suggestivo borgo medievale sulle pendici degli Alburni
Castelcivita è un suggestivo borgo medievale appollaiato quasi a picco, sulle pendici degli Alburni, a circa 600 m. sul livello del mare. Le sue origini risalgono alla preistoria e visse il suo momento migliore intorno all'anno 1000; di questa epoca il centro storico conserva ancora oggi la tipica urbanistica. Successivamente assunse un ruolo rilevante nelle "Guerra dei Vespri". Il paese è indicato nei documenti Angioini col nome di Civita Pantuliano mentre in età Aragonese col nome di Castelluccio, probabilmente per indicare una piccola città castellata. Solo nel 1863 prende il nome di Castelcivita dal monte Civita su cui sorgeva il villaggio. La Torre Angioina, del XIII sec., oggi sede di un Museo, sovrasta imponente l'abitato. Castelcivita deve la sua notorietà alle grotte, ma da vedere sono anche: la chiesa madre di San Cono (XIV sec. ma su fondamenta preesistenti), che conserva tele e affreschi di pregevole fattura ed un organo a canne settecentesco con mantici manuali, la seicentesca Chiesa di San Nicola, che ospita tele raffiguranti l'Annunciazione e la Nascita del Battista, attribuite a Giuseppe Tomaioli, e la chiesa di Sant'Antonio, con la tela dell'artista lucano Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa della quale esiste una versione gemella a Piaggine, nella chiesa del Convento dei Cappuccini. Nei pressi delle grotte, vi è il ponte Pestano, più noto come il ponte di Spartaco, situato a 300 metri dalle grotte di Castelcivita. Si dice venne fatto costruire in epoca romana da Antonio Pio. La leggenda vuole che nel 71 a.C. venne attraversato da Spartaco, lo schiavo ribellatosi al potere di Roma, dopo la sconfitta riportata nella vicina contrada di Portella di Roccadaspide. Questi avrebbe trovato poi scampo e rifugio nella grotta vicina detta poi "Grotta di Spartaco". Tra le manifestazioni, la festa della Madonna di Costantinopoli il 26 agosto, la festa di S. Nicola il 6 dicembre, la festa di S. Antonio il 13 giugno, feste che, liturgicamente, non sono diverse dalle tante feste che si svolgono nei paesi dei Monti Alburni, però poche altre presentano uno scenario come questo: case a cascata con balconi in bilico sulla valle, arroccate l'una sull'altra, con tetti spioventi, innumerevoli scalinate. Da non perdere, la sagra del "fungo porcino" nell'ultimo fine settimana di settembre con un percorso diviso in varie tappe, ad ognuno delle quali corrispondono assaggi a base di funghi porcini e vendita di prodotti tipici artigianali. Ed ancora la "messa pastorale alla cilentana" cantata la notte della Vigilia di Natale, il giorno dell'Epifania, di Sant'Antonio Abate e di San Francesco.
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