Chiesa cattedrale di San Gerardo

Chiesa cattedrale di San Gerardo

su uno dei punti più alti di Potenza

Percorsa Via Pretoria per un breve tratto si devia a destra, per la via Addone, in leggera salita. Al termine si trova, sul lato sinistro, la Chiesa Cattedrale di San Gerardo.

Costruita in uno dei punti più alti della città e anticamente dedicata alla Beata Vergine Assunta la chiesa attuale è in stile neoclassico poichè venne ricostruita alla fine del XVIII secolo, per volere del vescovo Andrea Serrao (1783-1799), su progetto dell'architetto Antonio Magri, o Macri, allievo del Vanvitelli.

La facciata ha un portale architravato con timpano, in pietra calcarea, e lo stemma del vescovo Bonaventura Claverio (1646-1672) inserito al centro dello stesso timpano. Un alto basamento sostiene una doppia coppia di lesene in pietra squadrata e lavorata faccia a vista con capitelli di tipo jonico collegati tra loro da un cornicione a doppia modanatura. Le specchiature tra le lesene sono con intonaco liscio. Sopra il cornicione altre due coppie di lesene sottolineano il secondo livello del prospetto, al centro del quale si apre una grande finestra con mostre in pietra chiara lavorata di restauro. L'ultimo cornicione si sviluppa a costituire timpano al centro del quale è inserito un piccolo rosone, forse l'ultimo residuo della chiesa più anticha del XIII secolo.

L'ingresso principale della cattedrale è preceduto da un'ampia gradinata semicircolare di restauro, mentre quello sul lato destro, sotto il campanile, ha un portale in pietra scolpita preceduto da uno pseudo protiro con timpano, sorretto da due colonne cilindriche rastremate con capitelli jonici, forse di epoca romana. Il portale è preceduto da una gradinata in pietra calcarea lavorata.

A fianco dell'ingresso laterale è situata la possente mole del campanile, il quale è a quattro livelli ed è coronato da una cuspide piramidale. In origine era costituito di soli tre livelli, con terminazione tronca. Dopo l'ultima guerra fu costruito il quarto livello e, nel corso dei restauri degli anni '70, fu realizzata la cuspide superiore. Durante i lavori di restauro si dovette scavare all'interno della cattedrale per consolidare le fondamenta dell'abside e venne alla luce la parte basamentale di una muratura ad andamento semicircolare con diametro minore di quello dell'attuale abside. Sotto l'arco trionfale si trovò parte di un pavimento con decorazioni musive, racchiuso in un altro muro ad andamento semicircolare e da una parete rettilinea che scendeva a quota più bassa, all'esterno di questa si trovarono altri due frammenti di decorazione a mosaico e, sulla faccia esterna della muratura a destra, apparvero i resti di due affreschi con la data 1541.

Sotto l'intonaco della parte destra dell'abside, a circa quattro metri dal pavimento, si è scoperta una monofora archivoltata con lo stipite destro strombato, forse di epoca romanica.

Il mosaico ritrovato è stato datato III - IV secolo d.C., ciò potrebbe avallare l'ipotesi che la zona pavimentata a mosaico potrebbe essere stata il "martyrion" paleocristiano, zone absidali dove venivano custoditi i corpi dei martiri.

Prima della venerazione di San Gerardo Vescovo (1111-1119), era venerato il martire Diacono Sant'Aronzio (238-288 d.C.), il quale nacque ad Adrumeto, città marittima a sud-est di Cartagine, da Bonifacio a Tecla ed ebbe altri undici fratelli. Tutta la famiglia aveva abbracciato la religione cristiana. L'imperatore Massimiliano, più probabilmente Massimiano, inviò un tale Valeriano a verificare le notizie giunte ed, eventualmente, condurre a Roma i "rebellos Deorum nostrorum". Quindi i dodici fratelli furono fatti prigionieri ed imbarcati alla volta di Roma. Sbarcati a Messina raggiunsero Reggio e, traversato il Bruzio, arrivarono a Potenza passando per Grumento. Sotto la città Valeriano chiese nuovamente l'abiura ad Aronzio, Fortunato, Onorato e Sabiniano. Al loro rifiuto li fece uccidere il 28 di agosto. Per questo martirio i potentini elessero Aronzio patrono della città.

Nella cattedrale è conservato un sarcofago di epoca romana nel quale, nel 1644, il vescovo Michele De Torres fece deporre i resti mortali di San Gerardo. Il sarcofago è parallelepipedo, coperto da una lastra monolitica decorata da un festone, il fronte anteriore è scanalato con due putti alati agli angoli, le fiancate hanno ciascuna un bassorilievo con una grossa bipenne. Al centro della parte inferiore erano tre giovani, dei quali rimangono le teste, con un drappeggio sorretto da due putti come fondale. Per permettere la visione delle reliquie di San Gerardo fu praticato nel sarcofago un foro che venne schermato con una griglia di ferro.

Sulla parete destra della navata è murata una lapide scritta con caratteri gotico-beneventani la quale conferma l'esistenza di un Duomo anteriore al 1200, dato che il vescovo Bartolomeo resse la diocesi potentina dal 1197 al 1206. La chiesa antica fu sostituita da una seconda chiesa "filia" certamente di stile romanico per la quale il vescovo volle rifare la facciata "tutta di marmo, con molta spesa". Possiamo supporre che alla realizzazione della cattedrale romanica abbia collaborato mastro Sarolo da Muro Lucano, architetto e lapicida del XIII secolo, che certamente nello stesso periodo fu impegnato nella costruzione di altre chiese a Potenza e nei dintorni. Nella muratura dell'attuale abside sono presenti elementi architettonici che testimoniano dell'antichità del monumento come il toro e le semicolonnine addossate e tronche della parte superiore, fino alla tipologia delle stesse murature che indicano i vari periodi di realizzazione. Più antica la zona inferiore, più recente la superiore. Dalle fonti documentarie sappiamo che alla fine del XII secolo fu sistemato, nella prima cappella a sinistra, un fonte battesimale in bronzo che recava scolpiti versi composti dall'arcidiacono Bartolomeo di Potenza, poi vescovo dal 1197.

Nel XIII secolo il vescovo Oberto fece fare una cappella a San Gerardo ed una statua lignea dorata del santo, nel 1250 ordinò la traslazione delle reliquie del Santo "in altro luogo, al presente incognito, dentro, però, la medesima chiesa".

Nelle cronache della cattedrale appare spesso una cappella di "Santa Maria de' Ferri", o de Ferris, forse costruita nel 1256 da Manfredi, cantore della cattedrale, che vi fece tumulare i resti del vescovo Oberto.

Nel 1302 il vescovo Bonifacio, forse a celebrazione del primo anno Santo della storia indetto nel 1300, fece mettere la campana maggiore del campanile. Nel 1317 il vescovo Guglielmo fece erigere la tribuna del coro, un deambulatorio sopraelevato aperto verso l'interno del coro, questa tribuna fu scolpita dal lapicida Angelo. Nel 1369 il vescovo Giacomo da Ravello fece sistemare la campana detta la "mezzana".

Per quanto riguarda la sistemazione interna della cattedrale possiamo averne un'idea approssimativa dalla consultazione dei Verbali delle Sante Visite, fatte dal vescovo Tiberio Carrafa nel XVI secolo, dai quali risulta che negli anni tra il 1566 ed il 1629 la cattedrale aveva circa quindici tra altari e cappelle.

Sulla fine del XVIII secolo il vescovo Giovanni Andrea Serrao commissionò la ristrutturazione della cattedrale "la quale prima era come quella di San Michele e della Trinità, a tre navate", il progetto, come detto avanti, fu affidato all'architetto Magri, o Macri.

La cattedrale ha un impianto del tipo a croce latina, ad unica navata, lunga metri 50 e larga metri 6,75, il transetto ha i bracci di profondità diverse tra loro, quello destro di metri 13,50, quello sinistro di metri 19,70. Navata, transetto e zona absidale sono coperte da volte a botte lunettate. All'incrocio tra navata e transetto si sviluppa una cupola emisferica a centro rialzato su tamburo cilindrico raccordato al quadrato d'imposta con quattro pennacchi. Le volte si sviluppano superiormente ad un cornicione che si svolge per tutto il perimetro interno della chiesa, esclusa la semicirconferenza del catino absidale. La zona presbiteriale è sopraelevata di circa un metro. Gli archi trasversali di separazione delle campate interne corrispondono, sul lato destro, a tre contrafforti esterni che contrastano la spinta della volta sul lato medesimo poichè su quello sinistro esiste in contrasto il palazzo del Vescovado.

La prima cappella a destra è chiusa da una cancellata in ferro del XIX secolo, di ignoto meridionale, rivelante un gusto di tarda età borbonica per la commissione di motivi classici e gotici presenti. All'interno della cappella è un fonte battesimale di scarso rilievo.

La seconda cappella a destra contiene un modesto altare marmoreo del XIX secolo che ha, nella nicchia superiore, una scultura lignea policroma, raffigurante San Gaetano da Thiene, di ignoto scultore napoletano del XIX secolo, alta 140 cm. È una modesta scultura legata ai canoni convenzionali dai panneggi duri, la posa rigida ed una ricerca naturalistica convenzionale e trita.

La terza cappella a destra ha un altare del XVIII secolo in marmi policromi, opera di ignoto napoletano. Il paliotto è contenuto in due elementi a voluta con foglie, al centro ha una targa verde su fondo rosso. Nei pilastrini sono degli stemmi vescovili con due leoni rampanti e corona. L'altare è stato realizzato da una bottega napoletana nel tardo settecento con linea irrigidita dei motivi decorativi e forme appiattite che indicano l'epoca di realizzazione. Nella nicchia sopra all'altare è una scultura lignea policroma della prima metà del XIX secolo, opera di ignoto napoletano, alta cm. 140. L'opera rappresenta una "Madonna con Bambino" dal movimento ispirato a modelli settecenteschi di maggiore compostezza e staticità.

La quarta cappella a destra contiene un altare della seconda metà del settecento il quale reca ai lati due stemmi uguali con due leoni sorreggenti una corona. Nella nicchia sopra l'altare è posta una statua lignea policroma della prima metà del XIX secolo, opera di ignoto napoletano, che raffigura la "Madonna del Carmine".

Il cappellone del braccio destro del transetto è quello dedicato a San Gerardo, patrono della città. E' chiuso da una cancellata in ferro datata 1864, realizzata da un ignoto artista meridionale. E' aperta al centro con un doppio battente ed ha, nella zona superiore, una targa. La cancellata è di buona fattura, forse eseguita da fabbri della zona che fondono nella decorazione elementi neoclassici con altri di gusto goticheggiante. L'altare è in marmi policromi della seconda metà del XVIII secolo, nel paliotto è sistemata una grata attraverso la quale si può vedere l'urna con le reliquie di San Gerardo. Nei pilastrini laterali dell'altare vi sono due stemmi vescovili con leoni rampanti e corona. Eseguito da qualche bottega napoletana l'altare è chiaramente del periodo citato per la durezza dei motivi decorativi, la troppo rigida stilizzazione ed il tipo di decorazione usata. Sopra l'altare, in una nicchia incorniciata con mostre marmoree, si trova una statua lignea policroma di San Gerardo, la scultura è alta cm. 175 opera di ignoto meridionale con il santo rappresentato seduto su una poltrona dorata, con la mitria ed in atto benedicente con il pastorale nella mano sinistra. L'opera risente di modelli medioevali, forse duecenteschi, la decorazione, sedia, base e tratti plastici sono chiaramente ottocenteschi. Sulla base stessa è una iscrizione che documenta i restauri avuti dalla scultura nel 1881. La parete di fondo della cappella è affrescata con una fastosa scenografia barocca che racchiude due grandi nicchie con angeli che reggono, uno la croce e l'altro una fiaccola. Nella lunetta è rappresentato la campagna potentina dove il Santo operò il miracolo di trasformare l'acqua in vino. Nella volta della cappella è rappresentata la gloria di San Gerardo tra angeli che portano mitria, pastorale ed un libro aperto con scritto "caritas", un'altra figura porta lo stemma di Potenza. La parete destra è affrescata con angeli festanti e lo stemma araldico del Santo.

Il Cappellone del braccio sinistro del transetto è dedicato al SS. Sacramento. Chiuso da una cancellata simile a quella della cappella di fronte, ne differisce soltanto perchè manca della data e della targa dedicatoria. L'altare è in marmi policromi del XVIII secolo, opera di ignoto napoletano. Ha un'apertura nel paliotto che permette di vedere un'urna nella quale si conservano le reliquie di Santa Genuaria. Il paliotto è fiancheggiato da motivi fogliacei e la mensa è sostenuta da mensole a voluta. I pilastrini laterali hanno fiori commessi e scolpiti. Sopra l'altare è sistemato un ciborio di alabastro, della prima metà del XVIII secolo, alto cm. 190, opera di ignoto meridionale. Ha un corpo centrale con una portella bronzea sovrastata da due angeli che reggono degli stemmi ed altri due angeli laterali, il tutto sorgente da un basamento decorato. Il ciborio è diviso in tre zone da colonnine a tortiglione su alti dadi decorati, su altrettanti dadi poggiano quattro angeli che sono, da sinistra: l'Angelo Custode, Gabriele, Raffaele e l'Angelo con Tobiolo. sugli appoggi superiori sono due cherubini seduti. Una balaustra conclude la zona inferiore. Al di sopra è sistemata una cupola a spicchi con copertura a scaglie, sorretta da un tamburo raccordato con volute alla base. In cima alla cupola si trova una sfera e sulla parte anteriore di questa c'è l'arcangelo Michele. Nella parete di fondo della cappella è affrescata l'Esaltazione dèll'Eucarestia, mentre nella lunetta superiore è rappresentata l'Ultima Cena. Nella volta è dipinto il Cristo che comunica una donna lucana attorniata dal popolo. Sulla parete sinistra della cappella è sistemato un grande Crocifisso ligneo Policromo, ascrivibile al XV secolo, di pregevole fattura.

La quarta cappella a sinistra è una grande cappella dedicata alla "Immacolata" che contiene un altare in marmo del '700 e, nella nicchia superiore, è custodita una scultura lignea policroma, di artista napoletano del XIX secolo, che raffigura la "Madonna Immacolata" che schiaccia il capo al serpente.

La terza cappella a sinistra ha un altare in tutto simile a quello della cappella di fronte e, nella nicchia sopra l'altare, è sistemata una scultura lignea policroma, opera di ignoto napoletano della prima metà del XIX secolo, rappresentante la Madonna Addolorata che reca il Cristo morto sulle ginocchia.

Nella seconda cappella a sinistra è un altare di scarso valore, e nella nicchia sopra l'altare è sistemata una scultura in legno policroma, piuttosto recente, che rappresenta Sant'Aronzio.

In corrispondenza della prima campata si apre una porta che dà direttamente all'interno del Vescovado.

L'altare basilicale al centro del presbiterio è stato realizzato durante i restauri degli anni '70 con gli elementi che costituivano il presistente altare maggiore. Nella sistemazione attuale si è posto il paliotto marmoreo intarsiato a marmi policroni con rosone centrale di notevole pregio sul fronte che guarda il fondo dell'abside. Ai fianchi si sono collocati due bassorilievi in marmo con stemmi vescovili, quello con la torre merlata e sole radiante potrebbe essere lo stemma di San Gerardo. Mentre sul fronte verso la navata si è ricomposta l'antica alzata di marmi policromi che sottolinea la bellezza delle due teste di putti alati posti ai corni dell'altare.

Le decorazini pittoriche delle volte e dei bracci del transetto furono realizzate negli anni 1933 - 1934 dal pittore Mario Prayer su incarico del vescovo mons. Augusto Bertazzoni. Sulla volta della navata sono dipinte scene di storia sacra, con figure di apostoli nelle unghie delle lunette, nel seguente ordine: - Cacciata dal Paradiso Terrestre, con Mosè e Noè a sinistra e Giacobbe ed Abramo a destra; nelle lunette a destra San Tommaso Apostolo, a sinistra San Mattia apostolo; - Il sacrificio del Calvario, con Isaia e Geremia da un lato, Daniele e Davide dall'altro, nelle lunette Sant'Andrea e San Giuda Taddeo apostoli; - San Pietro con i simboli dell'antico e del nuovo testamento ed i rivoli dei Sette Sacramenti; ai lati sant'Attanasio e San Giovanni Crisostomo; da una parte con Sant'Agostino e Sant'Ambrogio sull'altro lato; nelle unghie San Giacomo d'Alfeo e San Giacomo di Zebedeo apostoli; - Cristo Re in trono con ai lati San Giovanni Bosco e San Luigi Gonzaga da una parte e dall'altra San Domenico e San Francesco Saverio; nelle unghie delle lunette San Bartolomeo e San Filippo. Nei pennacchi della cupola sono i quattro evangelisti (fig. 11). Nella cupola è la Gloria del Padre Eterno con il popolo lucano che è presentato da San Gerardo alla Vergine Assunta, c'è affrescata la facciata della Cattedrale con il vescovo mons. Bertazzoni in preghiera ed i canonici, alla sinistra appgre'la Chiesa di San Michele con i frati e San Giovanni Bosco, con il popolo in processione ed i Santi Francesco d'Assisi, Nicola, Lucia, Rocco ed Aronzio. Tra le quattro finestre del tamburo della cupola sono affrescate le Virtù Teologali. La Beata Vergine è rappresentata come "janua coeli", "foederis arca", "domus aurea" e "turris eburnea". Nella volta del presbiterio sono affrescati il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo circondati da angeli; nelle unghie delle lunette sono i Santi Pietro e Paolo. Nell'abside vi sono affrescati i misteri dell'Annunciazione, della Sacra Famiglia, della Natività di Maria, della visita a Santa Elisabetta e della nascita di Gesù; nelle unghie delle lunette vi sono la fede e la speranza. Nella volta che precede il catino absidale si trovano l'Incoronazione della Vergine, la Dormitio Mariae, la Deposizione della Croce, la discesa dello Spirito Santo e Maria e la Chiesa, nelle unghie delle lunette sono la Carità e la Pietà.

Tra l'abside ed il braccio destro del transetto è situata la sagrestia, rifatta dopo il bombardamento del 1943, con le pareti ricoperta da alti armadi lignei collegati alla controsoffitatura in legno di noce scura a riquadri e specchiature, in quattro tele ottagonali vi sono i ritratti di San Giuseppe Cafasso, del Beato Bonaventura da Potenza, di San Giovanni Maria Vianney e di San Giovanni Bosco.

Nel 1978 sono state realizzate le ante bronzeo del portale della Cattedrale, opera di Giovanni Niglia di Polistena, pesanti 36 quintali. L'opera è realizzata in un solo pannello, priva di partizioni decorative, e raffigura simbolicamente la storia del popolo potentino da quando, nel 1111, acclamò vescovo Gerardo dalla Porta, agli sconforti per le guerre, i terremoti e gli oppressori stranieri momenti dai quali è sempre risorto unito per le ricostruzioni. Al centro della composizione la figura del Cristo Risorto è anche centro di un moto spiraliforme con le masse figurative che tendono al centro ottico della composizione stessa.

Nella piazza del Duomo si affaccia il Palazzo Vescovile, a sinistra della Cattedrale, il quale è stato oggetto di rifacimenti anche abbastanza recenti. Subito a sinistra del palazzo è posta la "Porta San Gerardo", o "arco Scafarelli" che si presenta dall'interno con un breve passaggio coperto con volta a botte a sesto ribassato e sormontato da una piccola finestra, forse ultimo residuo di un antico posto di guardia. La porta dall'esterno è affiancata da un contrafforte sul lato sinistro e la muratura si presenta con grosse pietre calcaree di varie forme e dimensioni sistemate con assetti abbastanza regolari. Anche sopra la facciata anteriore della porta una finestrella presenta uno stipite in pietra chiara, forse elemento di recupero, ed una soglia che sembra più antica. La porta potrebbe essere datata ai secoli XIII o XIV. Sul lato sinistro della porta, sempre dalla piazza del Duomo, prospetta il "Palazzo Scafarelli" che è stato oggetto di recenti lavori di riattamento e restauro, il fabbricato è di discreta fattura e contribuisce ad incorniciare decorosamente la piazza. Interessanti sono i mascheroni con anelli, per legare le cavalcature, posti sulla facciata del palazzo medesimo.

da www.comune.potenza.it

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