in Via San Siro, traversa di Via Alberoni
La raccolta di opere collezionate a partire dal 1897 fu donata da Giuseppe Ricci Oddi (1868-1937) al Comune di Piacenza nel 1924, con l'accordo che l'ente fornisse l'area su cui il donatore avrebbe fatto costruire a sue spese l'edificio atto a ospitarla, su progetto dell'architetto Giulio Ulisse Arata (Piacenza 1881-1962). Inaugurata al pubblico nel 1931 costituisce un importante documento dello sviluppo dell'arte italiana del XIX e del XX secolo. Possiede inoltre alcuni autentici capolavori come Piazza d'Anversa di Zandomeneghi (1880) dove sono rivissute in maniera personalissima le lezioni di Degas (per certi tagli prospettici) e di Renoir (negli accordi cromatici); Ecce Puer di Medardo Rosso, che ruppe l'involucro chiuso della forma scultorea preannunciando le nuove tendenze novecentiste; il bellissimo Ritratto di Bruno Barilli, dipinto da Massimo Campigli nel 1928; I pagliai di Carrà o la straordinaria Mezza figura di donna (1916-1917), opera di Gustav Klimt, fautore della sessione viennese. Il percorso si articola in 25 sale, in cui sono esposte circa 450 opere organizzate per sezioni regionali. Nella prima sala, che presenta una completa sintesi della pittura emiliana (Bocchi, Bertucci, Arrigoni, Bot, Ghittoni, Pacifico, Perinetti, Sidoli, Tansini) spiccano le opere di Bocchi, Protti e Fioresi. Nella II sala si trovano i Macchiaioli, tra cui Signorini, Fabbri, Lega, Cabianca e uno splendido Ritratto di signora di Giovanni Boldini. Ai pittori liguri e piemontesi è dedicata la sala III e IV, (Barabino, Calderini, Delleani, Pelizza da Volpedo), mentre ad Antonio Fontanesi sono riservate le due sale successive. Nella rotonda (sala VII) sono esposte le sculture, tra cui quelle di Vincenzo Gemito, Adolfo Wildt e Quirino Ruggeri. Nelle sale VIII, IX e X è presentata la pittura lombarda: Francesco Hayez, di cui si ammira un magnifico ritratto di Chopin, Giovani Carnovali detto il Piccio, Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona, Luigi Conconi, Gaetano Previati, Mose Bianchi e Giovanni Segantini, per citare solo i nomi più importanti, presenti con opere di straordinaria qualità. Passando nella sala XI (Michetti, Dal Bono, Morelli, Formis, Longaretti) si raggiungono quattro piccoli locali appartati in cui si ammirano, oltre a disegni ed acqueforti di Fontanesi, Fattori, Morandi, Tosi e Bruzzi, le splendide sculture di cera di Medardo Rosso. La XIII sala è riservata ad alcuni pittori del nostro secolo (Marussig, Levi, Rosai, Funi, Soffici, Cassinari, De Grada, Usellini, Frisia, De Pisis, De Chirico, Steffenini, Ferrazzi, Treccani, Richetti, Rossi, Prada). La sala successiva è dedicata al maggior artista piacentino della seconda metà dell'Ottocento, Stefano Bruzzi (1835-1911). Nella sala XV sono esposte opere di Pasini, Biseo, Liegi, Vagnetti e Bicchi; mentre la sala XVI espone dipinti di Antonio Mancini e pastelli di Giuseppe Casciaro. Sala XVII: Danzatrice in riposo di Francesco Messina (1945) e numerose opere che documentano il momento di «ritorno all'ordine», tra cui Moro, Tosi, Casorati. Le due sale seguenti offrono un panorama della pittura meridionale (Palizzi, Patini, Dalbono, Michetti, Rossano, Sartorio, Cammarano) tra cui emerge lo splendido quadro di Giuseppe de Nittis Intorno al paralume (1883) con palese riferimento all'opera di Degas. Nella sala XX sono particolarmente interessanti le opere squisitamente liberty di Innocenti e quella conturbante del simbolista Aristide Sartorio (Abisso Verde 1900), oltre a una creazione giovanile di Felice Carena. Nella sala successiva, dedicata agli stranieri (Augusto Ravier, Jules Bastien-Lepage, NarcisseVirgile Diaz de la Pena, Albin Egger Lienz e Carl Larsson) vi sono due opere straordinarie dipinte da Zandomeneghi a Parigi e lo splendido Mezzo ritratto di donna di Gustav Klimt. La sala XXII è dedicata ai veneti, Con un'ampia rassegna su Guido Cadorin. La sala XXIII e quella dell'ingresso feriale espone numerose opere di maestri del Novecento, mentre nel salone d'onore si trovano opere di pittori piacentini.
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