di chiara impostazione culturale domenicana in Borgo Nuovo
Proprio di fronte la Porta Grande sorge la Chiesa dell’Immacolata, la cui prima costruzione iniziò nel 1425 per la munificenza di Aymonetto Sangiorgio e di sua moglie, Maria Maia. Essa fu sede, con l’attiguo convento, dei Frati minori conventuali, famiglia francescana che - com’era carisma proprio di quest’ordine - diffuse il culto per la Vergine venerata proprio come Immacolata e che provvide a rimaneggiare più volte il luogo sacro che, attualmente ad una navata, reca all’interno testimonianze dei precedenti edifici.
Luogo di culto molto caro ai mesagnesi, per la presenza di una confraternita e per la celebrazione della novena in onore dell’Immacolata che apre il periodo natalizio, la chiesa conserva all’interno diverse opere d’arte, tra le quali, oltre all’ottocentesca tela dell’Immacolata del mesagnese Antonio Criscuolo, vanno segnalate un Sant’Antonio da Padova ed un San Francesco d’Assisi, opere di metà settecento del francavillese Domenico Antonio Carella, attivo soprattutto a Martina Franca.
Ma c’è un altro elemento che rende questa chiesa davvero importante: essa ospita la semplice sepoltura di uno dei più grandi cittadini mesagnesi, Epifanio Ferdinando il vecchio, iniziatore della storiografia locale con la sua “Messapographia”; valente amministratore civico e, soprattutto, medico tra i più noti nella seconda metà del XVI secolo, le cui opere hanno varcato i confini d’Italia fino a giungere nelle lontana Scandinavia. Tra i primi osservatori e codificatori del fenomeno del tarantismo, le sue “Centum Historiae seu Observationes” ed il suo “Libellus De Peste”, sono testi ancora studiati dagli storici della medicina.
da www.comune.mesagne.br.it
|