al suo ingresso l'Arco di trionfo
Uno dei simboli della città di Napoli è il Castelnuovo o Maschio Angioino: nel progetto di sviluppo di quest'area della città, a quel tempo ancora priva di costruzioni, gli Angioini inserirono la costruzione della nuova reggia. La zona pianeggiante, ove sorse il Maschio Angioino, era conosciuta col nome di campus oppidi, la costruzione del castello, avviata nel 1279 da Pierre de Chaules, porterà quest'area ad essere il centro urbanistico della città. La decisione di costruire la nuova reggia fu presa da re Carlo I, ma i lavori proseguirono anche durante i regni di Carlo II e di Roberto. Quest'ultimo fece costruire la Cappella Palatina e chiamò Giotto ad affrescarne le pareti; purtroppo oggi più nulla resta di quegli affreschi. Con l'arrivo degli Aragonesi il castello subì una grande trasformazione, furono fatte venire a Napoli maestranze catalane che realizzarono, tra l'altro, le possenti torri in piperno e la maestosa Sala dei Baroni, opera, quest'ultima, di Guillermo Sagrera. La sala presenta una copertura a volta costolonata, con al centro un grande oculo. Il Sagrera prese a modello le coperture delle terme romane e le volte delle grandi cattedrali gotiche. Il nome di Sala dei Baroni deriva dall'episodio della cattura dei nobili che avevano congiurato contro Ferrante. L'opera, però, che più di tutte testimonia il periodo aragonese è l'Arco di trionfo all'ingresso del castello: uno dei più importanti esempi di scultura rinascimentale, a imitazione degli archi di trionfo dell'antica Roma, raffigura l'ingresso di Alfonso nella capitale conquistata. L'Arco di trionfo è dovuto all'opera di vari scultori: Pietro di Martino e Francesco Laurana, innanzi tutto, ma anche altri artisti come Paolo Romano, Antonio di Chellino, Andrea dell'Aquila, Domenico Gagini, Isaia da Pisa, Pere Joan e Guillermo Sagrera.
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