Museo Civico Archeologico di Bisceglie

Museo Civico Archeologico di Bisceglie

con testimonianze di presenze umane nella preistoria

In Puglia, il territorio di Bisceglie, nel tratto di Murgia sul versante adriatico, ha restituito testimonianze archeologiche rilevanti che attestano la sistematicità della presenza dell'uomo durante le diverse fasi della preistoria. Sono state individuate infatti tracce della presenza umana riferibili al Paleolitico medio (circa 70.000 anni fa) nei livelli all'interno della Grotta di Santa Croce dove e stato rinvenuto il femore di un individuo adulto di Homo sapiens neanderthalensis.
Per il Neolitico (VI-IV millennio a. C.) la presenza di insediamenti che si susseguono a breve distanza l'uno dall'altro e attestata lungo i numerosi solchi erosivi, le "lame", che attraversano i vasti ripiani paralleli alla costa e confluiscono al mare; degno di particolare interesse e il sito di Cave Mastrodonato. L'aspetto funerario della civiltà sub appenninica è ben documentato dalla presenza dei dolmen La Chianca, Albarosa, Paladini e Frisari, tombe collettive megalitiche del tipo a galleria, distribuite tra Lama Santa Croce e Lama d'Aglio, da riferire alla media età del Bronzo, nel c 0 r s 0 della seconda mete del 11 millennio a. C.. In questa area, cosi ricca di testimonianze, assume particolare importanza la presenza di un Museo Civico Archeologico a Bisceglie. La storia della raccolta museale risale agli anni trenta, all’opera di Francesco Saverio Majellaro, che tra il 1937 e il 1957 raccolse in varie località del territorio biscegliese reperti litici e ceramici riferibili a diverse fasi cronologiche. 11 Majellaro opero nell'agro biscegliese in stretta collaborazione e sotto la guida del prof. Luigi Cardini, dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, al quale si devono, tra gli altri, gli scavi sistematici negli anni 1954-'56 e'58 nell'insediamento neolitico di Cave Mastrodonato e nell'area delle Grotte di Santa Croce.
L'esposizione, provvisoria ed in via di sistemazione, e per ora concentrata nelle prime due sale e comprende una scelta delle principali classi di reperti (ceramica impressa, incisa e dipinta del Neolitico antico e medio), industria in selce e ossidiana, industria ossea, fauna e malacofauna da Cave Mastrodonato e dalle Grotte di Santa Croce. In particolare, provenienti dalle Grotte di Santa Croce, sono esposti reperti litici in selce del Musteriano, una facies culturale del Paleolitico medio (circa 70.000 anni fa), tra cui punte e raschiatoi e dell'epigravettiano finale, facies del Paleolitico superiore (circa 11.000 anni fa), caratterizzato da strumenti in selce più piccoli, come bulini e grattatoi, utilizzati per attività più specifiche.
Nel Paleolitico i gruppi umani, in un habitat condizionato da clima freddo alternato a clima caldo, adottano una economia di caccia, abitano in caverne e sfruttano, per fabbricare gli strumenti di lavoro, la selce che si prestava ad essere scheggiata per ottenere strumenti dai margini taglienti e in generale adatti al disboscamento e alla lavorazione del legname.
Con l’età neolitica, ai gruppi di cacciatori - raccoglitori del Paleolitico, subentrano comunità sedentarie, dedite all'agricoltura e all'allevamento del bestiame (91 millennio a. C.) e organizzate in villaggi di capanne, come attesta il rinvenimento di frammenti di intonaco di capanna a base di fango, paglia e argilla. L’attività agricola delle comunità e confermata da macine per la triturazione dei cereali e resti ossei di animali domestici (pecora, capra, suini, bovini) testimoniano l'allevamento del bestiame ad integrazione dell'agricoltura. L'uso di strumenti in pietra levigata, accanto a quella scheggiata già tipica del Paleolitico, caratterizza questa età sono state rinvenute accette, strumenti in osso lavorato, lame e punte di freccia in selce. A volte, in sostituzione della selce, per la quale il Gargano costituiva un'ottima zona di rifornimento, veniva usata l'ossidiana, vetro vulcanico di colore nero lucido avente le stesse proprietà della selce e importata spesso da Lipari, ricca di questa materia prima. Anche la produzione di vasellame in argilla cotta e una conseguenza della cosiddetta "rivoluzione neolitica". Nel Museo di Bisceglie sono esemplificate la ceramica impressa (V millennio a. C.), incise e graffita ( V - IV millennio a. C.), dipinta (V - IV millennio a. C.), disadorna e la ceramica decorate con tecniche diverse ad impressioni e incisioni o ad impressioni e dipinture.
Maggiore consistenza ha il nucleo della ceramica impressa; comprende materiali con superfici perlopiù fittamente decorate ad impressioni, ottenute effettuando una pressione sulla pasta ancora crude del vaso con l'impiego delle dita (a pizzicato, a unghiate) o con l'aiuto di punzoni e stecche o utilizzando il peristoma della valve del cardium (impressioni cardiali). Spesso, su un unico frammento, si alternano decorazioni ad impressioni strumentali diverse. Le forme dei vasi sono semplici e adatte all'uso domestico coppe emisferiche, fiasche, olle globose, grandi contenitori in impasto per la conservazione di derrate alimentari e liquidi. Segue inoltre l'esposizione di alcune importanti altre con iscrizioni di età romana di varia provenienza e di una testa virile in marmo da Brindisi del 111 sec. d. C., dono dell'ing. M. Dell'Olio e di alcuni frammenti di grandi anfore databili tra il I ed il 11 secolo d. C., dal litorale di Salsello.
Infine, notevole interesse riveste un’urna cineraria in marmo bianco con foro di reimpiego, di due liberti legati da vincolo matrimoniale, del I sec. d. C., con iscrizione funeraria, dalla Chiesa di S. Margherita di Bisceglie.

a cura di Francesco Saverio Majellaro
da www.comune.bisceglie.ba.it

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