con importante torre
Promotore della costruzione fu l'arcivescovo Giacomo d'Atri che, cinse di mura l'abitato e fece innalzare la chiesa madre. Il nucleo originario (il mastio e la parte ad oriente) appartiene alla fine del secolo XIV. Si può però supporre fondatamente una preesistente piccola costruzione non fortificata all'incirca ove ora è la parte centrale della facciata. "Il castello-episcopio" dopo quasi sei secoli, si presenta oggi allo sguardo con l'architettura militare di una rocca medievale anziché come la domus episopalis" con lo spiccato carattere di fortezza, freddo nelle sue forme barocche nel davanti, mentre nel centro lascia vedere una torre altissima sorgente dal cortile posteriore della facciata. Merita speciale menzione la torre. Questa si presenta subito nell'origine aspetto quattrocento, alquanto rimaneggiata attraverso i secoli a seconda che servir doveva a fortezza o ad usi domestici. Essa è di forma rettangolare, non già quadrata come altri scrissero, e si eleva a tre piani di cui il pedaneo è il più alto. È coronata da 20 merli. IL lato prospiciente all'atrio o gran cortile presenta 4 aperture irregolari, una delle quali conserva la sua originaria forma di feritoia. Il lato ad ovest, verso Porta Castello, ha tre finestrelle anch'esse irregolari, praticate dopo, quando cioè la torre non più servì a fortificazione. Il lato ad Est presenta un solo merlo, ma è fornito del piombatoio allo scopo di piombare pietre, saette e olio bollente sopra il nemico al piè della muraglia; anzi erano tre di cui due si abbatterono in occasione di un uragano, in epoca imprecisata; due finestre conservano ancora residui di davanzali. E finalmente al lato Nord esistono due sole finestre, una al I° e l'atra al 2° piano. Nessuno stemma campeggia per l'intera facciata, neppure sul portale; Come l'uso esigeva, l'esterno del palazzo è freddo e senza bellezza nelle forme ma l'interno nasconde la magnificenza delle grandi case. Sorprendente e molto gradita è la fuga di ben undici aule, ampie e maestose che da altrettante grandi finestre prospicienti facciata ricevono luce e profusione grandiose sale che rimpiangono chi sa quanti ricevimenti e feste rumorose!. Un edificio di tanto valore storico, artistico, non solo per Grottaglie, ma anche per la regione, non poteva, esaurire le funzioni per cui era stato creato, consegnarsi alla fatiscenza e alla distruzione totale e così le amministrazioni comunali già da diversi anni si sono premurate di ottenere in uso tutto il complesso dalla curia tarantina e dall'arcivescovato che di buon grado hanno accolto tali esigenze per finalità socio-culturali addivenendo così ad una intesa con gli attuali amministratori ai fini di un intervento di recupero, e restauro già fatto in vista della sua utilizzazione da parte della comunità grottagliese.
da www.grottaglieturismo.it
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