itinerari nella preistoria
I Lavini di Marco, noti finora per l'immensa rovina che ha ispirato Dante per rendere l'idea del "suo" Inferno (canto XII 4-6), sono una distesa di blocchi di roccia calcarea, risultato di una serie di disastrose frane succedutesi in epoche preistoriche e storiche. Sui liscioni di questa frana nella primavera del 1990 Luciano Chemini, appassionato biologo e geologo, scopre per caso delle profonde "buche" nella roccia che ad un più attento esame si rivelano orme con una disposizione simmetrica. La segnalazione fatta al Museo Tridentino di Scienze Naturali ha messo in moto sopralluoghi, studi e ricerche; il Professor Giuseppe Leonardi, paleontologo e icnologo di fama internazionale, ha catalogato un cospicuo numero di piste per un totale di 100 impronte, lasciate 200 milioni di anni fa da un gruppo di dinosauri erbivori e carnivori. Duecento milioni di anni fa, in pieno Giurassico, il Trentino appariva come una vasta distesa d'acqua, appendice dell'Oceano della Tetide. Acque calde e poco profonde erano popolate da organismi marini che, con i loro scheletri, avrebbero in seguito dato vita ai calcari alpini. In questo scenario di acque e sabbie si muovevano i dinosauri, erbivori quadruperi o bipedi, e carnivori più agili e leggeri; i primi cercavano pascoli mentre i secondi li inseguivano come potenziali prede. Sulle orme lasciate dai dinosauri si posavano microscopiche alghe che preservavano l'impronta dall'azione erosiva e distruttiva del moto ondoso e creavano un intercapedine tra l'impronta stessa e i successivi depositi di materiali sabbiosi. Quando, trascorsi molti milioni di anni, le compressioni causate dai movimenti delle zolle continentali compattarono le sabbie dei fondali e sollevarono ampie porzioni di crosta terrestre, si disegnarono le prime valli e nacquero le montagne. I ghiacciai le invasero e le abbandonarono a più riprese fino a modellare l'attuale paesaggio. Le pendici del Monte Zugna Torta precipitarono a valle in successive epoche preistoriche e storiche lasciando allo scoperto i calcari sottostanti sui quali sono rimaste impresse le antichissime impronte. Secondo il Professor Leonardi sono chiaramente riconoscibili impronte di Ornitischi Bipedi, erbivori relativamente grandi, lunghi 5/6 metri, che raggiungevano un peso anche di due tonnellate e impronte tridattili, più piccole appartenenti a carnivori che potevano raggiungere un peso di 800 kg. e 4/6 metri di lunghezza. Da alcune orme ben conservate, che lasciano intravedere gli artigli e i cuscinetti plantari, si è potuto stabilire che si trattava di Teropodi Carnosauri che tallonavana da vicina i grossi erbivori nella speranza che qualcuno di loro si impantanasse senza scampo e diventasse loro pasto.
Tutta la zona dei Lavini di Marca è stata dichiarata "Area Protetta" ed affidata al Museo Civico di Rovereto al quale ci si può rivolgere per informazioni e prenotazioni delle visite guidate. (Via Calcinari, 18 Tel. 0464/452177 Fax 0464/439487).
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