Barocco campano
La chiesetta di Santa Lucia, inglobata all’interno di un complesso rurale, da’ il nome all’intera località in cui è sita denominata “S. Lucia di sopra”. Il piccolo edificio sacro è menzionato per la prima volta nel 1140 in una bolla conservata all’Archivio Diocesano, allorchè l’Arcivescovo di Salerno (Guglielmo di Ravenna) la concesse ad un certo Rainiero che possiamo supporre essere un vescovo o un alto prelato. Ritroviamo ancora nominata la nostra chiesa in una pergamena del 1160in cui si ritrova un riferimento a Federico II di Svevia. Essa è, infine, citata in un documento del 1232, epoca in cui Marco “iaconus”(diacono) e suo fratello Giovanni vendono un appezzamento di terreno che confina con la chiesa di Santa Lucia. Da questa documentazione d’archivio si intuisce che un edificio religioso intitolato a Santa Lucia e sito nel territorio di Battipaglia esisteva già in epoca normanna. Anche se delle vestigia medioevali non si conserva nulla, S. Lucia trasmette ancora le suggestioni del suo antico passato. Infatti essa si presenta con una magnifica veste barocca integrata da qualche restauro ottocentesco. La facciata esterna del tempietto, tipica di una chiesa di campagna, è semplice e sormontata da un campanile “a vela” che conserva, oggi, solo una campana. Il portale, in pietra locale di stile scarno e austero, immette in un’ambiente a pianta quadrata in cui impera il barocco. Quest’unica aula è caratterizzata da tre altari; quello centrale, riccamente decorato, reca ancora il ciborio in legno, in passato oggetto molto prezioso, ma oggi gravemente danneggiato dall’umidità. Al di sopra dell’altare una cornice vuota rimanda al bel quadro del ‘700 napoletano raffigurante la “Vergine siracusana”, oggi conservato dalla famiglia Vicinanza. Gli altari laterali sono dedicati a Sant’Anna e a Sant’Andrea come si evince dalle tele di cui sono ornati. Molte e preziose sono le decorazioni scultoree e gli stucchi che ornano la chiesa di Santa Lucia come la bella acquasantiera in marmo bianco. Anche il soffitto voltato è lavorato con ricercatezza con la sua alternanza cromatica di blu e ocra che oggi si presentano sbiaditi e, in molte parti, scrostati. I restauri ottocenteschi, ad opera della marchesa Pennese di Portici si armonizzano bene con il contesto che è tutto un pullulare di stucchi, volte, puttini e fini decorazioni. Oggi la chiesa è in pericolo, la sua statica è gravemente compromessa e gli interni sono danneggiati da muffe e umidità. I pali che sono stati posti all’esterno per impedire alle mura di crollare non reggeranno ancora per molto tempo, la chiesa abbisogna di un intervento urgente di consolidamento statico.
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