L'oasi WWF di Bosco Camerine

L'oasi WWF di Bosco Camerine

con discreta varietà di esemplari di flora e fauna

In un passato più o meno recente il Bosco è servito essenzialmente a scopi forestali e silvicoli e più diffusamente alla preparazione di carbonelle aromatiche a base di Mirto e Lentisco. Anche le prime testimonianze storiche parlano di una presenza di monaci orientali che fuggivano dalla guerra iconoclastica (VIII sec.). Alacri diffusori del culto di Santa Sofia, lasciarono nel Bosco tracce ancora visibili del loro passaggio: a quell’epoca risale sicuramente il Pozzo e il perimetro murario, oggi ridotto a ruderi, nell'area di Santa Sofia.
Altre notizie risalgono agli anni del brigantaggio quanto alcuni briganti, vi si rifugiarono, nascondendovi tesori che a leggenda, la gente di Albanella cerca ancora.
L'oasi si estende per circa 100 ettari nel Comune di Albanella, inserito tra le aree contigue del Parco del Cilento, per un altezza sul livello del mare compresa tra i 137 e i 391 metri, collocata ai piedi della catena montuosa degli Alburni.
Compaiono numerosi torrenti, rigagnoli e pozze semipersistenti o stagionali. I valori maggiori di umidità si rinvengono presso la Pozza del Tritone, in alcune aree interne spesso di difficile accesso e al Vallone del Bagno.
Le zone ad Ovest, al confine con i campi coltivati, sono costituite da terreni sassosi e argilliti grigio azzurre, coperte da xerogramineti e praterie a Plantago serraria. Esse appaiono fortemente erose dalle acque in solchi profondi, come, seppure in maniera inferiore, tutta l'area (Camerine = valleccole, in greco). La parte meridionale e quella centrale sono occupate da macchia medio alta. Vi abbondano radure e pratelli.
Più in alto troviamo la boscaglia a latifoglie, in cui, predomina il cerro, spesso piuttosto aperta. Le aree precedenti, si evolvono soprattutto in una lecceta; quest'ultima appare destinata a divenire un bosco misto, a forte prevalenza di querce. All'Oasi abbondano soprattutto specie appartenenti alla Macchia Mediterranea: lecci, in via di ridiffusione, frammisti a Rovelle e Cerri nella parte superiore. Il Leccio (quercus ilex) si presenta accompagnato immancabilmente dal Ciclamino e da alcune Veccie selvatiche, certe graminacee e poche altre specie del sottobosco (generalmente non rigoglioso, a causa della fittissima ombra), a cui si aggiungono senz'altro specie rampicanti che riescono a raggiungere posizioni migliori abbarbicandosi agli alberi. Tra questi troviamo la Salsapariglia o Stracciabraghe, il Tamo, la Rosa di S. Giovanni, le Clematidi ed altre ancora.
All'estremo superiore dell'Oasi prende il sopravvento il Cerro (Quercus Cerri), spesso associato ad altre specie come l'Orniello, l'Acero Campestre, il Carpino Orientale, l'Olmo e altre.
La volpe, il tasso, la donnola e la faina si intanano nel bosco ed in primavera, nelle pozze d'acqua, è facile scorgere molte rane ed il raro tritone meridionale che, dopo il periodo della riproduzione, conduce una vita terrestre muovendosi in prevalenza di notte.
E' possibile assistere alla cattura dei piccoli di questa specie da parte della biscia dal collare. Numerose sono le farfalle che si possono vedere. Tra di esse primeggia la "ninfalide del corbezzolo" che frequenta gli ambienti costieri e quando è un bruco vive, numerosa, su questa pianta.
Nel cielo è facile scorgere la poiana e sentire il verso del cuculo e della ghiandaia, il canto del cardellino e del verzellino. Ma l'evento dell'Oasi avviene a fine agosto e parte del mese di settembre. Il cielo dell'Oasi è solcato da tanti colori giallo, verde, blu e castano: sono i gruccioni. Volano con rapidi battiti di ali, intervallati da tratti ad ali chiuse. Dopo aver nidificato ed essersi riprodotti sulle sponde del fiume sottostante - il tratto del Calore salernitano - si radunano nell'Oasi, dove trovano abbondante cibo che viene catturato al volo (imenotteri, coleotteri, ecc.). Si ritemprano e si preparano, adulti e piccoli a migrare per l'Africa.

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