Itinerari piacentini: la Val Boreca

Itinerari piacentini: la Val Boreca

in Alta Val Trebbia

Spesso ignorata dalle principali guide turistiche e dai più rinomati itinerari dei nostri Appennini Piacentini, la Val Boreca è tuttavia un piccolo gioiello della natura, una tra le più belle aree del nostro territorio provinciale, punteggiato da piccoli centri ancora cadenzati da ritmi di vita rurale. E’ una piccola valle che si snoda sulla sinistra del Trebbia, dove il fiume raggiunge le più alte quote, all’estremo lembo meridionale della provincia piacentina, laddove si vengono a segnare i confini con la Liguria e il Piemonte. Il torrente Boreca, che da il nome alla valle, nasce dal monte Carmo, che svetta a 1642 mt. di altitudine. Una natura per molti tratti ancora selvaggia caratterizza questa piccola graziosa valle che si estende protetta dalle più alte cime dell’Appennino Ligure Piacentino, con il Lesima, il più alto con i suoi 1724 mt., il Chiappo (1700 mt.), l’Alfeo (1650 mt.), il Cavalmurone ( 1670 mt.). La configurazione geografica di questo territorio, oltre a fornire protezione ai villaggi prospicienti la Val Boreca, favorisce anche la formazione di un clima mite, capace di determinare, in alcuni casi, la fioritura delle viole anche nel periodo invernale. Un ambiente incontaminato fatto di boschi, pascoli e praterie che ha rappresentato nei secoli una delle principali risorse di questi piccoli villaggi, i quali trovavano nel ricco sottobosco funghi e mirtilli, fragole e lamponi, genziana ed altre erbe medicamentose che, ancora oggi, formano insieme ad una infinità di fiori montani, una variopinta e profumata distesa naturale. Oggi la Val Boreca è meta preferita di appassionati delle escursioni e passeggiate per il periodo estivo, mentre l’inverno è frequentata dagli amanti dello sci, grazie agli impianti di risalita e alle piste di Capannette di Pey. Il centro principale della valle è Zerba, che è anche il più piccolo comune della provincia di Piacenza. Sorge al centro della vallata ed ospita il Torrione Malaspiniano. Altri centri sono Cerreto, Samboneto e Pey.

Escursioni e passeggiate
Nel periodo estivo sono numerosi gli appassionati della montagna che raggiungono la Val Boreca per l’opportunità di escursioni e passeggiate che offre, dalle più facili ad altre leggermente più impegnative, che si arrampicano fin sulla vetta del Monte Lesima. La in cima si colloca una grande croce di ferro e sgorgano abbondanti, limpide e fresche acque di sorgente, delizioso e salutare ristoro. Vi si giunge tramite piacevoli passeggiate lungo sentieri ben tracciati, non impegnativi della durata di circa 2 ore con partenza da Zerba, Vezzimo, Pey, Capannette di Pey. Giunti sulla cima agli occhi appare una visione meravigliosa, che spazia su tutte le vette dell’Appennino Ligure Piacentino, sulle valli del Trebbia, del Boreca, dello Staffora, del Borbera, con i romiti villaggi biancheggianti sulle pendici. Nelle giornate limpide si possono distinguere le sagome delle città situate alle propaggini della pianura padana. Anche il mare ed un tratto di costa ligure si può facilmente scorgere lungo il sentiero che sale da Capanne di Cosola, a 1700 mt., appena oltrepassato Capannette di pey.

Capannette di Pey
E’ il più elevato centro di villeggiatura e sport invernali della provincia di Piacenza, dall’alto dei suoi 1470 mt., posto al confine con le province di Alessandria e Pavia. Facilmente raggiungibile da Zerba, è denominata la “Svizzera piacentina” per la bellezza del suo paesaggio incontaminato, dominante tutta la Val Boreca. Belle passeggiate conducono sulle vette del Lesima, del Chiappo, dell’Ebro, dell’Alfeo, del Cavalmurone. Molto graziosa e caratteristica la chiesetta degli alpini, Capannette offre piste ed impianti di risalita oltre ad opportunità di ospitalità e ristorazione.

Zerba
Principale centro della Val Boreca, sorge a 900 mt. di altitudine ed è il più piccolo centro comunale del piacentino. Sebbene la sua storia racconta di una dipendenza economica dalla Val Trebbia, Zerba nel 1221, in luogo alla divisione effettuata dai Malaspina, venne separata dai complessi dei feudi posti sulla riva destra del Trebbia per venire aggregata a quelli della vicina Val Staffora. Verso la metà del ‘500 Zerba contava 23 fuochi, ed ogni fuoco corrispondeva ad un nucleo familiare. Dopo un periodo sotto i Visconti di Milano, Zerba tornava in possesso dei Malaspina per poi passare, nel 1743, al Piemonte insieme a Bobbio. In seguito all’abolizione dei feudi ordinata da Napoleone, Zerba fu aggregata ad Ottone. Del suo castello rimangono alcuni resti del Torrione Malaspiniano che sorge su un poggio dove sono stati rinvenuti negli anni ’50 reperti archeologici di epoca preromana. Questa di Zerba era considerata tra le fortezze più importanti della linea di difesa ligure che contava numerosi altri manieri, dislocati nelle valli Trebbia e Aveto, a protezione delle incursioni romane a sud. Ormai da circa un decennio Zerba sta dimostrando una certa vitalità, che pone questo piccolo grazioso comune all’attenzione di un flusso turistico sempre crescente.

Leggenda o realtà
Non è leggenda, bensì storia, quella che racconta di Annibale il quale, dopo aver attraversato le Alpi, combattè e sconfisse i Romani nella nota battaglia “del Trebbia”. Forse è più leggenda, ma forse no, quello che si racconta di alcuni soldati di Annibale, disertori o feriti tali da non essere più utili al combattimento, che avrebbero fondato alcuni dei paesi della valle. In effetti alcuni nomi dei villaggi e paesi della Val Boreca e delle valli vicine, pare richiamino il suono di città Cartaginesi; Zerba da Gerba, come l’isola di Djerba, nel Golfo di Gabes, di frone alle rovine di Cartagine; e poi Tartaro da Chartago, Cartagine; Bogli da Bougie, ma anche il Monte Penice richiama il nome latino dei Cartaginesi: “phoenices” ossia fenici. Ancora può essere considerato in questa analogia il villaggio di Barchi, in Val Trebbia, da Barca che era il nome della famiglia di Annibale, e per finire Carpeneto, altro piccolo centro della zona, da “Casa dei Cartaginesi” (car = casa o villaggio e phoenics = cartaginesi).

da La Cronaca
Roberto Rossi

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