visitando il centro comunale
L’appuntamento di oggi con Itinerari Piacentini è in Val Trebbia e, più precisamente in Val Curiasca, in uno dei suoi centri più interessanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico: Coli. Come nel precedente itinerario dove eravamo andati alla scoperta di una parte del territorio comunale, anche questa volta sono in compagnia dell’assessore comunale Sandro Agnelli. In una piacevole giornata di inizio autunno, con il sole che rischiara i tenui toni di un ambiente ricco di vegetazione e distese prative, andiamo a conoscere il capoluogo comunale, che sorge ad un’altitudine di 639 metri. Coli si colloca in una vasta conca verde chiusa per tre lati dalla catena dei monti che fa da confine con il territorio comunale di Farini. Dominato dal monte Sant’Agostino, che si eleva fino a 1256 metri caratterizzato dalla folta pineta che lo ricopre, Coli si apre a sud sul torrente Curiasca, dove trovano spazio ampi boschi di castagno e faggio. Si può raggiungere da Bobbio percorrendo circa 9 km. lungo l’arteria stradale costruita in tempi abbastanza recenti, che offre vedute sul Trebbia in un primo momento, sul Curiasca successivamente, in un susseguirsi di curve strette e tornanti. In precedenza per raggiungere Coli era necessario seguire gli antichi itinerari medioevali, una volta attraversato il Ponte Vecchio. Penalizzato nella storia dalla limitatezza del suo territorio agricolo, questo centro vive oggi, ma ormai da diversi anni grazie anche all’attività delle amministrazioni comunali che si sono succedute, un rilancio turistico particolarmente significativo. La ricerca sempre crescente di luoghi dove tranquillità e aria pura sono principali ingredienti, la rivalorizzazione di luoghi di benessere e di escursioni, le nuove tendenze a privilegiare il prodotto tipico di montagna e del sottobosco, unitamente alla riqualificazione dell’aspetto legato alle tradizioni gastronomiche locali, hanno consentito a questo grazioso centro di porsi all’attenzione di un turismo cosidetto di nicchia.
Visita al centro comunale Coli si sviluppa attorno alla chiesa. Da qui, dove vengono organizzate le fiere, le sagre e quelle manifestazioni che compongono il programma di intrattenimenti del paese, dipartono le strade che condono verso le zone più interessanti del territorio comunale. Si va in visita alla Grotta di San Michele, al castello di Faraneto, lungo la Val Curiasca; al santuario del monte Sant’Agostino, immerso nelle sue pinete; ai Piani di Aglio, alla Sella dei Generali e al Passo di Santa Barbara, al Picco delle Tre Sorelle e al Monte Tre Abati, oppure ancora al Monte Aserei. La chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenza, sorge sull’area di un preesistente tempio documentato già nel 1014. Ampiamente restaurata in tempi recenti risale, nella sua attuale struttura, al XVII secolo, quando venne eretta in sostituzione di una piccola precedente chiesa ad una navata andata distrutta. Una grande lastra medievale, pare risalente nel periodo tra l’VIII e il IX secolo, che un tempo sorgeva sul piazzale della chiesa e che andò perduta e recuperata in seguito nelle acque del Curiasca, nel 1860, è oggi collocata all’interno della chiesa. Con forma di tronco di piramide rovesciata, presenta una croce in bassorilievo e nella parte inferiore la seguente scritta: + CRUX ADORANDA + MICAELICAM TU QUOQUE FRATE ADORA + HINC DOMINUS QUIVIS FERE PRECEPIT ORANDO che significa : « Fratello, tu pure adora la croce di San Michele degna di ogni devozione; te lo impone quasi ogni prelato che qui prega”. La facciata della chiesa ha un aspetto sobrio ed è evidente il lavoro di recupero che ha recentemente subito. Divisa in due livelli orizzontali è sormontata da un timpano triangolare. Quattro coppie di lesene la suddividono in tre parti, con la porta principale nel mezzo, alla quale corrisponde una finestra rettangolare nel livello superiore. Due porte laterali si aprono in corrispondenza degli spioventi del primo livello. Nella parte sinistra dell’edificio, a ridosso della parte posteriore, si eleva il campanile, composto da tre livelli orizzontali, terminanti con la torretta-cella campanaria a cupola. In corrispondenza dell’abside, nel retro della chiesa, è possibile ancora scorgere il materiale “povero” utilizzato per la costruzione, prevalentemente in pietra e sassi. Interessante è anche l’interno della chiesa, che presenta una struttura sostanzialmente ad una navata, ma le tre cappelle laterali, poiché comunicanti, la fanno apparire a tre navate. Sorprendente per la ricchezza di colori rappresentati dagli affreschi che coprono interamente le pareti interne, la chiesa offre così un impatto cromatico fortemente suggestivo. Nella prima cappella, a sinistra dell’ingresso, c’è una nicchia con la fonte battesimale dietro il quale vi è un affresco raffigurante il battesimo di Cristo. Alcune immagini di altri affreschi sono state riprese da dipinti di Raffaello, ad esempio il tempio nello “sposalizio della Vergine” o la “Madonna Sistina”. Nel centro e nei dintorni sorgono locali di ristorazione ed anche un ostello della gioventù, capace di accogliere circa 50 persone, e attualmente ospita gli anziani del paese e di altre zone.
Feste ed appuntamenti Terza domenica di luglio: festa patronale 28 agosto: festa di Sant’Agostino prima domenica di ottobre: rassegna dei prodotti della montagna
torrentismo in Val Curiasca il ripido vallone del Curiasca di San Michele offre le condizioni ideali per la pratica di una nuova disciplina sportiva: il torrentismo, cioè la risalita dei torrenti dalla foce alla sorgente. Quanto più accidentato e difficoltoso è il percorso, tanto più attrae gli appassionati, in un’attività bella, ma anche per alcuni versi pericolosa, che richiede concentrazione, abilità e una buona dose di coraggio. L’itinerario del Curiasca di San Michele parte da San Salvatore e risale la selvaggia gola. La risalita può essere effettuata in due parti: la prima da San Salvatore fino al ponte per Coli, che è la più frequentata in quanto la più accessibile; la seconda dal ponte fino alla sorgente, che presenta maggiori difficoltà e pericoli. Il torrente è lungo 8 km. Per un dislivello di 650 metri. Nel primo caso l’alveo è largo e luminoso, la pendenza è scarsa e non vi si trovano laghetti. Le prime difficoltà si incontrano al ponte in pietra che supera il “Toboga”, uno scivolo posto fra alte pareti rocciose, e la cascata detta “Salto Pancaro” entrambe con pozze profonde da un metro e mezzo a due metri e mezzo. Altri passaggi, divertenti e non troppo adrenalinici, portano ad un punto dove le pareti si fanno verticali con altezze di 30/40 metri, mentre l’alveo si restringe al punto che lo si può toccare su entrambe i lati allargando semplicemente le braccia. La luce sul fondo si fa alquanto scarsa ed è proprio in corrispondenza di questo tratto che il percorso raggiunge il massimo della difficoltà. Con tanta attenzione, tanto buon senso, si trascorre una giornata in un ambiente fortemente suggestivo, provando il limite del proprio coraggio. Ovviamente seguiti da guide capaci ed esperte.
Roberto Rossi
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