Luoghi della provincia parmense: Montechiarugolo

Luoghi della provincia parmense: Montechiarugolo

caratteristico borgo rurale medioevale

Il capoluogo si può raggiungere in auto, lungo la strada provinciale per Montecchio, che attraversa Basilicagoiano, in pullman di linea o volendo anche a piedi, dal momento che dista 5 soli chilometri, compiendo una salutare passeggiata tra il verde dei campi. A Montechiarugolo ha sede il Municipio. Il centro urbano ha mantenuto la tipica struttura del borgo rurale medioevale, con le viuzze silenziose affiancate da antiche case a due piani. La storia di questo centro ha inizio nel 1091, quando per la prima volta fu menzionato in un atto di vendita su pergamena. Nel 1121 i Sanvitale vi costruirono il primo castello che fu distrutto nel 1313 dai De Correggio. Risorse più potente nel 1406 per opera di Guido Torelli e restò a questa famiglia fino al 1612, anno in cui Pio Torelli fu giustiziato insieme ad altri feudatari tra i quali la celebre Barbara Sanseverino sotto l'accusa di aver congiurato contro Ranuccio I Farnese. Nel secolo XVI conobbe il periodo di maggior splendore sotto il governo di Francesco Torelli e della moglie Damigella Trivulzio, di cui parlò per il suo ingegno e le sue virtù l' Ariosto nell'Orlando Furioso. Con la dispersione dei Torelli iniziò per Montechiarugolo una lunga decadenza. Ebbe un nuovo momento di gloria nel 1796 quando, il 4 Ottobre, le milizie della guardia civica di Reggio Emilia si scontrarono con una colonna militare di austriaci, usciti dal territorio di Mantova in cerca di foraggi, sbaragliandoli. In seguito a questo fatto, i guerrieri reggiani furono presentati a Napoleone, che li elogiò e dichiarò quel combattimento "il primo per l'indipendenza del popolo italiano". Fu loro donata anche una bandiera dai tre colori italiani con ricamato in oro "Montechiarugolo". L'avvenimento è ricordato da una lapide posta sulla facciata del Municipio e fu anche commemorato da G. Carducci nel 1897, in un discorso per il centenario della bandiera nazionale che sventolò per prima in questa piazza. Attualmente il castello appartiene, dal 1870, alla famiglia Marchi di Parma ed è fra i meglio conservati della provincia. Esso è circondato da un profondo fossato, scavalcato da un ponte in cotto attraverso cui si giunge al cortile interno con statue e resti di affreschi. Affreschi, mobili in legno del '500 e '600, ceramiche e frammenti archeologici trovati nei dintorni si ammirano anche nelle sale interne cui si accede dal cortile e che si affacciano sul loggiato prospiciente il torrente Enza, da cui si gode un ottimo panorama. Continuando sulla provinciale verso Montecchio, balza subito agli occhi la costruzione de "La Fratta" ora pubblico esercizio, ma anticamente vedetta del castello di Montechiarugolo; ciò è evidente dalla sua struttura medioevale con piccola torretta. Più oltre, prima di imboccare il ponte sull'Enza, si può scendere per un sentiero sul lato sinistro della carreggiata a visitare l'Oratorio del Romito, posto ai piedi di uno scosceso pendio. Questa antica costruzione risale al tempo lontano in cui non esisteva il ponte e per passare alla riva opposta i pellegrini dovevano guadare il fiume con grosse barche, dette "navi". Poichè spesso accadeva che le piene del fiume ostacolassero la traversata, i pellegrini venivano accolti in un ospizio retto da un eremita, che li alloggiava, li rifocillava e curava gli eventuali infermi. Per questo, l'Oratorio che sorge qui si chiama "del Romito" che sta per "eremita"; nel 1500 fu arricchito dalla contessa Trivulzio con preziose suppellettili sacre che, purtroppo però, sono state asportate dai ladri a più riprese, data la solitudine del luogo.

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