abitata prima dai liguri e poi da tribù celtiche
Anche la zona dove ora sorge il paese di Ottone (mt. 492), come gran parte della Val Trebbia, in antichità fu abitata prima da popolazioni liguri e successivamente da tribù celtiche - alcuni toponimi come il nome del Monte Penna testimoniano questi insediamenti. La discesa di Annibale, III secolo a.C., offrì agli abitanti di questi territori l'occasione per ostacolare l'avanzata romana ma quando il cartaginese fu sconfitto nulla poté fermare la presa di possesso della Valle da parte dei Romani. Nel corso del VI secolo subentrarono i Longobardi che penetrarono nella Valle favorendo la fondazione dell'Abbazia di Bobbio a cui assegnarono un consistente patrimonio terriero che comprendeva anche la zona di Ottone. Declinato il potere dell'Abbazia, Ottone entrò a far parte dei possedimenti della famiglia Malaspina che ne ottenne ufficiale investitura da Federico Barbarossa nel 1164 e seppe amministrare a lungo al vallata fino a quando dovette cedere alle pretese dei Comuni, primo fra tutti quello di Piacenza, che intendevano garantirsi una via per un regolare flusso di merci per e dal porto di Genova. Nel 1508 intanto il feudo di Ottone venne venduto dai Malaspina ai Fieschi che coinvolti nella congiura contro i Doria persero gran parte dei loro possedimenti a favore dei Doria stessi. Dal 1801 al 1804 la valle del Trebbia fu annessa alla Francia poi al Regno di Piemonte e dopo l'unità d'Italia appartenne alla provincia di Genova prima a quella di Pavia poi ed infine nel 1923 a quella di Piacenza. Il paese che si dispone attorno a piazza della Vittoria è sovrastato dai resti della Rocca dei Malaspina, solo le robuste mura in sasso e le strette feritoie ricordano la sua secolare storia. L'antica pieve di S. Bartolomeo, sorta probabilmente intorno all'anno mille quale punto di assistenza e rifugio per i pellegrini e viandanti, fu ricostruita quasi totalmente nel 1598 inglobando gli elementi superstiti di tre costruzioni precedenti. All'interno, che si presenta spoglio e con pavimentazione in ardesia, è custodita una statua lignea del santo. Inoltre, un edificio che non manca di attirare l'attenzione di chi giunge dalla direzione di Piacenza è il grande mulino a due ruote detto Mulino dei Principi. Le due ruote indipendenti possono lavorare separatamente e in passato mentre una serviva alla macinazione dei cereali l'altra a quella delle castagne secche, alimento diffuso tra le popolazioni montane.
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