martore, faine, istrici, aquile reali in un ambiente affascinante ed incontaminato
Rompendo la verticalità della dorsale appenninica, il massiccio del Pollino segna il confine meridionale della Basilicata. Le cime più alte, monte Cerviero (1443 m), montagna di Grasta (1465 m), Coppola di Paola (1919 m), serra del Prete (2181 m), monte Pollino (2248Lvm), serra Dolcedorme (2267 m) e serra di Crispo (2053 m), si dispongono da ovest a est e costituiscono il cuore del Parco. Queste montagne, formatesi per effetto della compressione provocata dal continente africano, emersero per 1000 metri dagli abissi oceanici circa 60 milioni di anni fa. Poi, 2 milioni di anni fa, sollevandosi di altri i 200 metri, il massiccio divenne pressappoco quello che oggi conosciamo, segnato dalle grandi glaciazioni, dalle nevi, dalle piogge, dai venti. Delle glaciazioni i segni più evidenti sono presenti nell'area circoscritta dalle vette di serra di Crispo (2053 m), serra delle Ciavole (2127 m), serra Dolcedorme (2267 m), monte Pollino (2248 m) e serra del Prete (2181 m). Il massiccio è formato da potenti assise calcareo-dolomitiche, terreni generati milioni di anni fa dalla sedimentazione sui fondali rocciosi di sabbia e argilla. Il Parco Nazionale del Pollino nel versante lucano è caratterizzato da una fitta rete di corsi d'acqua che solcano le rocce, attraversano i piani e i boschi, rendendo fertili i terreni e possibile la vita per una fauna a volte rara. Il torrente Raganello, ad esempio, a sud del Parco, scorre, alimentato da sorgenti perenni, in una gola ampia e profonda. In alcuni punti le pareti di questo orrido si alzano per 700 metri e, data l'inaccessibilità dei luoghi, rendono possibile la nidificazione di molti rapaci. Tra gli abitanti di queste pareti, l'aquila reale nidifica nella zona di Timpa S. Lorenzo (1652 m). Nella stessa zona è stato avvistato l'avvoltoio degli agnelli che tuttavia pone altrove i suoi nidi e non è rara la presenza del gufo reale. Un po' più a nord, nell'area della Falconara (1656 m), oltre al cinghiale, abbastanza comune in tutta la Basilicata, è presente il lupo che, anche se in numero esiguo (una trentina di esemplari), non è mai scomparso da queste montagne. Negli inverni più rigidi alcuni esemplari si spingono nelle vicinanze dei comuni di Rotonda e S. Severino Lucano. L'istrice è comune in tutto il Parco, ma come zona di riproduzione predilige le gole del Raganelle. La martora, la faina e la puzzola per la loro riproduzione prediligono i boschetti di pino loricato. Questo paleoendemita, particolarità e simbolo del Parco, è la prova certa che in un tempo molto lontano l'Italia doveva essere assai vicina o unita ai Balcani. Infatti una specie identica ma con caratteristiche genetiche dissimili è stata individuata solo in quelle terre. Sopravvissuto agli eventi della storia naturale, il Pinus leucodermis (pino loricato) rischia l'estinzione poiché altre specie quali il faggio, l'abete e altre conifere tendono a invadere il suo territorio costringendolo in aree sempre più ristrette tra i 1000 e i 2000 m di quota. Ultimamente si è notata una lenta ripresa del pino loricato, considerando che la germinazione di un seme della specie necessita di 2 anni contro i 10-15 giorni di altre conifere e che le piantine hanno un lento accrescimento, sei-sette volte inferiore ad altre specie. Formazioni boschive di pino loricato sono su serra delle Ciavole e serra di Crispo, mentre esemplari isolati si trovano sul monte Pollino, sulla Grande Porta del Pollino, sul monte Alpi, su monte La Spina e serra Rotonda. I vasti boschi di faggio e abete bianco che si estendono dal centro del Parco verso nord, tra i 1000 e i 1900 m, sono anch'essi relitti di formazioni boschive risalenti ad alcuni milioni di anni fa. Questi estesi boschi sono popolati, oltre che dalla fauna comune a tutto il Parco, dal picchio muraiolo e dal picchio nero; a quote più alte durante la bella stagione si trova il territorio ideale del corvo imperiale e della coturnice. I numerosi corsi d'acqua del Parco, popolati dalla trota fario, sono ambiente ideale per la lontra e la salamandrina dagli occhiali. Si tratta di un ecosistema molto variegato, dove per molti secoli l'uomo, grazie alle sue azioni, ha assunto un ruolo importante nella conservazione del territorio. In ultimo ricordiamo i comuni che fanno parte del territorio del Parco: Calvera, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castronuovo S. Andrea, Carbone, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Far-della, Francavillasul Sinni, Latronico, Noè-poli, Rotonda, S. Costantino Albanese, S. Giorgio Lucano, S. Paolo Albanese, S. Severino Lucano, Senise, Teana, Terranova del Pollino, Valsinni e Viggianello.
Per informazioni Ente Parco Nazionale del Pollino Via Mordini - Palazzo Amato - 85048 Rotonda - Tel. 0973/661692 da www.aptbasilicata.it
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