tranquillo centro di villeggiatura dell’Appennino Ligure
Centro agricolo e di villeggiatura del versante padano dell’Appennino Ligure, il paese di Torriglia si trova al centro di una conca dominata dal Monte Prelà, ricca di acque sorgive che danno origine al torrente Laccio, ramo dello Scrivia. Con molte probabilità di origine romana, Torriglia fu possesso dell’abbazia di San Colombano di Bobbio, cui fu confermato da Ottone II nel 972. Feudo dei Malaspina, signori della Lunigiana, ai quali fu confermato da Federico II; verso la metà del XIII sec. fu acquistato dai Fieschi, che si sottomisero a Genova. Coinvolto nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, nel 1432 il castello fu assediato ed espugnato da Genova. Dopo il 1547 Torriglia, compreso nei feudi imperiali, passò ai Doria che lo conservarono fino al 1797, quando si sottomise spontaneamente alla Repubblica Ligure. Il castello dei Malaspina, poi dei Fieschi, risale al medioevo e di esso sussistono resti delle mura e di una torre a pianta quadrata, alta 11 metri. La parrocchiale di Sant’Onorato fu edificata nel XVII sec. e recentemente restaurata. Torriglia è anche nota per gli innumerevoli sentieri escursionistici contenuti nel suo territorio, e per le battute autunnali alla ricerca dei funghi. Da Torriglia si può raggiungere, per esempio, il Lago del Brugneto che, realizzato artificialmente nel 1959 sommergendo due paesini, Casoni e Frinti, con una diga alta un’ottantina di metri e un invaso capace di 25 milioni di mc, è oggi frequentata mèta turistica. Lungo la strada si incontra la galleria di Garaventa, che introduce alla Val Trebbia; nei dintorni della galleria vive una notevole popolazione di daini, facili da avvistare all’alba e al tramonto anche dalla strada. La strada prosegue attraverso i paesi che fanno da corona al lago che grazie ai valori paesaggistici, alle attività escursionistiche, alla pesca e alla buona cucina, si stanno ripopolando. Dopo Propata, il cui nome in dialetto è “Prupà” tradotto in borgata, si sale alle Case del Romano (osteria), località montana tra foreste di faggi, un tempo tappa di una Via del sale verso la Pianura Padana, da dove parte un sentiero pianeggiante, che ricalca le antiche mulattiere, per raggiungere in un paio d’ore il Monte Antola (mt. 1597). A maggio i pascoli del monte si tingono di bianco, azzurro e rosso e il panorama spazia dalla Val Trebbia alla Val Borbera.
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