statua alta 4,50 metri nel centro storico del paese
La più antica notizia relativa alla presenza di una grande statua di bronzo esistente a Barletta risale al 1309. Comunemente è chiamata Eraclio nella variante popolare e dialettale di "Aré". L'identificazione con il suddetto imperatore bizantino è in realtà stata assolutamente esclusa. Molto più probabile è la sua identificazione con un altro imperatore d'oriente, Teodosio II. La figura bronzea rappresenta un uomo dell'apparente età di quarant'anni, rappresentato nel momento di maggior gloria di quell'imperatore in tutto l'Impero. Molto probabilmente la statua sarebbe stata elevata a Ravenna. L'ipotesi più "antica" sulla presenza del colosso a Barletta, risale al '600, e alla penna di un gesuita che affermava essere stata gettata sulla spiaggia di Barletta da una nave veneziana di ritorno da Bisanzio dopo il saccheggio del 1204. Per numerosi motivi tale 'leggenda' è ormai esclusa mentre più probabile è che il trasporto in Puglia del preziosissimo bronzo sia avvenuto su ordine dell'imperatore svevo Federico II inserendosi nel clima culturale della renovatio imperii promossa dallo svevo. La statua, restaurata e reintegrata delle parti mancanti già in età medievale, marca con la sua presenza il tessuto urbano di Barletta già dal pieno medioevo avendo mantenuto l'attuale collocazione. Il Colosso di bronzo si presenta come una statua alta 4,50 metri, paludata di vesti imperiali tardo romane e bizantine come l'evidente diadema incastonato nella corona imperiale e la veste da capo militare di altissimo rango. La croce nella mano destra e la sfera nella sinistra sono i simboli della regalità imperiale. Le tozze gambe furono ricostruite nel medioevo perché certo che le originali furono fuse per ottenere due campane nel XIV secolo.
La leggenda Secondo una leggenda popolare la città fu salvata da un attacco dei saraceni che infestavano queste terre grazie ad un abile stratagemma ed all'aiuto di "Eraclio". Quest'ultimo, essendo più alto dei tetti e delle mura, avvistò l'esercito nemico in arrivo. I barlettani non si fecero prendere dal panico e spedirono il colosso fuori della città lungo la strada percorsa dai saraceni. Questi lo incontrarono mentre piangeva rumorosamente sul ciglio della strada. Gli domandarono perché piangesse e per tutta risposta il colosso disse di essere stato scacciato dai suoi concittadini essendo il più basso e debole di tutti compresi i bambini che non volevano giocare con lui così piccolo e mal fatto. I saraceni immaginarono di trovarsi di fronte ad una città abitata da giganti ben più alti di quel colosso alto già più di quattro metri ed immediatamente fecero marcia indietro. Accolto da tutti gli onori "Eraclio" riprese il suo posto nel centro della città su cui ancor oggi vigila dall'alto.
da G. Purpura, Il Colosso di Barletta, in "Archeologia viva", Febbraio 1991. M.S.Calò Mariani, Federico II collezionista, in AA.VV., Aspetti del collezionismo in Italia da Federico II ai primi del novecento, G.P.Grimaldi, Vita di S.Ruggiero, Napoli 1607.
www.comune.barletta.ba.it
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