nel cinquecentesco convento dell'Olivella
Installato nel cinquecentesco convento dell'Olivella fondato nel XVII sec. dai Padri Filippini con l'annessa chiesa barocca di S. Ignazio all'Olivella, possiede una ricca collezione di reperti provenienti dai siti siciliani tra i quali spiccano quelli provenienti da Selinunte.
Pianterreno La visita inizia in un piccolo chiostro con al centro una fontana esagonale. Alle spalle, sulla parete, in alto, si noti una bella monofora dalla ricca cornice. Sotto il portico è collocata una collezione di ancore puniche e romane (esposte anche nel chiostro grande). Due salette sono dedicate una all'arte fenicia, con due sarcofagi antropomorfi del VI sec. a.C., l'altra a reperti egizi e punici tra i quali si evidenziano un'iscrizione egizia a geroglifici detta Pietra di Palermo (altre tre parti sono conservate al Cairo e a Londra) che narra 700 anni di storia dell'Egitto, ed un'iscrizione punica rinvenuta presso il porto di Marsala raffigurante un sacerdote davanti ad un brucia-profumi e al dio Tanit. Oltre, il chiostro grande, su cui si aprono sale dedicate essenzialmente a Selinunte. La prima è dedicata alle stele gemme formate da coppie di busti di divinità infernali, sia in bassorilievo che a tutto tondo. Da qui si accede alla sala Gabrici (proiezione di video a scelta) che ospita la ricostruzione del frontone del tempio C ed alcuni triglifi originali. Nella sala Marconi sono esposte teste leonine che fungevano da doccioni nel Tempio della Vittoria ad Himera. Si ritorna a Selinunte con il salone che ospita le bellissime metope. Sotto la finestra a destra sono raggruppate le più antiche (di dimensioni modeste), provenienti da un tempio del VI sec. a.C in stile arcaico. Una in particolare raffigura il ratto di Europa da parte di Zeus trasformatosi in toro. Sulla sinistra invece si trovano le tre magnifiche metope del tempio C (VI sec. a.C.). Il rilievo, quasi a tutto tondo, raffigura Perseo mentre taglia la testa alla Gorgone che tiene tra le braccia Pegaso, cavallo alato nato dal suo sangue versato (scena centrale): la quadriga del dio del sole, Apollo, (a sinistra): Eracle che cattura i Cercopi (due fratelli ladroni) e li appende ad un bastone (a destra). Le quattro metope del tempio E (parete di fondo) sono forse le più belle per espressività, senso del movimento e realismo caratteristiche che le rendono miti "moderne". A partire da sinistra si vedono Eracle che lotta con un'amazzone, Heri, al cospetto di Zeus (assiso, che le solleva il velo dal volto), la metamorfosi o Atteone in cervo (si intravede il muso dell'animale dietro il capo di Atteone attacato dai cani) ed Atena che lotta contro il gigante Encelado. Le quattro sale dedicate ai reperti etruschi conservano belle urne cinerarie e buccheri.
Primo piano Tra i bronzi, risalenti all'epoca greca. romana e punica, emergono Eracle che abbatte il cervo, forse ornamento centrale di una fontana, ma soprattutto l'Ariete, opera ellenistica di un incredibile realismo, proveniente da Siracusa. Tre le statuette marmoree (sala successiva) si evidenzia invece un bel Satiro versante, copia romana da un originale di Prassitele.
Secondo piano E' dedicato alla preistoria, alle ceramiche greche e a mosaici ed affreschi romani. Nella sala dei mosaici, Orfeo con gli animali (III sec. d.C.) e il mosaico delle stagioni, con raffigurazioni allegoriche e mitologiche strettamente legate al mondo dionisiaco, sono stati ritrovati a Palermo.
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