luoghi dell'alta val di Taro
Borgata dell'alta valle del Taro, sorge nella conca di fondovalle creata dal torrente Pelpirana poco prima della sua confluenza nel fiume principale. Anticamente abitata dai Celti Liguri fu una delle ultime ad essere sottomessa dai Romani. Nel 167 a.c., il proconsole Marco Fulvio Nobiliere stroncò le ultime resistenze bruciando la foresta del vicino Monte Penna. Come complesso territoriale ed economico, il luogo compare in un documento del IX secolo, da cui si evince pure la sua stretta dipendenza dalla Chiesa piacentina, in un' area di confine interessata anche da una forte presenza dei monaci di Bobbio. E' comprensibile come la chiesa della "curtis" divenisse, nel secolo X, un'importante chiesa pievana, rappresentante degli interessi del Vescovo di Piacenza, che ne era padrone tanto nello spirituale come nel temporale. Nei secoli XI e XII, Pieve di Bedonia (così si chiamò fino al '700) prese dunque a svilupparsi nella sua tipica struttura di abitato aperto, mentre le esigenze difensive erano demandate ai vari castelli e fortilizi sorti sulle alture circostanti; il paese era allora sede non solo di pieve, ma anche di curia, facenti entrambe capo all' Arciprete come rappresentante del Vescovo Piacentino. Il dominio sulla Valtaro del Comune di Piacenza, garantì evidentemente il perdurare di una tale situazione. Col decadere del peso politico dei vescovi, vari loro enfiteuti ne presero il posto all'interno della "curia"; dal 1224 al 1229 questa risulta divisa tra il consorzio locale dei Lusardi ed i Landi. Ambedue di parte ghibellina, Landi e Lusardi furono alleati nella lotta di fazione del XIII secolo in cui i castelli della zona ebbero un'importante funzione militare. Frattanto, nel 1257, Ubertino Landi aveva acquistato dal Comune di Piacenza tutti i diritti sull'alto Taro e Ceno: al termine delle guerre, i Landi, rotta l'alleanza coi Lusardi e passati sotto il controllo visconteo, poterono quindi riorganizzare i loro domini altovaltaresi a partire dal possente castello di Compiano. La relativa pace dei secoli XIV-XV giovò invece al paese sotto il profilo sociale: proprio allora, il paese divenne centro di residenza delle famiglie più distinte della valle. Nell'ambito del cosidetto "Stato Landi" creato nel 1551 dal principe Agostino con il riconoscimento imperiale e proseguito fino al 1682, Bedonia godette di notevoli autonomie che ne favorirono lo sviluppo. L'importanza ecclesiastica si accrebbe nel primo '600, con l'attivazione di una scuola di formazione per i cleri ci e con l'istituzione presso la pieve, della Congregazione di San Pietro che riuniva il clero di tutto lo "Stato Landi"; sul piano economico era allora fiorente l' artiginato calzaturiero, destinato in parte allo smercio verso la pianura. Nel 1682 al momento dell'annessione ai domini farnesiani di Parma e Piacenza, Bedonia era ormai una "terra", un centro socio-economico tra i più evoluti dell'ex "Stato Landi", segno evidente che questa crescita fu il richiamo, insieme religioso ed economico, esercitato dalla devozione della Madonna di San Marco, presso il santuario eretto nel 1688. Terminata la dinastia dei Farnese, in epoca borbonica il paese ottenne vari riconoscimenti del suo ruolo su scala locale; nel 1793, dovendosi istituire l'Archivio notarile giurisdizionale, il Governo ritenne opportuno erigerlo a Bedonia, che vantava una lunga tradizione di famiglia dedita a tale attività, ma l'arrivo dei Francesi, nel 1796, impedì la realizzazione del progetto. Nel 1806, a seguito della rivolta antinapoleonica dell'anno precedente, l'alta Valtaro fu staccata dagli Stati Parmensi ed annessa all'Impero Francese, nel dipartimento degli Appennini: la fine degli antichi ordinamenti coincise con il riconoscimento definitivo dell'importanza di Bedonia, che da allora fu sede di Comune autonomo. Il processo di crescita del paese giunse al suo apice nel corso del XIX secolo, con la creazione del Seminario Vescovile; nel 1848 il paese ottenne la sede della pretura; con l'Unità d'Italia l'alta Valtaro fu inclusa nella provincia di Parma.
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