in programma percorsi culturali legati ai vini dei colli piacentini
La viticoltura piacentina, nell’ambito di quella emiliano-romagnola, si è sempre distinta per diverse caratteristiche, quali l’origine greca della sua impostazione e la collocazione esclusivamente collinare (quest’ultima derivante dalla tradizione romana). Furono gli antichi Liguri che trasferirono i concetti greci (allevamento della vite in coltura pura e sul palo secco) nei colli piacentini. La presenza etrusca a Piacenza è documentata da un famoso reperto in bronzo, rappresentato dal “fegato etrusco”, sul quale per due volte è scritto il nome di “Fufluns”, dio etrusco del vino. La tradizione enologica romana piacentina è , invece, documentata dal “Gutturnium”, boccale usato dai romani per la degustazione dei vini e che, per la sua foggia, può essere considerato il primo “taste vin” dell’umanità, quello che attualmente è il simbolo dei “sommeliers”. L’ecosistema vitivinicolo piacentino non è omogeneo perché composto da numerose vallate parallele (Tidone, Trebbia, Nure. Arda, per citare le principali): le differenze di altitudine, di esposizione, dei climi e dei microclimi, consentono di ottenere vini assai diversi. Così sono più corposi, più intensamente colorati, più acidi e meno alcolici al nord, mentre al sud della provincia sono più morbidi e vellutati ma meno serbevoli di quelli delle vallate settentrionali dei Colli Piacentini. Ad incrementare la variabilità ambientale dei Colli Piacentini intervengono i terreni, di origine geologica assai diversa ed antica. E’, infatti noto che i suoli di più antica origine geologica sono quelli che danno i migliori vini sotto il profilo qualitativo. I Colli Piacentini si differenziano per l’ampio spettro varietale, che va dal vitigni tradizionali (Barbera. Bonarda. Malvasia di Candia aromatica, che rappresentano l’ossatura dei vini piacentini) a quelli internazionali (Cabernet, Chardonnay, Pinots, Sauvignon). Una fonte genetica estremamente importante è rappresentata dai vitigni autoctoni, a cominciare dal noto Ortrugo (già riconosciuto Doc), al Bervedino. Globalmente il Piacentino possiede 19 varietà raccomandate, 4 varietà autorizzate e 23 varietà autoctone. Si fa rilevare che fra gli autorizzati vi è il vitigno “Malalvasia rosa”, unico in Italia e selezionato dall’Istituto di Viticoltura di Piacenza su una mutazione genetica della Malalvasia di Candia aromatica (bianca) del Piacentino. Vi è anche la varietà Marsanne che i viticoltori piacentini chiamano impropriamente “Champagne”. La vocazione naturale, la trasformazione in cantine d’avanguardia (sia Sociali che private, queste ultime assai numerose), la passione innata dei viticoltori, si traducono in una serie di vini che in particolare richiamano consumatori Milanesi, Lodigiani, Cremonesi, Parmensi e Liguri ma anche esteri. Complessivamente i vini dei Colli Piacentini Doc sono 13, vale a dire Gutturnio, Monterosso Val d’Arda, Trebbianino Val Trebbia e Val Nure (questi sono composti da uvaggi, secondo l’antica tradizione latina), nonché dai vini monovitigno Ortrugo, Barbera. Bonarda, Malalvasia, Pinot nero, Pinot grigio, Sauvignon, Cabernet Sauvignon. Chardonnay (secondo la moderna impostazione anglosassone). E’ in corso una modifica del disciplinare dei Colli Piacentini per l’introduzione del Novello del Vin Santo, avente una lunga storia nel Piacentino ed in particolare in quel di Vigoleno, villaggio di Bacco. Anzitutto va rammentato che nell’ambito dell’Emilia-Romagna questa produzione collinare rappresenta l’area della qualità per eccellenza, con la più alta percentuale dei vigneti iscritti all’albo dei vigneti Doc (68%) e la maggiore rivendicazione annuale della denominazione di origine controllata Colli Piacentini (56%)- Sotto il profilo gustativo quelli Piacentini sono vini che possono accontentare tutti i gusti dei consumatori, da quelli più esigenti e raffinati a quelli più “golosi”. Per ogni occasione di consumo si può trovare un vino piacentino. Un carattere che ha sempre attratto i consumatori è la “morbidezza” dei vini piacentini, in particolare rossi. L’altro carattere distintivo è la “freschezza” dei vini piacentini, anche se non mancano grandi vini che vengono sottoposti all’invecchiamento. Tuttavia nel Piacentino prevale ancora il vino giovane, fresco e fruttato. Questa è la foto di famiglia. E’ talmente vero che i Colli Piacentini si possono considerare gli antesignani, oltre che dei vini giovani, anche dei vini novelli. Pochi conoscono la storia (del tutto recente, cioè del secondo dopoguerra) del Beaujolais, ed ancora meno sono i conoscitori del primo documento storico piacentino sul vino Novello, consistente in una Grida del 20 settembre 1770 (che ne richiama una del 1749), riportante le prime regole di commercializzazione del vino Novello. In particolare vieta la vendita di vini “nel tempo del Novello, cioè dalla metà di settembre fino a S. Martino”. Un altro carattere abbastanza comune di vini dei Colli Piacentini è la presenza di bollicine, provenienti dalla fermentazione naturale degli zuccheri (in bottiglia secondo la tradizione piacentina). Si hanno così vini vivaci (poco frizzanti) o molto frizzanti (spesso quasi spumanti). Quello che sorprende non è tanto il frizzante o lo spumante dei vini bianchi (nei Colli Piacentini si producono anche ottimi Charmat e spumanti “classici”), ma il frizzante dei vini rossi corposi, come quelli piacentini. Spesso bisogna spiegare - anche ad esperti - perché sulle colline di Piacenza si fanno vini rossi frizzanti: la ragione più generale è quella dell’abbinamento con i piatti “sostanziosi” della cucina piacentina (altrettanto ottima ed assai nota), ma la tesi non tiene, perché all’estero i piatti “succulenti” si accompagnano con vini rossi invecchiati e tranquilli. La spiegazione più convincente è la seguente: il vino frizzante è vivo, il vino fermo è morto. Questa è l’intima convinzione dei piacentini. La grande tradizione pesa ancora molto sulla produzione dei vini piacentini, ma non bisogna farsene un’immagine parziale e distorta, perché nei Colli Piacentini si producono anche rossi aristocratici, invecchiati, anche in barriques, sebbene alcuni criticano l’invadenza del sapore di legno in vini che per tradizione poggiano sugli aromi fruttati, cioè varietali. I Colli Piacentini DOC (200.000 hl) sono in settima posizione nazionale per la produzione, dopo Chianti, Asti, Soave, Valpolicella, OltrePo Pavese, Montepulciano d’Abruzzo. In totale la produzione di vino piacentino giunge quasi ai 400.000 hl. Dall’ultimo dato utile, le aziende viticole provinciali risultano oltre 5.500, di cui il 98% in collina e montagna, cioè zone svantaggiate ed a basso reddito. Per la collina, la viticoltura rappresenta l’unica strada percorribile per mantenere in vita aziende agricole e per fornire un reddito soddisfacente, seppur con grosse difficoltà: su 21.000 ettari di SAU collinari, oltre 6.000 sono vitati. La viticoltura piacentina nel 1994, come in altre province e in molti settori, ha risentito della grossa crisi: i costi di produzione sono fortemente aumentati, con una ripercussione evidente sui prezzi del prodotto nell’anno 1995, aumentato di circa il 10%. Negli ultimi anni molte aziende hanno investito in strutture e strumenti e sono nate alcune nuove e significative realtà in zona collinare. La vitivinicoltura piacentina nell’anno 1994 ha rappresentato, con circa 80 miliardi di PLV, oltre il 20% del totale dell’agricoltura provinciale. Sul totale dei vini prodotti, la quota rappresentata da vini D.O.C. Colli Piacentini è il 68% in valore di mercato. I vini D.O.C. Colli Piacentini sono prodotti da 4.069 ditte iscritte all’albo D.O.C. e sono commercializzati da circa 900 aziende confezionatrici. Il mercato locale è per circa il 65% ad appannaggio dei piccoli produttori. Le prime 6 case vinicole piacentine - che per quantità rappresentano il 66% di vini D.O.C. - vendono in provincia solo il 30% del prodotto, mentre la restante quota è rivolta ai mercati dell’Italia settentrionale. Nel 1994, in valore assoluto, le prime 6 cantine hanno commercializzato oltre 7 milioni di bottiglie, per un valore economico pari a circa 23,5 miliardi di lire. Un buon risultato se raffrontato al 1989, quando le stesse aziende commercializzavano circa 4 milioni di bottiglie per un controvalore di poco superiore agli 11 miliardi di lire. Una crescita di oltre il 30% in quantità e di oltre il 55% in valore. Questa è la realtà della D.O.C. Colli Piacentini ancora in espansione. Sul mercato la D.O.C. Colli Piacentini si presenta per circa il 45% allo stato sfuso, per la maggior parte nelle tradizionali damigiane da 54 litri acquistate dai consumatori privati fedeli al prodotto, buoni bevitori e delle zone limitrofe. Le circa 1 0,5 milioni di bottiglie immesse globalmente sul mercato per tutte le tipologie D.O.C. Colli Piacentini hanno invece un mercato più ampio, con alcune presenze anche estere, ma soprattutto nei ristoranti e nelle enoteche. La parte del leone è riservata principalmente a due vini: il Gutturnio e la Malvasia di Candia, che vengono commercializzati in circa 5,5 milioni di bottiglie. Negli ultimi anni un grande impulso di vendita è stato registrato per altri tre vini bianchi tipici autoctoni: il Monterosso Val d’Arda con circa 800.000 bottiglie, il Trebbianino Val Trebbia, con circa 1,5 milioni di bottiglie, e l’Ortrugo, con oltre 600.000 pezzi. Il re dei Colli Piacentini resta comunque il Gutturnio nelle tre tipologie merceologiche: il vivace giovane dell’annata, il tranquillo superiore e l’invecchiato riserva. Il giovane come vino fresco e brioso, l’invecchiato come vino da meditazione e per sensazioni. I Colli Piacentini sono una forte attrazione per i turisti, per la bellezza della natura, per la dovizia di famosi ristoranti e di ottime trattorie tradizionali, di opere d’arte, castelli, musei, ecc., spesso di origine ancora romanica. Per questi ed altri motivi è nata l’idea di un “Parco produttivo dei Colli Piacentini” per la costituzione de “Il Museo storico-scientifico della vitivinicoltura”. La proposta è recente e vi collaborano l’Università Cattolica di Piacenza, nonché il Consorzio dei Vini Doc Colli Piacentini ed altri enti ed istituzioni locali. L’intento è quello di creare “percorsi” culturali legati ai vini dei colli piacentini. E’ il segno di un’attenzione non comune verso i nobili ed antichi vini Piacentini, l’immagine dei quali è sostenuta dai produttori e dal loro Consorzio, nonché dalle innovazioni della ricerca della locale Università Cattolica.
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