ricorrenze e riti a Martina Franca
La quarantena è un fantoccio dalle dimensioni reali, hanno la fattispecie di una vecchiette di statura regolare con ghigni grotteschi. Sono costituite da un’intelaiatura di manici di scopa incrociati, da cenci aggrovigliati e da uno straccio bianco sul quale si abbozzava un tetro volto. Tali fantocci indossano abiti di foggia pugliese antica di color nero in segno di lutto e un fazzulitton (grande scialle), camicette e calze scure. Viene poi sospeso fra un due case possibilmente ai crocicchi. La Quarantèn regge con una mano u fuse (fuso per filare) e con l’altra a fresèdde (piccolo tarallo), inoltre accanto alla vecchia sullo stesso filo vi erano le fascine, il salame, l’arancia, boccali e fiasco per il vino e la scopa.
Ogni settimana viene aggiunta un’altra fresèdde che numeravano le settimane di Quaresima. Si notano anche il salame o il capocollo, e il fiasco di vino; che rappresentano ciò che non si deve mangiare. Le fascine, il fuso o la scopa rammendano allegoricamente il duro e monotono lavoro quotidiano. L’arancia simboleggia la brevità delle cose belle. Il Sabato Santo il simulacro era bruciato. Un tempo a Martina in realtà se ne potevano ammirare molto di più, ma ancora oggi passeggiando per le strade e guardando in alto si potrà ammirare qualche quarantena sospesa ad un filo. La Quarantèn resta appesa fino a quando si taglia il filo che le sostiene e viene immolata sull’altare del fuoco. In passato dopo questo gesto fatidico essendo finito il periodo di digiuno si poteva iniziare a mangiare i pucciatidd p’ l’ove (taralli con l’uovo) e i cavaddistr (dolci dalle forme più svariate per i bambini).
da www.martinafrancatour.it
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