interessante centro che si sviluppa attorno al suo castello
Le prime tracce della presenza umana nel territorio di Bardi risalgono al Paleolitico medio e superiore; sul vicino Monte Lama, ricchissimo di diaspro, sono state recentemente rinvenute impressionanti quantità di pietra scheggiata, ma anche strumenti finiti. La presenza umana è poi ben testimoniata per il Mesolitico, con prodotti in selce e quarzo; poco rappresentato il Neolitico, mentre riappaiono numerose le testimonianze per l'Età del Bronzo, sopprattutto con ceramiche. Per l'epoca Romana vi sono i segni di un popolamento sparso. Dopo un vuoto di secoli un gruppo di "arimanni", liberi guerrieri longobardi, si insedia nei boschi attorno alla grande roccia su cui sorgerà il castello; da loro prende il nome il luogo, "Silva Arimannorum", ed il villaggio nascente, "Bardi". Nell'anno 898, regno di Berengario JO, una complicata e solenne formula giuridica sancisce l'acquisto, da parte del venerabile Everardo, Vescovo di Piacenza, di metà della roccia sulla quale è costruito, "de moderno tempo re", da poco, un castello. Ormai la struttura del castello è quella definitiva; esso è costruito attorno al grande masso di diaspro rosso, condizionato dalla forma della roccia, quasi fuso con essa. Negli ultimi tempi della Signoria, il piccolo Stato, ormai giunto alla dignità di Principato, si apre alle influenze colte dell'epoca. L'ultimo principe, Federico II, agli inizi del XVII secolo arricchisce il castello di elementi fino ad allora inconsueti entro le mura della rocca: le sale si abbelliscono di affreschi e si impreziosiscono di soffitti a cassettoni e di girali di putti; viene creata una biblioteca di 228 volumi unita ad una splendida quadreria con opere del Botticelli e del Parmigianino; la cosa più importante è però l'ordinato archivio, attualmente inglobato in quello della famiglia Doria Panphili a Roma. I documenti avevano seguito la sorte dello Stato Landi, che infatti cessa di esistere autonomamente nel 1627 e il feudo viene venduto ai Farnese e da allora ne segue il destino. Nel 1764 ne entrano in possesso i Borbone di Parma ed il castello inizia la parabola discendente della sua esistenza; esso passa ai Francesi nel 1802 ed a Maria Luigia d'Austria dal 1816 al 1847. Il lento declino dell'edificio prosegue nel 1862 quando sono asportati i suoi cannoni; si accresce più tardi con la cancellazione del novero delle fortezze per essere trasformato in prigione militare ed in ultimo con la sua chiusura avvenuta nel 1868 e la sua cessione al demanio. Oggi, anche grazie ai restauri, la fortezza di Bardi continua a dominare la valle con la sua mole possente, che faceva dire a chi lo contemplava nel passato: "...Tale è la forma e la potenza della roccadi Bardi, quale forse, a ben guardare, non vi è simile in tutta Europa..." (Piccinelli 1616). Attualmente all'interno delle sale del castello, sono allestiti un Museo della Civiltà Contadina e varie mostre di carattere culturale che si rinnovano ogni anno.
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