Villanova Monteleone

Villanova Monteleone

tra Alghero e Bosa si estende dal mare ai 718 m. di Punta Ettore

A occidente della Comunità Montana, tra i comuni di Alghero e di Bosa, il territorio di Villanova raggiunge la massima altezza (718 m.) nella punta di Pedra Ettori, Pietra della Vittoria, a memoria di una vittoriosa battaglia degli abitanti del luogo contro i turchi; la zona è oggi conosciuta anche come Pigada de sos Turcos (Salita dei Turchi). Una speciale menzione spetta al Monte Minerva (644 m.) per la sua importanza storica e per la sua bellezza; esso è un imponente bastione con una sommità piatta e orizzontale dalle pareti a precipizio. Le origini del paese non sono certe ma la presenza di siti prenuragici e nuragici fanno pensare a una datazione molto antica (2000-1800 a.C). Il nome del villaggio appare per la prima volta in un documento del Basso Medioevo (1364). Dopo il 1436, il centro viene chiamato Villanova Monteleone, quando gli abitanti del borgo di Monteleone, dopo un lungo assedio da parte degli eserciti aragonesi, sassaresi e bosani, si trasferirono in un territorio ricco di boschi e di sorgenti e fondarono "La Villa Nuova di Monteleone". Il monumento più importante è costituito dalla Chiesa di San Leonardo da Limoges, lungo la via principale, sicuramente risalente al 1500, anche se in parte modificata nel 1789. A navata unica, presenta, nelle cappelle laterali, due pregiati altari lignei risalenti al Settecento. Vicinissimo è l'Oratorio di Santa Croce, a una navata e cappelle laterali con numerose statue, un pregiato altare ligneo e un grande crocefisso al centro dell'altare maggiore. Non distante è la Chiesa della Madonna del Rosario, con navata ampia, coperta da una volta a botte e spaziose cappelle laterali. A 5 km. dal paese, sulla strada Padria-Monteleone Roccadoria, si trova la necropoli ipogeica di Puttu Códinu, caratterizzata da nove complessi tombali (domus de janas), scavati su alcuni bassorilievi calcarei secondo una linea orizzontale, databili a partire dal 3500 a.C.. Al pian terreno dell’edificio chiamato Su Palatu 'e sas Iscolas, si colloca il complesso culturale etnografico che raccoglie oggetti utilizzati in ambito agro-pastorale e domestico. Non mancano oggetti di carpenteria e falegnameria e arnesi per la marchiatura e tosatura del bestiame bovino. Tra i numerosi strumenti che si riferiscono invece alla pastorizia ci sono recipienti in metallo e sughero per il trasporto del latte. E’ certamente da ricordare l’importante produzione artigianale del paese che comprende sia la pregevole produzione tessile, con i tappeti di lana sarda, sia l’intaglio che la cestineria.

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