dal periodo Preromano
Periodo: Preromano-secolo XII
Le prime ipotesi che abbiano una certa fondatezza storica che possiamo fare riguardo ad Ocre riguardano il 293-90 a.c.; infatti in questo periodo il territorio vestino cismontano, al quale appartiene quello di Ocre, è incorporato nello stato romano e ne rispecchia (ancora oggi) il frazionamento della popolazione in piccoli e numerosi villaggi il cui coordinamento amministrativo sarà tipico dei vici vestini. È in questo periodo che, secondo La Regina, si hanno tracce di un insediamento vestino nel territorio di Ocre che sarebbero costituite da alcune iscrizioni site nel luogo dove è la chiesa di S. Maria d’Aprico, tra S. Felice e Valle, ed alcune costruzioni in opera poligonale, presenti vicino al monastero di S. Spirito. Altra ipotesi plausibile è che già in questo periodo ed addirittura in periodi precedenti vi sia stata un’altura fortificata, che il termine italico ‘ocre’ sta appunto ad indicare, costituita sul monte Circolo e corrispondente all’odierno Castello d’Ocre.
Dall’opera "Punica" dello storico Silio Italico e da recenti studi sull’economia dell’Abruzzo pre-romano e romano possiamo dedurre che le genti di Ocre vivessero essenzialmente di pastorizia e quindi di prodotti ad essa legati come quelli caseari e la lana. I pendii del Monte Ocre offrivano infatti ampi e apprezzati pascoli e fitti boschi in cui si praticava la caccia che però aveva, insieme alla scarsa agricoltura, esclusivamente una funzione integrativa alla pastorizia. La relativa vicinanza della capitale dell’Impero, che attira su di se tutta l’attenzione e tutti gli eventi di una certa importanza, mette in ombra molte delle realtà ad essa vicine; infatti non abbiamo per un lungo periodo notizie particolari su avvenimenti locali di una certa rilevanza fino alla notte del 19 ottobre 250 d.C. quando, durante il regno dell’imperatore Decio Bruto, dopo che nel 27 a.c. il territorio vestino fu incorporato nella IV Regione d’Italia, dal monte Circolo, dal versante a strapiombo che da su Fossa ( Aveia ), fu precipitato il martire cristiano S. Massimo Levita.
Di nuovo fino al X secolo non si hanno più notizie sul territorio di Ocre che è incorporato in quello di Forcona a sua volta posto dal 554 sotto l’autorità dell’Esarca di Ravenna che durerà fino all’avvento dei Longobardi distruttori della città di Aveia verso la fine del VI secolo. È questo un periodo di transizione in cui viene meno l’autorità imperiale ( nel 410 Alarico devasta Roma ), stenta ad affermarsi un nuovo ordine ed il vuoto di potere che ne consegue permette uno dei momenti più tragici per tutta l’Italia Centrale, le cui popolazioni devono subire le prepotenze dei barbari. In questo stato di anarchia e di confusione gli eserciti si abbandonano alle nefandezze più grandi non ostacolate dai piccoli vichi, pagi e pa(g)esi che caratterizzano tutto l’Abruzzo interno e non solo esso. È con i longobardi che inizia la formazione in Abruzzo di sette Gastaldati che diventeranno Comitati o Contee e sono alla base delle successive divisioni feudali; il territorio di Ocre sito in quello di Forcona diviene, tra il VI e VII secolo, di proprietà del Ducato di Spoleto.
Nel 773 il papato rafforzatosi con la diffusione del cristianesimo, in atto ormai da vari secoli, si allea con i Franchi per contrastare la minaccia longobarda e favorisce le discese in Italia di Pipino il Breve e di suo figlio Carlomagno. I nuovi invasori purtroppo dimostrano di non essere migliori dei precedenti e nell’801 Pipino conquista Teate (Chieti) e massacra 32.000 abitanti su 40.000 possiamo solo immaginare quello che succedeva nelle piccole realtà locali che venivano a trovarsi sulla strada degli eserciti. L’abitudine di Merovingi e Carolingi (Pipino fu il primo di questi) di assegnare in usufrutto ai loro guerrieri le terre conquistate innesca il processo di frazionamento dei territori in feudi (parola tedesca che indica beneficio del possesso) e porterà a quell’assetto politico, economico e sociale che durerà fino al XIII sec. Nell’843 si ha l’origine di una delle prime famiglie feudali abruzzesi, quella dei Conti dei Marsi o d’Albe che riunirà sotto di se i Gastaldati ora divenuti Comitati della Marsica, di Forcona, di Amiterno, di Rieti e di Valva.
Negli anni tra il 930 ed il 940 l’abate del monastero di Farfa, Ratfredo, dà in concessione vari terreni ed annessi che lui identifica come situati nel territorio di Forcona che è chiamato Ocre, usando per la prima volta questo nome e quello di S. Panfilo individuando presso questi l’esistenza di un centro produttivo. Si parla infatti di terre coltivate e di vino, nonché della presenza di mulini che presuppongono la presenza di una coltivazione del grano di una certa rilevanza. Il documento appena accennato testimonia inoltre come il cristianesimo, ormai forte e alleato con i Franchi, da origine ai vari ordini monastici; vengono infatti fondati nel VII sec. l’abbazia di Farfa (Rieti), quella di Santo Stefano ad rivum maris (842), quella di S. Clemente a Casauria e molte altre.
L’Abruzzo inizia a far parte del sud d’Italia dal 1143 quando la Marsica, Forcona, Amiterno, Cicoli e Rieti sono annessi al Regno di Sicilia. Negli anni seguenti il re Guglielmo II il Buono fa compilare un elenco dei baroni da cui Todino di Collimento risulta essere il primo feudatario di Ocre. Nel 1178 da una Bolla del papa Alessandro III si deduce l’esistenza in Ocre di un castrum, castello o elemento fortificato, mentre nel 1198 Federico II raccoglie le contee in una regione (poi Abruzzo) chiamata Justitiarus Aprutii con capitale Sulmona.
Periodo: Secolo XIII
Particolare interessante del XIII secolo è che nel 1275 si svoge una inchiesta sui feudatari del castello di Ocre per stabilire chi avrebbe dovuto occuparsi della sua riparazione; infatti esso non è ne demaniale ne di castellani regi cosicché non se ne occupano ne gli uomini dei paesi vicini ne le disposizioni regie. Da questa inchiesta risulta che intorno al 1222 esso è posseduto da Berardo d’Ocre Conte d’Albe al quale succede il figlio Berarduccio ed un nipote, tale Tiballo Francesco. Terminate le successioni dei Conti d’Albe dopo un breve possesso di Boamondo Pissono, Giustiziere d’Abruzzo, il castello passa alla Regia Curia.
Quando l’imperatore Federicò II conferisce, per i servizi prestati come cancelliere del regno, il castello di Ocre e la relativa baronia a Gualtieri d’Ocre inizia il feudo di questo che dopo l’interruzione del conte Tommaso di Celano continua grazie a Corrado IV; occorre inoltre ricordare che da prima del 1250 della baronia di Ocre facevano parte anche Fossa e Rocca di Cambio. Nel 1254 il castello di Ocre si salva dalla distruzione di tutti i castelli del circondario che viene ordinata per favorire la fondazione dell’Aquila; esso si salva probabilmente grazie all’influenza del Gaultieri presso la corte di Corrado IV e soprattutto grazie alla sua posizione che gli permette un controllo visivo, sulla Valle del fiume Aterno, e strategico, per le comunicazioni con l’altopiano di Navelli e la valle del Tirino, nonché quelle con la Marsica, attraverso l’altopiano delle Rocche, e delle vie di accesso all’Aquila; tutto ciò è organizzato in un sistema di avvistamenti triangolare. Il castello conserva la sua importanza fino al XVI secolo quando ormai la sua originaria funzione difensiva dei piccoli centri locali sarà già da molto secondaria a quella di centro di comunicazione e di controllo strategico del territorio.
Il 21 maggio 1254 muore Corrado IV al quale succede Taranto Manfredi che affida il castello di Ocre al Conte Galvano Lancia. Dal 1262 tutto il contado di Ocre fa parte della Terra Paganese, fino al 1266 quando nella battaglia di Benevento Carlo I d’Angiò sconfigge Manfredi e si impadronisce di tutti i suoi beni. A seguito di alcune rivolte dei vassalli aquilani, sia sotto Manfredi che sotto Carlo I d’Angiò la città dell’Aquila viene distrutta e ricostruita, così come vengono saccheggiati o distrutti vari castelli del contado. Il castello di Ocre sembra in questa fase essersela cavata bene perché già nel marzo e aprile del 1267, un anno dopo il saccheggio del 1266, vi risiede la regina Beatrice ed in aprile Carlo I d’Angiò stesso; castellano probabilmente è in questo periodo Egidio di Roceleau. A quest’ultimo fino quasi al 1283 succede Morel de Saours. Questo è uno dei periodi di maggiore splendore e di importanza di tutta la baronia di Ocre indicata con il nome di Terra Ocrensi e comprendente Fossa e tutto l’Altopiano delle Rocche. Dai registri angioini risulta che in esso risiedono il castellano, un cappellano e venti serventi e che è per importanza il terzo di tutto l’Abruzzo Ulteriore.
Altro evento che ci permette di capire quanto fosse importante l’Abruzzo in questo periodo storico è lo svolgersi della battaglia di Tagliacozzo dove Carlo I d’Angiò batté Corradino di Svevia e i baroni che gli si erano uniti; in seguito a questi eventi l’Abruzzo viene diviso in due province separate dal fiume Pescara: la citra e l’ultra. Nel 1283 dopo quasi due anni di possesso da parte del milite Giovanni di Bissone il castello di Ocre diventa demaniale e a dimostrazione della sua grande importanza vi è la devastazione ( distruzione per alcuni ) del 1293 da parte degli aquilani guidati da Nicola dell’Isola; dopo questi atti ed altri simili negli anni a seguire l’importanza dell’Aquila cresce ed il 24 settembre 1294 Carlo II d’Angiò stabilisce che la tassazione non viene più effettuata sui singoli contadi ma sulla città dell’Aquila per tutti. È nata così la città-territorio entità che esiste ancora oggi. Particolari privilegi sotto forma di esenzione dalle tasse vengono stabiliti all’interno del documento del 1294 stesso e riguardano il cardinale Tommaso d’Ocre ed i suoi parenti tra i quali sono nominati: Rainaldo e Pietro di Vitale de Ocra e Gualterio di Domenico de Villa Sancti Martini d’Ocre.
Ulteriore conferma dell’importanza acquisita da Ocre in questo secolo è data dall’edificazione, nel 1226 del monastero cistercense di S.Spirito d’Ocre che, con la presenza dei monaci, permise un’evoluzione dell’economia locale fino ad ora di tipo curtense ossia chiusa ed appena sufficiente al fabbisogno locale. I monaci introducono infatti le novità della rivoluzione agraria dell’XI sec., quali il giogo pettorale e la rotazione agraria triennale, favoriscono inoltre il commercio rivolto però ancora esclusivamente verso le realtà cistercensi vicine. Le coltivazioni risultano essere principalmente del grano, orzo, miglio, alberi da frutta, viti ed ortaggi, ovviamente vengono ancora praticate la caccia e l’allevamento degli ovini.
Periodo: Secoli XIV-XV
Nel 1351 si ha la prima notizia di una controversia sui confini e sui diritti di pascolo tra le università (comuni) di Ocre e di Fossa che quindi ormai non costituiscono più una unica baronia; a conferma di ciò vi è un documento del Catasto Onciario di re Ladislao del 1409 in cui si citano separatamente da Ocre la stessa Fossa, Rocca di Cambio e rocca di Mezzo.
Nel 1423 Alfonso V d’Aragona dona la signoria dell’Aquila a Braccio Fortebraccio di Montone che il 12 maggio inizia l’assedio della città che lo aveva rifiutato. Dopo aver conquistato i castelli del circondario su richiesta degli abitanti di fossa, nonostante un tentativo di difesa da parte degli aquilani, viene espugnato anche il castello di Ocre nel quale vengono installate alcune bombarde ( prime bocche da fuoco ad essere costruite). Dopo la conquista di Rocca di Mezzo a fine maggio 1424 le truppe del Fortebraccio assaltano per due volte l’Aquila che però resiste sotto il comando di Antonuccio Camponeschi. Proprio in quei giorni a Rocca di Cambio arrivano, al comando di Jacopo Caldora, le truppe di Giovanna II d’Angiò e di papa Martino V, ed il 2 giugno nella conca aquilana si svolge lo scontro decisivo che vede la morte dello stesso Fortebraccio. Dopo tre giorni vengono liberati anche i castelli di Ocre e di Paganica, mentre nel paese di San Martino d’Ocre si nasconde il tesoriere del Fortebraccio Gaspare Bonanno da alcuni ritenuto il capostipite della famiglia Bonanni, successivi baroni del feudo di Ocre. Nel 1430 il sindaco di Fossa Mico di Martino e quello di Ocre Antonio di Silvestro d’Angelo di Massimo si accordano su alcuni confini e su alcuni pascoli che sarebbero rimasti in comune tra le due università.
Il 3 novembre 1448 viene decisa la costruzione nel castello di Ocre, probabilmente già riparato dai danni dovuti alle guerre braccesche, di una chiesa dedicata a S. Silvestro. Nel 1481 Ocre si sottomette alla giurisdizione dell’Aquila rinunciando a tutti i privilegi, che aveva avuto precedentemente, in cambio di protezione da parte della città; a giurare fedeltà, sottomissione ed obbedienza sono il sindaco Jacopo Antonio de Casellis, i massari Mico Bucci di Marcello e Giovanni di Nardo e 45 altri uomini di Ocre. Altra controversia tra Ocre e Fossa si ha nel 1488; essa si risolve con l’assegnazione delle chiese di S. Angelo e S. Spirito al comune di Ocre e con la definizione dei terreni di pascolo nonché degli acquedotti e dei rii. Altre controversie vi sono nel 1491 e nel 1496.
Periodo: Secolo XVI
Il XVI secolo inizia decisamente male per Ocre infatti anch’esso ha delle vittime a causa della pestilenza del 1503 e nel 1507 subisce, ad opera del Camerlengo e dei Cinque delle Arti, una sentenza sfavorevole per l’ennesima controversia con Fossa sui confini e sui diritti di pascolo.
Dal 1520 in poi tutto l’aquilano viene sconvolto dagli scontri tra gli eserciti di Carlo V e Francesco I. I vari eserciti di passaggio saccheggiano la città ed il contado; nel 1526 prima tocca alle truppe francesi di Odetto de Foix, visconte di Lautrec, poi all’esercito spagnolo di Sciarra Colonna. Tutte queste angherie portano nel 1528 il popolo aquilano alla rivolta che però già nel febbraio dell’anno successivo viene soffocata da Filiberto di Chalon, principe d’Orange, che accampa presso Fossa un esercito di 2.500 lanzichenecchi. Arresasi, la città deve sottostare al Tallione, ossia all’obbligo di dover pagare 120.000 ducati; la città impoverita dai saccheggi contro cui si era ribellata non è in grado di pagarli e così questi le vengono prestati da vari ricchi mercanti tedeschi tra cui Francesco Incuria ed Angelo Sauro che in nome del debito sfruttano le popolazioni aquilane negli anni successivi. Ocre stessa nel 1530 deve pagare a Francesco Incuria 1.600 ducati. Oltre alle conseguenze economiche appena descritte all’Aquila viene tolta la giurisdizione dei castelli del contado che vengono infeudati, e quello di Ocre viene concesso dal 1529 al 1554 per 250 scudi all’alfiere del Marchese del Guasto, Domingo Lopez d’Azpeitia. Nel 1534 il viceré di Napoli don Pedro di Toledo conferma, per 20.000 ducati, la vendita del feudo concesso dal principe d’Orange, al barone d’Ocre Lopez d’Azpeitia dandogliene il possesso dei castelli, degli uomini, delle case, delle vigne, delle terre coltivate ed incolte, dei boschi, dei pascoli, dei forni, dei macelli, della caccia, delle acque, dei mulini, dei passaggi, dei pedaggi, delle fide, dell’imposizione di gabelle e dell’amministrazione della giustizia nelle cause di prima e seconda istanza.
Nel 1541 il tribunale della Regia Camera stabilisce che gli atti del principe d’Orange sono stati ingiusti e che la città dell’Aquila pagando un indennizzo ai possessori dei vari castelli può rientrarne in possesso; nel 1545 il Governo centrale del Regno ordina un’inchiesta sui soprusi subiti dal contado aquilano ad opera dei locali baroni. Nel documento come barone di Ocre compaiono i nomi di Domenico Specie, sicuramente italianizzazione di Domingo d’Azpeitia, e quello di uno dei suoi governatori, Gaspare Zilio; ad essi si imputano rispettivamente 13 e 23 capi d’accusa. Da questo documento tra le altre cose risulta come la popolazione fosse costretta a pagare il governatore per l’uso dei pascoli, dei boschi, dei forni, dei macelli, delle fontane, dei terreni coltivati e incolti e dei rii d’acqua perché di proprietà di quest’ultimo; rimane a carico della popolazione anche il mantenimento di tutti coloro che lavorano per il barone, ossia il governatore, il capitano, gli ufficiali baronali, etc. Tutti questi hanno bisogno di case, paglia, legna, aglio, sale, formaggi, frutta, tartufi, lepri, etc.. A carico del governatore sono riportate anche altre accuse riguardanti atti contro la popolazione umana; tutto il documento riporta per ogni accusa l’entità della somma prevista come risarcimento.
Nel 1554 poiché undici castelli del contado aquilano erano tornati alla Regia Corte per linea finita la città decide di acquistarli con i relativi diritti di portolania, pesi e misure per un totale di 11.357 ducati; l’amministrazione di questi castelli viene affidata al Capitano della città e dal contratto di acquisto risulta che la loro rendita annua complessiva è di 725 ducati mentre in particolare quella del castello di Ocre risulta di 100 ducati. Non potendo però la città pagare neanche i pesi fiscali essa deve cedere i castelli con patto di retrovendita al napoletano Diomede Carafa nel 1558 per 25.000 ducati aumentati nel 1560 a 30.000; dopo varie trattative tra la Corte, il Carafa ed Elisabetta Pica i feudi di Ocre, Onna e Barete passano a quest’ultima nel 1563 e dal luglio 1565 al 25 agosto 1572 barone d’Ocre è Giovanni Antonio Porcinari e, dopo questo, fino al 1578, Prospero, entrambi sono figli di Elisabetta.
Periodo: Secoli XVII - XVIII
Fino ai primi del 1600 i castelli aquilani sono oggetto di una serie di compravendite speculative tra le grandi famiglie feudali aquilane che così si sostituiscono definitivamente ai baroni spagnoli dei periodi precedenti. Alla baronia di Ocre si alternano in questo periodo i Caracciolo, il del Pezzo ed i Citarella. Nel 1619 il feudo di Ocre viene messo all’asta pubblica e aggiudicato per 9500 ducati ad Alessandro Pica. Nel ventennio precedente dal 1600 al 1612 barone di Ocre è Bartolomeo Fibbioni in quanto il feudo era stato acquistato dal padre per 10.000 ducati.
Il 3 maggio 1626 un lungo conflitto tra le famiglie Bonanni e Pica viene risolto da un arbitrato che vede la vendita del feudo di Ocre ad Andrea Bonanni per 16.000 ducati. Ancora oggi i discendenti della famiglia Bonanni abitano in Ocre e ne hanno perso il possesso solo con l’abolizione, nel 1806, di ogni forma di feudalità, e dei privilegi nobiliari nel 1956. In questo periodo la pestilenza del 1656 non colpisce il comune in maniera grave e nel 1806 la riforma amministrativa varata dal re Giuseppe Bonaparte include Ocre nel circondario di Bagno nel distretto dell’Aquila, l’importanza di Ocre è definitivamente tramontata.
da www.comunediocre.it
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