vero e proprio forziere che conserva le tracce del passato
A pochi passi dall'imponente masseria settecentesca di Casalrotto, tuttora abitata, quasi nel punto intermedio tra la chiesa di Sant'Angelo (a sud) e quella di Santa Margherita (a est), giacciono in prossimità dell'aia, all'ombra di secolari alberi d'ulivo, le tombe della necropoli medievale. I corposi studi condotti da insigni archeologi e studiosi hanno consentito di tracciare una sorta di identikit del villaggio di Casalrotto, grazie soprattutto alle informazioni fornite dalla necropoli medievale. A giudicare dalla vastità dell'area su cui si estende (mt 40x15), dal numero di resti umani e dei frammenti di ceramica medievale rinvenuti tra la terra, il cimitero rappresenta un vero e proprio forziere che ha conservato le tracce del passato, rivelando l'operosità degli abitanti, l'importanza, la devozione, le tradizioni etniche dell'insediamento rupestre di Casalrotto, nonchè la povertà materiale delle famiglie che lo hanno abitato e animato. Sono state esplorate un centinaio di tombe, tra cui parecchie di bambini, il che dimostra che il tasso di mortalità infantile era molto alto. Molte tombe presentavano all'altezza del capo del defunto una stele con croce incisa, seminterrata nel piano di calpestio, che attestava il luogo di sepoltura. In altre, invece, la croce è incisa nella fossa stessa, sempre all'altezza del capo. In nessuna tomba sono stati trovati oggetti di ornamento personale o altro tipo di corredo funerario, in ossequio alle usanze cristiane. Le fosse hanno forma trapezoidale e rettangolare di varie dimensioni, erano ricoperte da grandi lastroni tufacei informi ed orientate in direzione ovest-est. La testa, che poggia su di un rialzo della fossa a mo' di cuscino, è posta ad ovest, i piedi sono ad est; il viso del defunto quindi era rivolto dove sorge il sole. Che è la luce di Cristo, e dove è collocato il Paradiso, secondo la tradizione popolare medievale. L'area cimiteriale risale ai secoli XII e XIII ed era ancora venerata ai primi del '600, a giudicare da una relazione datata 1618, redatta inseguito alla visita canonica di un rappresentante del monastero della Santissima Trinità di Cava. Durante le 4 campagne di scavi condotte tra il 1979 ed il 1982 da un' équipe dell'Università di Lecce sono state scavate 98 tombe, in 83 delle quali sono stati ritrovati i resti di circa 140 deposizioni funerarie (32 tombe a deposizione singola e 51 a deposizione plurima). Dal materiale osteologico recuperato si è potuto risalire allo studio di circa 125 soggetti completi. Alcune tombe sono state ritrovate vuote, probabilmente a causa di antiche manomissioni. Nella stessa area sono stati ritrovati dei pozzi-ossari in cui sono state rinvenute molte ossa depositate alla rinfusa, probabilmente per seppellire altri morti nelle stesse tombe. Nella maggior parte dei casi il defunto veniva deposto nella tomba in posizione supina o adagiato sul fianco destro, con le braccia incrociate sul torace oppure poste lungo i fianchi. Era molto affermata l'usanza di riutilizzare la stessa tomba per i vari componenti della famiglia. Alla morte di un componente si riapriva la tomba e dello scheletro già presente si lasciava solo la testa, che era ritenuta la parte più importante del corpo mentre le ossa dello scheletro finivano negli ossari. Grazie agli studi osteologici sono stati individuati il sesso e l'età di gran parte degli individui rinvenuti. Si evidenzia un altro tasso di mortalità infantile e giovanile (35%): sul totale degli scheletri ritrovati, solo il 14% era di età matura e senile, e questi ultimi solo di sesso maschile. La statura dei maschi è di circa 1687 mm, quindi "sopra la media" del tempo, quella delle femmine (1590 mm circa) è alta rispetto ai valori tipici del periodo considerato; il tipo morfologico prevalente è quello "mediterraneo". Nelle tombe sono stati ritrovati pochissimi oggetti: un bottone in bronzo con perline, tre monete di Carlo I d'Angiò coniate dalla zecca di Brindisi tra il 1266 ed il 1278 ed infine una valva di pecten jacobeus con due fori per appenderla al collo, segnale di riconoscimento dei pellegrini che avevano effettuato il pellegrinaggio al celebre santuario spagnolo di San Giacomo (Santiago) di Compostela. Il Santo Apostolo probabilmente godeva di notevole culto a Casalrotto, come attesta la sua collocazione al posto del Battista in una delle Deesis della chiesa rupestre superiore di Sant'Angelo. Questo oggetto votivo, insieme ad un analogo ritrovamento ad Anglona, in Basilicata, rappresentano gli unici ex voto di questo genere ritrovati in Italia, molto più comuni invece in Spagna e Francia.
da www.comune.mottola.ta.it
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