con la "Madonna del Roseto" di Stefano da Verona
Le abili mani dell'arch. Scarpa hanno saputo progettare sull'antica struttura nuove linee e direzioni, che introducono i passi verso i misteri di un rigore per niente scomparso. Corridoi, sale, scale, passaggi interni ed esterni, si snodano in un percorso quasi labirintico, in cui punto di riferimento rimangono le finestre che seguono sempre il corso dell'Adige, il fiume attraversato dal castello tramite un ponte, che assicurava a Cangrande II un passaggio verso il Trentino e la Germania di cui il principe della Scala fu vicario imperiale nella Verona ghibellina. Gli spazi non hanno perduto l'intimità; le statue, le vetrinette con armi e gioielli, i dipinti, li arredano di una composta ricchezza, come nella stanza, ancora affrescata in disegni geometrici rosati, che contiene la "Madonna del Roseto" di Stefano da Verona (1370-1455) e la "Madonna della quaglia" attribuita a Pisanello (1395-1455), oppure di una signorile severità, quella che si respira nella luce della finestra che illumina il "Ritratto di Pase Guarienti" attribuito a Tiziano.
tratto da www.tourism.verona.it
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