ubicazione attuale: via e rampa Manhes - Potenza
Il toponimo deriva dall'antica "porta" (tav. VI, B) di accesso alla città dal versante sud-orientale, adiacente al convento delle Chiariste di San Luca. Trattasi dell'inizio della strada, denominata a volta "dei mulini", a volta "del correzionale o delle prigioni", che dalla città porta alla Chiesa di San Rocco e, quindi, nella piana del Basento ove erano ubicati i mulini. Nel catasto provvisorio sono censiti nel vico 4 case, 4 sottani, 3 botteghe e la Cappella di Santa Croce, la quale, pochi anni più tardi, con le casette di Giacinto Giuliani e Matteo Iorio viene demolita per la costruzione del Carcere. Nell'elenco di classificazione delle strade comunali il vicolo è riportato per la lunghezza di m. 80, pari alla distanza dalla porta al carcere. Il Convento di San Luca, dal 1862 Quartiere Militare e tuttora Caserma dei Carabinieri a sorvegliare il centro storico e le vastissime aree edificatorie che degradano verso il fiume, è noto dal 1253, come riportato in una pergamena della Cattedrale. Dopo il 1445 confluiscono in questo convento le consorelle Benedettine del Monastero di San Lazzaro, presente in città sin dal 1252. A causa dei "costumi rilassati" su segnalazione del vescovo Vassallo, il monastero, nel 1466, viene affidato alle Clarisse nella persona di suor Sveva de' Ginefra da Tricarico. Di parere diverso appare Viggiano, che, con riferimento alla Bolla di Clemente VII del 1531, ritiene il passaggio dalle Benedettine alla Clarisse successivo a tale data e, comunque, anteriore al 1534 riportata da p. Gonzaga. L'edificio adibito a monastero si ritrova sin dal XV secolo, tanto che il chiostro è annotato come "minacciante rovina". La posizione economica del "Venerabile Monisterio delle Monache di Santa Chiara sotto il titolo di San Luca" appare di notevole rilevanza alla metà del secolo XVIII, tanto che è tassato, sul reddito rilevato di oncia 9.480 circa, per 26 appezzamenti di terreni distribuiti sull'intero territorio di Potenza e tra i quali si individuano le tre grandi tenute di Pallareta, della Macchia e di Varco Izzo; il mulino alla contrada Isca del Ponte sul Basento vicino al ponte San Vito; case, cellari e cantine affittate in città; animali "di corpo, di frutto e per servizio, così del Monisterio come della Masseria"; censi in "grano" perpetui, censi redimibili e perpetui e "Istrumentarj al 5%" per 3.650 oncia e, soltanto 65 oncia di "pesi a dedursi". Con il catasto provvisorio sono meglio specificate le proprietà, ancora intestate al monastero nonostante l'eversione murattiana. I terreni sono accatastati per il totale di 3096 tomoli, fra i quali i tre grandi appezzamenti presentano la seguente estensione: in contrada Madama Laura (Pallareta) t. 862, alla Macchia t. 825, a Varco d'Izzo t. 521. Oltre al citato "molino ad acqua", nella città sono censiti, di proprietà del convento, 55 case, 22 sottani, 2 cantine, 10 stalle, 13 botteghe e il forno.
Nota: Da quando il monastero è stato adibito ad uso militare ed interdetto all'accesso, è impossibile ogni analisi della struttura edilizia, che, in aggiunta alla scomparsa dell'antico archivio, non consente approfondimenti ulteriori per la conoscenza di questa presenza cittadina.
da www.comune.potenza.it
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