storia a tavola... ai tempi di Augusto...
Uno degli ingredienti fondamentali della cucina medioevale sono le spezie. Già ai tempi di Augusto, i romani le importavano dalle Indie orientali, ma dopo il Mille il loro consumo aumentò enormemente. A importarle provvedevano a quei tempi sia i veneziani sia i genovesi, pepe bianco, pepe nero, galanga, macis, zenzero, noce moscata, cubebbe, chiodi di garofano sono oggetto di una vera e propria passione. Inoltre si pensava che le spezie costituissero un rimedio molto efficace contro le malattie: i chiodi di garofano, ad esempio, venivano cosiderati un ottimo antidoto contro la peste. In secondo luogo, si attribuivano alle spezie, e soprattutto al pepe e allo zafferano grandi qualità afrodisiache, ed era praticamente un'abitudine rendere le spezie indispensabili; abituati fino dalla prima infanzia ai sapori forti, in particolare a quelli dei cibi conservati nel sale, era naturale che gli uomini e le donne dell'epoca inclinassero ad apprezzare sopratutto le pietanze piccanti. Dopo la caduta di Costantinopoli, soltanto i veneziani continueranno a prediligere le spezie e a praticarne il traffico, pur pagando pesanti pedaggi, i genovesi e i liguri in genere, invece, si orienteranno sempre di più verso le erbe mediterranee, anzi tirreniche: il prezzemolo, l'aglio, la maggiorana, il basilico, il timo, la salvia, l'origano. Ne è testimone, tuttora, uno degli elementi della gastronomia ligure più famoso nel mondo: il pesto.
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