Mottola le mura greche

Mottola le mura greche

riportate alla luce nell'estate del 1995

Il più antico ed illustre monumento urbano mottolese è rappresentato dai resti delle poderose mura greche di età ellenistica (IV secolo a.C), riportate alla luce nell'estate del 1995 dopo essere state fortunosamente nascoste (ed in qualche modo protette) agli inizi del '900 dalla espansione edilizia urbana. Il tratto di fortificazioni residue, a cui si accede da via Piave, misura circa 30 metri e mostra i resti della muraglia esterna di una colossale muratura ad emplecton. Questa muratura, tipicamente greca, era formata da due saldissime cortine di blocchi di carparo ben squadrati, lunghi all'incirca metri 1,25, larghi ed alti circa cm 50, e posizionati accuratamente a secco. Le due cortine erano poste in genere a 2-3 metri di distanza l'una dall'altra (ma anche più), e lo spazio tra di esse veniva colmato, realizzando un terrapieno con sassi, rocce, cocci e terriccio.
Le nostre mura si elevano attualmente nel cunicolo che le contiene per un massimo di cinque assise (o filari), raggiungendo una altezza massima di poco più di due metri, ma originariamente essa doveva essere davvero ragguardevole, considerando anche l'ottima qualità del manufatto, rivelata dal perfetto stato di conservazione dei blocchi. Su alcuni di essi compaiono i marchi di cava degli artigiani che effettuavano i lavori di estrazione e lavorazione della pietra, che molto probabilmente veniva cavata nella attuale contrada di San Sabino, posta ad alcuni chilometri dalla cima della collina.
Murature di questo genere cingevano in età ellenistica per circa 1600 metri tutta la acropoli mottolese, che all'inizio dell'800 restituì anche alcuni resti di un tempio dedicato a Demetra, dea greca dell'agricoltura. Le ultime indagini archeologiche stanno dimostrando che una altura così importante strategicamente - già abitata nella prima metà del secondo millennio a.C. sa popolazioni di cultura protoappenninica - è stata attivamente frequentata nell' Età del Bronzo e in quella del Ferro, sino ad essere occupata dalle popolazioni il liriche degli Japigi o Giapidi che, provenienti dalla Liburnia (attualmente Slovenia e parte della Croazia), si stanziarono in Puglia verso l'inizio del primo millennio a.C., dando origine alla tripartizione in Dauni (Capitanata), Peuceti (Terra di Bari, parzialmente province di Brindisi e Taranto) e Messapi (Salento). Nel Museo di Taranto è conservata una preziosa collezione di bronzi risalenti alla prima Età del Ferro (1100-900 a.C.), che furono rinvenuti nel 18999 durante lo scavo delle fondamenta di Palazzo D'Onghia, uno dei palazzi più belli del nuovo Borgo otto-novecentesco, posto alla confluenza tra via Mazzini e via D'Acquisto. L'arrivo degli Spartani di Falanto, che nel 706 a.C. fondarono Taranto, portò naturalmente all'occupazione da parte dela nuova colonia di una porzione di territorio intorno alla città, già posto al confine tra Peuceti e Messapi. La chora tarantina si estese da subito verso nord-ovest occupando la fertile pianura di Massafra e Palagiano, e a guardia della stessa i Greci posero - sui primi rilievi delle Murge - una scacchiera di castelli e fortificazioni (Masseria Minerva, Passo Giacobbe, Mottola, ecc.). L'alta ed isolata collina mottolese rappresentò, probabilmente già a partire dal VI secolo a.C., uno dei centri più importanti di questo schieramento strategico a difesa del territorio di Taranto, fronteggiando l'importante centro peuceta di monte Sannace, che alcuni identificano nella "inafferrabile" Thuriae, urbs in Sallentinis di cui parla Livio.
Nonostante le prove archeologiche (estese necropoli d'età ellenistica e romana si stendevano ai piedi della collina) non esistono testimonianze documentarie certe che in età classica parlino del centro mottolese. Invero, la prima annotazione del nome MVTVLA su un documento storico appare solo a partire dall'VIII secolo d.C., in età longobarda. Nei secoli medioevali la città si arroccò in un anello difensivo più ridotto, all'interno della cerchia muraria d'età greca, e realizzò le sue nuove fortificazioni soprattutto a partire dall'XI secolo lungo il perimetro segnato dalle attuali vie Muraglie e Mazzini e da Piazza Plebiscito, ove si apriva la porta principale. Le mura di difesa della città medioevale e moderna erano solo in parte merlate o costituite da torrioni di difesa, che si concentravano intorno alle due porte; d'altra parte, invece, erano utili allo scopo della difesa passiva le alte murature cieche di abitazioni, conventi e chiese, poste sul perimetro urbano.

da www.comune.mottola.ta.it

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