato nel 874 dalla regina Angilberga moglie dell’imperatore Lodovico II detto il Pio. Dopo il 1514 furono eseguiti restauri della facciata del cortile e del presbiterio. La facciata, elaborazione settecentesca di uno schema rinascimentale, è divisa in due ordini, con colonne nella parte bassa e lesene in quella alta che fiancheggiano nicchie con statue di Santi sopra le quali si innalza un frontone triangolare. Ha un alto campanile a pianta quadrata adorno di trifore ed archi ed un piazzale, antistante la facciata, chiuso da un chiostro. L’interno è a croce latina con tre navate ricoperte da volte a crociera e a botte sorrette da arcate su pilastri con tre absidi terminali. Le piccole navate laterali sono ricche di decorazioni; mentre sul fondo dell’altare maggiore è rimasta la cornice barocca dorata che conteneva la famosa “Madonna Sistina” di Raffaello venduta per 20 mila ducati nel 1754 ad Augusto III di Sassonia. Il dipinto è ora custodito nella Gemaldegalerie di Dresda e al suo posto è stata collocata una copia del pittore piacentino Avanzini. Opera di particolare pregio è il coro ligneo, intagliato ed intarsiato dallo Spinelli e dal Pambianco nel 1514. Presenta stalli decorati con paesaggi ed oggetti. Particolarmente mirabili sono le tarsie musicali tra le quali figurano la riproduzione di un organo dell’epoca e composizioni del fiammingo Des Pres. Molto ben decorata anche pittoricamente annovera tele del Procaccini, del Farinati, del Romanelli, del Da Ponte, del Cavagna e di Sebastiano Novelli e alcuni affreschi di Vincenzo Campi. Nell’abside a sinistra dei transetti si trova il sepolcro marmoreo di Margherita d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza, mentre nell’abside a destra è stata ricavata la cappella votiva di Santa Barbara. Alla parete un dipinto di Jacopo Palma il Giovane rappresenta il martirio della Santa le cui spoglie sono conservate nell’urna. Molto suggestiva è anche la cripta con coro ligneo e due sarcofaghi del ‘400.
Antiche costruzioni civili caratterizzano questo angolo di Piacenza, di particolare rilievo, proprio di fronte al Cantone di S. Sisto, è il Palazzo Calciati, armoniosa costruzione del 1600.
Da Via S. Sisto, oltrepassata Via Borghetto, si giunge in Via S. Eufemia dove si trova la Basilica di S. Eufemia, eretta nell’XI secolo. E’ considerata una delle più insigni chiese romanico-lombarde e presenta una facciata modificata più volte nel Seicento e nel Settecento e riportata allo stile originario solo con il restauro del 1906 che ha messo in rilievo l’ampio pronao triportico. L’interno, a croce latina con tre navate e tre absidi, è caratterizzato da forme romaniche con residui ornamenti barocchi. Conserva resti di affreschi quattrocenteschi, un quadro di scuola rinascimentale, pregevoli tele ed un mosaico del 1100. L’affresco dell’abside è invece un’opera moderna. In un’urna dell’altare maggiore sono conservate le ceneri di S. Eufemia.
Percorrendo tutta Via S. Eufemia si giunge in Piazza Borgo. Il suo nome deriva dal fatto che questa parte della città era un tempo un sobborgo di Piacenza. Qui il Vescovo Donato fece costruire nell’850 una chiesa dedicata a Santa Brigida, con annessi un ricovero ed un ospedale. La Chiesa di Santa Brigida fu distrutta da un incendio nel 1140 e subito ne fu eretta un’altra in stile romanico-lombardo che presenta una pianta a croce latina a tre navate ed una facciata in cotto con una sola cuspide. Subì molte manomissioni in cui andarono distrutti preziosi elementi romanici originali; fu anche più volte restaurata, sia nel 1600 che negli ultimi anni del 1800. All’interno sono custoditi dipinti del Tagliasacco, del Rubini, del Boselli e nella cappella si trovano affreschi del De Longe. Di fronte alla chiesa si erge la torre angolare della Casa degli Scotti.
Nella stessa zona si trova anche la Chiesa di San Bartolomeo, eretta nella seconda metà del 1700. La facciata è di ammattonato e l’interno è a croce greca con arcata a tutto sesto, al centro ha una solenne e luminosa cupola.
In Cantone S. Nazaro, laterale di Via Campagna, si trova la Basilica di S. Sepolcro, fondata nel 938 da pellegrini piacentini reduci dal Santo Sepolcro in Terrasanta. Fu distrutta nel 1055 e ricostruita dai Benedettini insieme al convento e ad un ospedale. Nel 1511 fu nuovamente riedificata dagli Olivetani che diedero incarico all’architetto Alessio Tramello. Nel periodo napoleonico fu adibita ad ospedale e riaperta al culto solo nel 1903 dopo importanti lavori di restauro. Presenta un’architettura con caratteri rinascimentali con facciata tutta in cotto. L’interno, monumentale, è a croce latina con tre navate e transetti, volte a crociera nella navata centrale e volte a botte nelle laterali. Conserva opere pittoriche come dipinti di maestri del Seicento e un quadro del 1517 opera di Gerolamo Valle.
In fondo a Via Campagna, sul Piazzale delle Crociate sorge la Basilica di Santa Maria di Campagna. Opera di Alessio Tramello, è un importante esempio di architettura rinascimentale. Iniziata nel 1522 fu completata nel 1528. Di ispirazione bramantesca presenta facciata e transetti di linee armoniose, sovrastati da cupole, lanterne e, al centro, da un tiburio ottagonale con doppio ordine di gallerie. L’interno, a croce latina rovesciata, fu modificato nel 1791 con l’aggiunta del coro. La grande cupola è sorretta da quattro pilastri centrali; un fregio di pitture a tela gira al di sopra dei capitelli e le volte a botte sono ornate di cassettoni classici. Ricchissima di affreschi, pale e tele, conserva opere del Pordenone, di Bernardino Gatti, dipinti del Campi, del Guercino, di Procaccini e del Crespi. Sull’altare maggiore è posta un’antichissima statua della Madonna, in legno policromo, custodita ancora prima del Mille in una chiesa che sorgeva sul piazzale antistante l’attuale basilica. L’immagine della Vergine, venerata dal popolo come Madonna della Campagnola ha dato il nome alla chiesa sul cui piazzale Papa Urbano II bandì nel 1095 la Prima Crociata per la liberazione della Terrasanta.
Parallela a Via Campagna scorre Via Taverna, dedicata al filosofo piacentino e ricca di bellissimi palazzi antichi. Tra quelli di maggior rilievo il Palazzo Barattieri di S. Pietro, cinquecentesca costruzione in cotto con elegante portale che immette in un suggestivo cortile con porticato. Conserva resti di pregevoli affreschi. Palazzo Somaglia del 1700 ha un doppio cortile con porticato ed una grande scala a doppia rampa con sovrastante cupola con resti di affreschi. Palazzo Scotti da Fombio, costruito nella prima metà del 1400, ha subìto numerose modifiche nel corso dei secoli, ma mantiene lungo tutta la facciata una fascia con bassorilievi. Ad un angolo, sorretto da due statue, si trova il grande stemma degli Scotti. Molto bello è il portale d’ingresso con fregi ornamentali dello scultore Gregorio Prini. All’interno un vastissimo ed elegante cortile con porticato. E’ attualmente sede del Collegio Morigi. Palazzo Scotti di Castelbosco presenta un ampio portale che immette nel cortile con loggiato. Uno scalone ad un’unica rampa porta a grandi saloni affrescati. Palazzo Anguissola conserva splendide sale ricche di stucchi. Sempre in Via Taverna si trovano due antiche chiese ora chiuse al culto. La Chiesa di SS. Nazaro e Celso che risale al 1000 ed ha subito varie modifiche nel Medioevo, conserva però intatto il campanile che, dopo quello di S. Antonino, è il più antico della città. La Chiesa di S. Matteo è invece di costruzione romanica, fu restaurata nel 1510 e rimaneggiata nei secoli successivi. Un architrave dell’ingresso laterale, del 1100, fu asportato per essere esposto al Museo Civico.
Percorrendo tutta Via Taverna si torna in Piazza Borgo e di qui in Via Garibaldi dove si trova il Palazzo della Provincia, in stile Liberty. Lungo la via si incontrano anche il Palazzo Anguissola-Scotti con facciata neoclassica, doppio cortile, monumentale scalone e sale ricche di stucchi; e Palazzo Mischi, del 1700, con un bel cortile quadrato con colonnato e scalone con balaustra in ferro battuto.
In pieno centro storico, in Via Carducci, si trova la Biblioteca Comunale Passerini-Landi. E’ ospitata in un palazzo del 1500 edificato dai Gesuiti per farne il centro degli studi piacentini. Fu fondata nel 1774 e conta oggi più di 200 mila volumi, 1000 incunaboli e circa 3000 tra manoscritti e codici miniati tra i quali il celebre “Salterio” dell’imperatrice Angilberga (827) scritto a caratteri d’oro e d’argento su pergamena purpurea. Tra i reperti anche il più antico codice della Divina Commedia con data certa (1336), una Bibbia latina stampata a Piacenza nel 1475, una ricca raccolta di statuti e cronache locali ed esemplari unici di codici medievali.
Accanto alla Biblioteca Comunale si trova la Chiesa di S. Pietro, edificata nel 1585 sull’area di una precedente chiesa fatta costruire prima del Mille dal Vescovo Pasone che vi fu sepolto. L’interno, ad un’unica navata, ha alte cappelle laterali ed un coro allungato. Conserva numerosi quadri, affreschi del Cisterna e buone tele del De Longe.
Nella zona che converge verso S. Pietro si trova il Palazzo Ferrari-Costa, del 1600, con una bella facciata barocca ed un ampio portale. Di pregevole fattura sono i ferri battuti della cancellata e dei balconi, molto belli anche il porticato, lo scalone con volta ornata di decorazioni, l’ampio salone con affreschi del De Longe e magnifici stucchi. Anche Palazzo Morando, costruito nel 1600 in cotto, ha sale ricche di stucchi ed affreschi che si affacciano in un monumentale cortile. In questa parte della città si trova anche l’Oratorio di S. Cristoforo - detto anche della morte - opera del Valmagini, con pregevoli affreschi e dipinti tra i quali spiccano opere del Bibiena e del De Longe.
Palazzo Landi, infine costituisce un’importante testimonianza dell’architettura civile del primo Rinascimento lombardo. Fu costruito nella prima metà del secolo XV e decorato da Giovanni Battaglio da Lodi e da Agostino De Fondutis. Il grande portale marmoreo è invece opera di Gian Pietro da Rho. Fu proprietà dei Farnese che, nel 1578, lo adibirono a residenza del Consiglio Ducale. Riccamente decorato in cotto ha un bellissimo cortile interno con porticato e loggia sovrastante; un doppio scalone porta al primo piano dove si aprono ambienti monumentali. Il palazzo ospitò vari regnanti tra cui Carlo V di Spagna nel 1529; inoltre fu anche della famiglia Landi. Oggi invece è sede del Tribunale, della Pretura e della Corte d’Assise.
Di fronte a Palazzo Landi si trova la Chiesa di S. Lorenzo, costruita nel 1300. Subì modificazioni e restauri nel 1600 e nel 1700 ma la bella facciata conserva in gran parte la struttura originale. L’interno è a tre navate con transetti; gli affreschi che ornavano la Cappella di S. Caterina sono stati trasferiti nel Museo Civico. Vicino sorge anche la Chiesa di S. Eustachio, del 1600, con facciata rinascimentale. Conserva frammenti di affreschi e alcuni quadri. Viene aperta una sola volta all’anno nel giorno del Santo. Palazzo Madama, una volta sede delle Carceri Mandamentali, è un significativo esempio dell’architettura civile piacentina del periodo farnesiano. E’ chiamato così perchè fu residenza di Madama Margherita de’ Medici, madre di Ranuccio II Farnese. Poco lontano fu eretta nel 1677 la Chiesa delle Benedettine, a compimento di un voto di Ranuccio. L’interno è a croce greca con armoniose linee rinascimentali; suggestiva è la grande cupola, coperta di rame e adorna di affreschi. All’incrocio tra Via Roma e Via Legnano si trova l’Oratorio di S. Rocco, costruzione seicentesca alla quale è affiancata una torre campanaria. All’interno, riccamente decorato, si trovano opere pittoriche della scuola del Nuvolone, una pregevole statua lignea di S. Rocco e un crocefisso del 1400.
Percorrendo Via Roma si incontrano altri pregevoli palazzi antichi. Spicca Palazzo Costa-Trettenero costruito nel XVII secolo. Ha una facciata rococò ornata di eleganti stucchi e di ferri battuti di pregevole fattura. All’interno un bel porticato con scalone porta al primo piano dove si trova il grande salone da cerimonia affrescato dal Draghi e decorato dal Bibbiena nel primo decennio del 1700. Palazzo Anguissola di Grazzano è una maestosa costruzione a tre piani, opera dell’ architetto Cosimo Morelli. Costruito nel 1777, segna il passaggio dallo stile architettonico dell’ultimo barocco al primo neoclassico. Un imponente scalone porta al primo piano dove si trova una grande sala affrescata con motivi scenografici di gusto settecentesco. Palazzo Maruffi fu costruito verso la fine del 1600. Presenta una severa facciata in cotto non completata. All’interno sale decorate con affreschi e stucchi. E’ attualmente sede del Pio Ricovero Maruffi, fondato dall’ultimo discendente della famiglia nella seconda metà del 1800.
In Via Alberoni, trasversale di Via Roma, si trova la Basilica di S. Savino. E’ una delle più belle architetture romaniche dell’Italia settentrionale. Fu costruita nel 1100 sul luogo di un precedente tempio risalente al 903, dedicato a S. Savino e successivamente distrutto e depredato dai barbari Ungari. Della chiesa primitiva è stata conservata la cripta mentre il campanile fu completato nel 1200. Ha subito, nel corso dei secoli, varie modifiche e alterazioni con interventi di restauro nel 1800 e all’inizio del 1900. Sulla facciata è ancora evidente la struttura barocca che nasconde le originarie forme romaniche. L’interno è a tre navate suddivise da colonne in pietra sormontate da artistici capitelli, mentre archi e costoloni ornano le volte. Nella navata di destra sono visibili i resti di affreschi del 1200 e del 1300. Nel presbiterio si trova un altare barocco con un’urna in marmo contenente il cranio di S. Savino ed un sarcofago con i resti del Santo. Nell’abside si trova un grande crocifisso ligneo risalente al 1100. Di grandissimo valore è il mosaico policromo del XII secolo che, sotto forma di racconto allegorico, rappresenta il tempo che passa, la Fortezza, la Temperanza, la Giustizia e la Prudenza. Nel corso di recenti restauri sono affiorati anche frammenti di affreschi decorativi di un ignoto maestro del XII secolo.
In località S. Lazzaro, a due chilometri dal centro cittadino, si trovano il Collegio e la Galleria Alberoni, costruiti nel 1746 per volere del cardinale Giulio Alberoni. Ospita i giovani seminaristi votati al sacerdozio. Vitalissimo centro culturale di studi teologici e filosofici, è dotato di una ricca biblioteca, di un archivio e di un attrezzatissimo Osservatorio Meteorologico - astronomico - sismico e di moderni laboratori per la ricerca scientifica. L’annessa Galleria conserva opere di grande valore artistico e storico; spiccano 18 arazzi antichi di rara bellezza, tra cui due di fattura fiamminga del 1500, e centinaia di quadri tra cui l’ “Ecce Homo “, famoso capolavoro di Antonello da Messina (1473). Notevoli sono anche i dipinti di Salvatore Rosa, Domenico Viani, Francesco Solimena e di altri valenti artisti. Inoltre la Galleria custodisce anche 132 incisioni del Piranesi. Nella Chiesa, annessa al Collegio, si trovano il mausoleo del Cardinale Alberoni, inoltre quadri del Carracci, del Bresciani, del Peroni e una grande tela con soggetto biblico di B. Strozzi.
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