con rifugio OTP-GEA
Affluente destro del Trebbia, il fiume Perino disegna un territorio dai connotati ambientali per alcuni tratti aspri ed impervi, ma sempre spettacolari e di forte impatto visivo. Costituisce un ponte naturale tra la Val Trebbia e la Val Nure, collegando i centri di Perino e Bettola. Lungo questo tracciato vengono a svanire immediatamente rumori e traffico per sostituirsi con i suoni della natura, con i colori di una rigogliosa vegetazione, che portano indietro nel tempo… La Val Perino è discreta, delicata nel suo ospitare, e l’incedere passo dopo passo dentro le sue pieghe è un po come fermare il tempo, staccarsi dalla realtà, chiudere gli occhi e scoprire altri orizzonti, altri profili, nuovi e carichi di fascino. Per scoprire la Val Perino e svelare tutte le sue perle è necessaria una attenta frequentazione, costante ed appassionata. La prima impressione, il primo impatto con la valle è infatti quello di un piacevole senso di spaesamento, dentro il quale ci si sente per alcuni momenti persi, per ritrovarsi e poi riperdersi, in un alternarsi di situazioni piacevoli, di leggerezza. La Val Perino è questa: accoglie a braccia aperte, ma nello stesso tempo chiede rispetto, la si ama intensamente, ma con pudore, con discrezione. In una atmosfera silenziosamente minimalista, in forte contrasto con le più trafficate generatrici Val Trebbia e Val Nure, questo piccolo territorio colpisce nel suo percorso anche il più distratto visitatore, incanta il più attento, in un susseguirsi di piccole meraviglie naturali. Per un lungo periodo è stato anche custode di importanti emergenze storiche, con la torre d’Erbia che dominava alta e imponente la valle, risalente al quattrocento, pare voluta dai Nielli, malauguratamente nel tempo andata in rovina, recentemente crollata. Stessa sorte è toccata al castello di Villanova Valperino, millenario maniero anch’esso appartenuto ai Nielli e andato distrutto negli anni sessanta. Tiene paradossalmente la torre di San Giovanni, quella che del circuito difensivo pareva essere la struttura più debole, che sorge nei pressi della località Bacchetti, lungo il passo del Cerro, frontalmente al possente bastione di roccia costituito dai monti Mangiapane, Gonio, Concrena e Belvedere. In Val Perino si va, come detto, per entrare in un ambiente dove la natura primeggia e si eleva a valori assoluti, bella, imponente, selvaggia, assolutamente incontaminata. Si incontrano i piccoli centri di Aglio e Calenzano appaiono come anch’essi sbocciati dal terreno, tanto il verde che li circonda; la Val Bergaiasca dai connotati severi e decisi; il piccolo canyon che si forma a monte del minuscolo centro di Fra i Rivi; i piani d’Aglio, il Monte Capra, il Gruppo del Concrena, il Monte Osero, la conca del Monte Mangiapane. Camminare lungo questi santuari naturali è un emozione che trasale, quieta la mente, placa lo spirito, rigenera il corpo. Ed è su questi percorsi che sorge il Rifugio OtpGea, ed in questo meraviglioso conteso ospita gli escursionisti, gli amanti della natura e tutti coloro che si spingono quassù. Nasce nel mezzo di un bosco, denominato il “bosco delle polveri”, questo rifugio. Ed è Enrico Nolivari che lo gestisce, come una casa di tutti, che si mantiene, si autogestisce, si autofinanzia con la sana logica del volontariato, per cui chi accede, con un contributo di € 5, si impegna a mantenerlo in ordine, pulito e pronto ad ospitare chi arriva dopo. Enrico mette a disposizione le chiavi a coloro desiderano fare tappa qui per vivere una notte che si rivela quasi magica, illuminata dalla luce delle stelle e della luna, aiutata dalle candele che bruciano e regalano un’atmosfera unica, inenarrabile. La storia di questo rifugio racconta che un gruppo dell’OtpGea, in escursione in queste zone, un giorno dell’anno 1982, avvistò questa robusta casa in sasso, in uno stato di abbandono, quasi diroccata. Una casa ricovero usata un tempo per ospitare gli operai della miniera, costituita da due stanze, una per dormire, l’altra attrezzata con tavolo e panche rudimentali, scaldata da una stufa a legna, usata anche per cucinare. Il vicino Rio Verbuscone, per mezzo di un’opera di canali, serviva l’acqua per le pulizie, mentre più a monte una casamatta costruita in pietra locale veniva usata come deposito dell’esplosivo utile alla miniera. I lavori da parte dell’OtpGea iniziarono abbastanza presto, dopo averla acquisita, e grazie anche all’aiuto di volontari cominciò a prendere forma questo rifugio, da vent’anni ormai punto d’appoggio per soci e non, amanti delle escursioni. “Nel tempo – racconta Enrico – abbiamo visto i figli dei nostri primi ospiti crescere, diventare adulti, e diventare loro stessi frequentatori di questa valle… la nostra – continua – è come una grande famiglia e chi arriva anche per la prima volta entra a far parte di questo modo di stare insieme…”. Per questo sono particolarmente attesi gli appuntamenti che durante l’anno animano il rifugio e che si svolgono in un clima di grande socializzazione, di cordialità. “E’ un po come capita durante le principali ricorrenze – riprende Enrico - quando, ad esempio a Natale, le famiglie si ricompongono attorno alle tavole… per noi i nostri familiari sono i nostri amici, e tra tutti noi si crea un rapporto tanto spontaneo quanto intenso, forte, genuino…”. L’anno comincia con la polentata di gennaio, mentre a maggio l’appuntamento è con la cosiddetta Festa della famiglia, con corse dei sacchi, tiro alla fune ed altri giochi tradizionali, dove il gioco prevale sulla competizione. Musica, balli e sane risate anche all’altro appuntamento primaverile, con il tiro con l’arco e sempre, l’immancabile passeggiata. Chiude l’anno la castagnata di ottobre, durante la quale abili cuoche preparano semplici e squisite pietanze, diffondendo profumi che si vanno a fondere con quelli del bosco, dei fiori, delle piante, al ritmo dello screpitio delle castagne che cuociono. Non serve altro che organizzarsi, ora, con scarponcini e, vista la stagione, maglioni pesanti e giaccavento per partire per un week end all’insegna della libertà e delle emozioni della natura.
Per arrivare Il percorso più affascinante è quello che parte nella zona di Case Martini, raggiungibile da Macerato. Con il sentiero CAI 157, che conduce fino ad Aglio, si percorre un tratto che attraversa numerosi rivoli d’acqua, che salgono e scndono su sassoni, creando suggestivi giochi d’acqua, per un impatto naturalistico veramente emozionate. Il percorso più noto, il più classico, parte da Villanova, indicata insieme ad Aglio lungo la strada provinciale. Si ferma l’auto e si prende il sentiero 153; dopo circa mezzora di camminata si incrocia il sentiero 157, il quale porta, nel silenzio del bosco, al rifugio.
Il rifugio E’ dotato di una stanza con cucina economica e di un camino; un soppalco è la “zona notte”, dove si riposa con sacchi a pelo. Dispone di bagno servito da acqua corrente. Normalmente le candele sono preferite al generatore che fornisce corrente elettrica 220V… l’atmosfera è decisamente tutt’altra.
da La Cronaca Roberto Rossi
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