il territorio trentino
L'abitata di Marco è disposto tra gli scoscendimenti degli Slavini e il piano alluvionale. Percorso dalla Strada Imperiale, era un nucleo abitato molto antico, sono state infatti rinvenute molte testimonianze romane. Comune autonomo fino al 1927 quando fu aggregato a Rovereto, fu quasi completamente raso al suolo durante la prima guerra mondiale e del vecchio abitato restano ancora tracce nella Chiesa Parrocchiale e in alcuni edifici. Noto per aver ispirato Dante, ospita nel sua territorio gli slavini che scesi dai fianchi del Monte Zugna Tarta formano cascate pietrificate di enormi massi, doline e cumuli. La frana viene fatta risalire ad epoca post-glaciale ed è dovuta agli squilibri in cui vennero a trovarsi le pareti rocciose dei monti dopo i ghiacci quaternari. Gli slavini sono ricordati anche negli scritti di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio ed il nome slavini a lavini viene fatta derivare dal latina labi che vuol dire cadere. La frana, che ha invaso il fondovalle atesino, è di grande interesse geomorfologica e paesaggistico. Ricoperto da una foresta di pino nero costituisce un "unicum alpino" e presenta anche due superstiti bacini lacustri autentiche testimonianze dell'antico ambiente di fondovalle. I laghetti di Marco hanno grande importanza naturalistica data soprattutto dalla presenza di particolari insetti acquatici e speci floristiche. Distano l'uno dall'altro circa 150 metri e si trovano a valle della strada statale 12.
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