Storia di Baronissi

Storia di Baronissi

al centro della Valle dell’Irno

Il patrono del comune di Baronissi è San Francesco, ed il comune celebra la sua Festa ogni 4 di Ottobre.
Il villaggio di Baronissi è situato al centro della Valle dell’Irno ed è circondato dal monte Stella ad Est, da Diecimari ad Ovest, estrema propaggine dei monti Lattari, e dalla catena dei Mai a Nord.
Esso dista da Salerno circa nove chilometri..La Valle dell’Irno ha una storia antichissima.
Essa ha ospitato diverse civiltà che si sono sovrapposte lungo il corso del fiume.
Reperti archeologici osco-sanniti, lucani, greci ed etruschi sono stati rinvenuti in diversi luoghi.
Particolarmente interessante fu la scoperta avvenuta nel 1879 dell’area archeologica etrusca di Fratte (VII sec. a.C.).
Alcune tombe del IV-III secolo a.C., che richiamavano quelle pestane, vennero rinvenute ad Acquamela nel 1968.
Esse, secondo la descrizione del Cosimato, avevano come corredo funerario delle suppellettili fittili “con decorazione stilizzata policroma e rappresentazioni di uomini nudi in grazioso movimento di danza”. Altre sepolture risalenti al I secolo dopo Cristo apparvero negli anni Sessanta durante gli scavi per la rete idrica e fognaria nel corso principale di Baronissi nei pressi della cappella di s. Maria di Costantinopoli che fecero sospettare l’esistenza di un antico camposanto.
Il complesso archeologico più importante del Comune è certamente quello di Sava.
Si tratta di un piano inferiore di una villa romana del I secolo d. C. sul quale venne in seguito costruita la chiesa parrocchiale di s. Agnese.
Nei tempi antichissimi la Valle ebbe una funzione di raccordo tra l’entroterra e il mare con intensi traffici civili e militari e con scarsi insediamenti stabili.
La fondazione di Baronissi e dell’altro importante villaggio di Saragnano si fa risalire all’Alto Medioevo allorquando alcuni abitanti di Salerno ripararono nelle nostre terre per sfuggire alle incursione dei Turchi.
Qui vennero fondate delle “Case” che presero l’appellativo dalle famiglie dominanti: Casa Napoli, Casa Mari, Casa Farina, Casa Barone e Casa Siniscalco.
A queste Case originarie se ne aggiunsero delle altre: Casa Felice, Casa Barrella e Casa Rocco a Casa Siniscalco; Casa Fumo, Casa Majorino e Casa Di Donato a Baronissi; Casa Fiore, Casa Villano e Casa Ricciardo a Casa Barone; Casa Alfieri, Casa Durante e Casa Mutarelli a Saragnano.
Il più antico documento in cui si nomina il casale di Saragnano si trova nel Codice Diplomatico Cavense e risale all’anno 982.
Esso tratta di una lite circa la divisione del monte Diecimari e viene citato un territorio arbustato e vitato i cui confini sono limitati “da uno lato et uno capite fine bia que deducit ad fine de saranianisi”.
Saragnano nel Medioevo fu il centro politico-amministrativo degli altri paesi convicini, compreso Baronissi, essendo stato elevato ad Universitas hominum (Comune) nel secolo XII.
I confini di questa entità amministrativa coincidevano quasi esattamente con il distretto della chiesa parrocchiale del SS. Salvatore.
In questo luogo sacro si riuniva l’antico decurionato “convocato al suono della campana grande”.
Ai principi del XV secolo l’ Università di Saragnano era infeudata alla nobile famiglia omonima salernitana.
Nel 1412 Ladislao, re di Napoli, liberò, a richiesta della madre Margherita di Durazzo due tenute di cui una a Saragnano, della quale era barone Francesco Saragnano, e l’altra di S. Giorgio.
La detta regina donò il feudo e il casale di Saragnano alla cappella di s. Giovanni Battista posta nella cattedrale di Salerno.
In seguito i due territori furono affidati ad un unico signore.
Nel 1540, infatti, Tommaso Villano era barone di Saragnano e di S. Giorgio.
Alla fine del Seicento il barone Antonio de Santis, originario di S. Giorgio, lasciò il feudo alle sue tre figlie. Maddalena, Teresa ed Orsola.
Soltanto la prima ebbe il titolo di baronessa e andò in sposa ad Andrea Prignano.
Nel 1707 Marino Francesco Caracciolo di Avellino venne in possesso dello Stato di S. Severino.
Questa famiglia restò padrone dello Stato fino al 1806, data della eversione della feudalità .
Nel 1740 i cittadini di Saragnano e Baronissi si riunirono in pubblico parlamento e decisero di cambiare la denominazione dell’Università aggiungendo al nome di Saragnano quello di Baronissi nonché di solvere i pesi alla Real Camera della Sommaria attraverso il percettore regio.
Una richiesta di autonomia fiscale era già stata inoltrata al re di Napoli nell’anno 1554.
La Real Camera della Sommaria il 21/7/1741 diede il suo beneplacito.
Fu steso un nuovo statuto nel quale fu prevista l’elezione di un solo sindaco.
Vennero eletti venti deputati cittadini, dieci di Saragnano e dieci di Baronissi con il compito di trattare questioni di carattere generale.
L’antica Università di Saragnano rimase in attività fino al 1806.
In quell’anno il re Giuseppe Napoleone abolì le Università riunendole in Comuni.
Con decreto reale del 26/1/1810 lo Stato di S. Severino fu diviso in due Comuni Mercato e Fisciano.
Il territorio di Saragnano e Baronissi non era compreso nel detto Stato essendo una baronia separata.
Difatti lo Stato di S. Severino era stato per secoli diviso in quattro quartieri: Mercato, Penta, Calvanico ed Acquamela. In quest’ultimo non erano compresi i due citati villaggi.
All’articolo terzo del citato decreto venne ordinato che i casali di Caprecano, Fusara, Sava, Antessano, Aiello, Orignano ed Acquamela dovevano essere aggregati al nuovo comune di Baronissi.
Il villaggio detto il Pennino, posto nel distretto di Capriglia, che nei secoli passati era appartenuto all’Università di Saragnano, entrò a far parte di Salerno.
Casa Barone, che rientrava nel distretto di Salerno, venne aggregato al Comune.

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