singolari acquasantiere sostenute da figure umane
Nel luogo, prossimo all'Adige, dove i Santi Fermo e Rustico subirono il martirio, sorgeva anticamente un sacello. Successivamente, nell'XI sec., i Frati Benedettini diedero avvio alla costruzione di un più vasto tempio, concepito fin dagli inizi come la sovrapposizione di due distinte chiese.La data del 1065, rilevata nella chiesa inferiore medesima, è probabilmente riferibile alla nascita dell'edificio benedettino, mentre lo sviluppo e l'assetto definitivo del monumento coincisero con la presa di possesso del tempio da parte dei Frati Minori, e si verificarono soprattutto dal 1313 in poi. Sulle preesistenti strutture romaniche s'innalzarono nuove forme gotiche che si estesero a tutta la grande navata superiore, producenLa più grande chiesa della città, iniziata dai Domenicani nel 1290 e condotta a termine nel 1481, sorge sul luogo dov'era in antico una chiesa assai più piccola dedicata a Sant'Anastasia, della quale le rimase il nome. La grande facciata è rimasta incompiuta nel rivestimento, che si estende solo nella parte inferiore attorno al bellissimo portale a doppia ogiva entro un solenne movimento di sottili pilastri e nervature di marmi colorati negli sguanci e nell'arcone gotico: nella trabeazione interessanti rilievi trecenteschi collegati stilisticamente con quelli delle Arche Scaligere, mentre i soprastanti affreschi, assai deteriorati, sono degli inizi del XV secolo; pure quattrocenteschi i bassorilievi sul pilastro destro con Storie di S. Pietro Martire. Al XV secolo, infine, appartiene anche il grande e altissimo Campanile dal suggestivo paramento in mattoni. Numerose e di grande pregio le opere d'arte visibili nella chiesa. Nella Piazza di Sant'Anastasia, a sinistra della facciata guardando la chiesa, la Tomba di Guglielmo di Castelbarco (c. 1320), anticipante la struttura pènsile delle Arche Scaligere. Un lato della piazzetta è formato dalla fiancata sinistra della Chiesa di San Pietro Martire, trecentesca, normalmente chiusa al pubblico. All'interno affreschi e Stemmi dei Cavalieri Brandeburghesi; sulla facciata Tomba di Bavarino Crescenzi. L'interno è il più grandioso tra quelli delle chiese veronesi, e rappresenta il più convincente esempio di architettura chiesastica locale dell'epoca gotica, pur mantenendo il ricordo della tradizione romanica. Il pavimento è ancora quello disegnato da Pietro da Porlezza nel 1462. Al primo pilastro di ciascuna navata, le singolari acquasantiere sostenute da figure umane (i "Gobbi" di Sant'Anastasia).
tratto da www.tourism.verona.it
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