sorge sul Monte Calpazio
Costruito agli inizi degli anni '50, su progetto dell'architetto Marcello De Vita risalente agli anni '30, il Museo Nazionale di Paestum venne inaugurato il 27 novembre del 1952 alla presenza ufficiale dell'On. Antonio Segni allora Ministro della Pubblica Istruzione. Lo vollero soprattutto Paola Zancani Montuoro e Umberto Zanotti Bianco, ai cui nomi é legata la sensazionale scoperta dell'Heraion di Foce Sele, per esporvi i preziosi rinvenimenti: metope, capitelli e materiale vario, che era precedentemente sistemato nell’antiquarium del palazzo De Maria. La quantitá di reperti, venuti alla luce da successivi scavi sul territorio della cittá, ne suggerirono un primo ampliamento della sala delle metope nel 1966 (progetto De Felice) e quindi un secondo nel 1970, Sale di Paestum, (progetto De Franciscis), per poter ospitare gli affreschi delle tombe dipinte trovati due anni prima. A seguito di un periodo di chiusura, durante il quale è stato compiuto un ampliamento degli spazi espositivi, nel 1999 il museo è stato riaperto con un nuovo settore dedicato al materiale epoca romana (dopo il 273 a.C.), mentre è stato deciso di esporre materiali meno rilevanti a rotazione, allo scopo di proporre tematiche e oggetti che rischiano di rimanere nei depositi. Attualmente il percorso si snoda su due piani dell’edificio con sezioni ordinate topograficamente (metope del tempio e tombe dipinte) e cronologicamente (materiale votivo e funerario dai templi e dalla necropoli). All’ingresso sono sistemate, all’altezza originaria, le interessanti metope arcaiche del thesauros, databili al 560 a.C. e raffiguranti scene del mito di Eracle, mentre, nella sala accanto, sono esposte le metope del tempio maggiore raffiguranti fanciulle danzanti in abiti ionici (500 a.C.), altri elementi architettonici del tempio maggiore e altre metope di edifici non ben identificati. Seguono, nella galleria del piano terra, elementi architettonici del thesauros arcaico (capitelli d’anta) e del tempio di Cerere (capitelli ionici del pronao), e una scelta di corredi dalla necropoli che presenta, oltre ai vasi corinzi di epoca arcaica e alle ceramiche sobrie di V secolo, gli interessanti affreschi dalle tombe dipinte lucane di IV secolo, con le scene tipiche del defunto in armi a cavallo (ritorno del guerriero), di giuochi funebri e, per le tombe femminili, di attività domestiche. Anche le ceramiche del IV secolo hanno un grande sviluppo con le produzioni pestane a figure rosse (di rilevanza l’anfora di Python, firmata, con la nascita di Elena, e l’oinochoe con il giudizio di Paride di fronte a Hermes, del pittore di Afrodite). Si segnala anche, per i ritrovamenti presso gli edifici sacri, un’anfora attica a figure rosse del pittore di Nikoxenos con Eracle e il Cerbero e la vestizione delle Amazzoni. Si torna in seguito nella galleria superiore, dove è riunita una scelta di materiali disposti cronologicamente, dai corredi eneolitici della necropoli del Gaudo (vasi e "saliere" dell’età del Rame), ai cinerari dell’età del Ferro, per arrivare a reperti di epoca arcaica (statua di terracotta locale raffigurante Zeus, di influsso ionico, rinvenuta presso il santuario urbano meridionale), classica (disco d’argento con dedica ad Hera, teste di marmo greco da metope) e ellenistica (famosa la statua bronzea del Sileno Marsia). Inoltre sono esposte varie terrecotte architettoniche dedicate a Hera, raffiguranti la dea come nutrice, Dea dei cavalli, in trono con melagrana, ecc. La galleria termina con la ricostruzione della tomba a camera di Agropoli, nella quale erano sepolti due individui, uno di sesso maschile, il cui corredo è composto dall’hydria di Assteas con mito di Bellerophon, uno strigile e armi, e uno di sesso femminile, con frutta, formaggi e dolci fittili a corredo. La parete di fondo è dipinta con l’immagine della defunta, con un’ancella, che porge da bere al marito seguito da un servo. Si torna quindi al piano superiore, dove è esposto il pezzo forte del museo: gli affreschi della tomba del Tuffatore, della fine del V secolo a.C., unica tomba a cassa dipinta di questo periodo fin’ora trovata a Paestum, costituita dalle quattro lastre di calcare laterali con scene di banchetto, mentre il coperchio raffigura un giovane che si tuffa, al quale si è dato un significato simbolico di passaggio al mondo dei morti. La nuovissima sezione romana, infine, presenta statue di marmo, altorilievi, epigrafi, fra le quali quelle dedicate a importanti personalità cittadine, parenti di Cicerone. Inoltre sono esposti raffinati oggetti domestici e un tesoretto di circa 700 monete d’argento.
Via Magna Grecia - Paestum Capaccio (Sa) Tel. 0828.811023
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